Inquietanti notizie da oltre Oceano; e non si obietti: che ci importa. Quello che accade negli Stati Uniti non è solo “affare” di chi vive in quel Paese. È “affare” che riguarda inevitabilmente tutti noi.
A contendersi il prossimo mandato presidenziale (e per tanti osservatori possibile, probabile vincitore) Donald Trump: imprenditore che con pervicacia ha evaso il fisco (e negli Stati Uniti la cosa dovrebbe contare); con il poco invidiabile primato d’esser stato il peggiore tra 46 presidenti alla Casa Bianca. È soprattutto l’ispiratore/mandante di quello che tecnicamente è stato un tentato “golpe”: Capitol Hill. Ha infranto il giuramento di difendere da ogni nemico interno ed esterno le istituzioni del suo Paese, essendo stato lui il “nemico”. Un traditore.
Sfacciatamente, arrogantemente, Trump delinea il suo “programma” di governo: militari nelle strade per garantire l’ordine, dipartimento alla Giustizia mobilitato per punire i dissidenti politici, un organismo centralizzato con l’incarico di dare le licenze per l’insegnamento solo ai professori che dimostrano di avere ideali patriottici.
Tutto nero su bianco, raccontato nei dettagli da Wall Street Journal, Washington Post, New York Times. Al punto che non una “estremista” come può essere la democratica Alexandria Ocasio Cortez, o un “socialista” come Bernie Sanders, ma una solida repubblicana con una solidissima tradizione nel Grand Old Party, l’ex numero tre del Partito alla Camera Liz Cheney (figlia dell’ex vice presidente Dick), lancia l’allarme e alla Cbs dice: «Una delle cose a cui assistiamo oggi è una sorta di sonnambulismo verso la dittatura negli Stati Uniti». Usa questa espressione: «Sleepwalking into dictatorship».
Trump annuncia di essere pronto a far uso già il giorno dell’eventuale suo giuramento dell’Insurrection Act: il potere di schierare i militari nelle strade degli Stati Uniti per svolgere i compiti di sicurezza che la legge ordinaria assegna alle forze di polizia. Durante un comizio in Iowa si è lamentato del fatto che durante il primo mandato gli hanno impedito di usare i militari per contrastare criminalità e violenza in città democratiche come New York e Chicago: «La prossima volta, non aspetterò. Una delle cose che ho fatto è stata lasciare che gli altri gestissero queste situazioni. Dimostreremo che pessimo lavoro fanno. Non dobbiamo più aspettare».
Il programma di governo trumpiano prevede tra le varie cose raid, campi di detenzione per gli illegali, voli per ricacciarli subito indietro. Trump vuole creare un organismo che dia le licenze per l’insegnamento solo ai professori che «abbracciano i valori patriottici e il modello di vita americano». Vuole fondare università pubbliche, probabilmente online, una “American Academy” per contrastare gli insegnamenti “woke” di quelle private ormai in mano ai liberal. Per finanziarle, tasserà o multerà proprio “gli atenei di sinistra” che intende colpire: «Non saranno permessi la wokeness di sinistra o il jihadismo». Vieterà ai medici di prestare assistenza ai giovani transgender che intendono ricevere trattamenti per cambiare sesso. Fonderà le “freedom cities”, città della libertà, imponendo alla polizia l’adozione di misure più severe per garantire l’ordine. Annuncia che smantellerà quello che definisce “il deep state”, eliminando agenzie e cancellando regole, e licenzierà i funzionari che dissentono. Il dipartimento alla Giustizia verrà arruolato per investigare e punire gli oppositori.
Di tutta evidenza che la preoccupazione, l’inquietudine consiste nel fatto che metà o forse più dell’elettorato sembra cedere alle sirene irresponsabili di questo personaggio pericoloso e di cui è lecito dubitare per quel che riguarda la stabilità mentale, qualcosa assai più grave di una “normale” megalomania.
Preoccupa, inquieta che la più grande democrazia del pianeta non abbia saputo trovare in questi quattro anni di presidenza Biden gli anticorpi necessari per guarire dalla “peste” che Trump incarna e rappresenta. Preoccupa, inquieta che ci sia una consistente parte di elettorato che non è preda dei deliri di Trump, ma si mostra incapace di comprendere che Biden (unica espressione che il Partito Democratico ha saputo, purtroppo, mettere in campo) è l’unica vera e possibile alternativa a Trump e allo “Sleepwalking into dictatorship” denunciato da Liz Cheeney. Preoccupa e inquieta che tanti si mostrino estranei e indifferenti a quello che accade.
Davvero ci si deve interrogare come tutto ciò sia potuto accadere e accada: e proprio nel tempo della massima offensiva di potenti e determinanti nemici della democrazia e della libertà (i Putin, i Xi, i fanatici fondamentalisti islamici) contro i nostri valori, i nostri principi, i fondamenti della nostra stessa civiltà. Questa nuova annunciata invasione degli Hyksos si annuncia assai più di altre precedenti, più pericolosa, insinuante, velenosa, letale.