Il riordino del gioco pubblico va realizzato in modo contemporaneo e unitario. No delle associazioni di categoria alla riforma in due tempi dando la priorità all’online con la conseguenza di «posticipare quello del territorio».
Acadi, Acmi, Astro, Egp-Fipe, Logico e Sipar sono in allarme per la bozza di delega fiscale dell’esecutivo per rivedere il settore dei giochi. Chiedono al governo Meloni un «miglioramento –precisano in un comunicato stampa– delle proposte governative di attuazione dell’articolo 15 della Legge Delega fiscale, in materia di giochi».
C’è grande preoccupazione per i possibili contraccolpi negativi sulle attività di bar, tabaccai e degli esercizi nei quali si può giocare. Il rischio in particolare è di compromettere «la rete generalista che si occupa della distribuzione degli apparecchi».
Il rinvio del riordino del gioco pubblico nei negozi, avvertono, avrebbe tre pesanti, possibili ripercussioni: 1) il gettito delle imposte incassate calerebbe in modo «sempre più consistente» (degli 11 miliardi di euro ricavati dal fisco dai giochi pubblici «1 è prodotto dall’online e 10 sono generati dai prodotti del territorio»); 2) sarebbe in pericolo l’occupazione (sui «150.000 lavoratori del comparto, 140.000 sono impegnati sul territorio»); 3) metterebbe a rischio la legalità («la rete generalista dei territori che raggiunge più di 6.000 sui circa 8.000 comuni italiani»).
La riforma del gioco pubblico va compiuta con attenzione. Attuare prima il riordino dell’online e in seguito quello fisico avvantaggerebbe inoltre le grandi imprese multinazionali. Sarebbero danneggiate «senz’altro le piccole e medie imprese italiane –sottolinea la nota stampa- impegnate da anni sui territori a tutto vantaggio di imprese internazionali, in larga parte controllate da fondi di investimento».