Fine dicembre da dimenticare per Giorgia Meloni. Prima accetta senza entusiasmo il nuovo Patto di stabilità per l’euro, dopo pochi giorni stoppa la ratifica del nuovo trattato sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità).
Il protagonismo internazionale dell’Italia decantato dalla presidente del Consiglio non si è visto. Germania e Francia ancora una volta hanno guidato le danze sulle decisioni importanti dell’Unione Europea. Macron e Scholz prima siglano un’intesa a due sulla revisione del Patto di stabilità, poi invitano l’Italia a firmare. Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner non ne fa mistero: «Crediamo che un’intesa franco-tedesca permetterà anche ad altri di dire sì». L’Italia dopo mesi di tanti no, stretta in un angolo, dice sì anche se a denti stretti. Giancarlo Giorgetti, il leghista più europeista del Carroccio, parla di «compromesso inevitabile». Il ministro dell’Economia indica «cose positive e altre meno». Secondo la presidente del Consiglio è un «compromesso di buon senso».
Nel governo di destra-centro ribolle lo scontento. Giorgia Meloni è infuriata per un motivo politico e uno economico. Il motivo politico: dopo tante strette di mano e di accordi bilaterali con Macron e Scholz, dopo aver esaltato il nuovo ruolo internazionale dell’Italia Berlino e Parigi consacrano ancora il loro predominio. Il motivo economico. Il governo Meloni vede solo leggermente migliorate le severe regole per ridurre deficit e debito pubblico, impostazione che ha sempre contestato.
A questo punto scatta la reazione sovranista sul Mes, arriva il no allo strumento finanziario europeo per salvare soprattutto le banche da eventuali dissesti. Il più veloce a muoversi è Salvini. Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture è nettamente contrario al Mes (è «uno strumento inutile e dannoso»). Meloni per non farsi scavalcare a destra in piena campagna elettorale per le elezioni europee del 2024 si adegua. Così la Camera dei deputati boccia a larghissima maggioranza il via libera al nuovo trattato sul Mes, dividendo i vari schieramenti. Votano contro Fratelli d’Italia, Lega (nella maggioranza) e il M5S (nell’opposizione). Si astengono Forza Italia (nella maggioranza) e sinistra-verdi (nell’opposizione). Votano a favore il Pd e i centristi dell’opposizione.
Per l’esecutivo Meloni certo è difficile difendere il no al Mes accettato da tutti gli altri paesi componenti la Ue; nazioni sia governate da europeisti, euroscettici o sovranisti. Per molti, come Parigi, è intaccata la credibilità dell’Italia. Entro la primavera ci sarà il braccio di ferro sul varo del nuovo Patto di stabilità. E allora sorgeranno altri guai per Meloni, rischia l’isolamento su tutti i fronti. In passato non ha funzionato l’asse con i paesi sovranisti-populisti della Ue, come nel caso dei rapporti con l’Ungheria governata da Viktor Orbàn (i contrasti sono scoppiati soprattutto sui migranti). Ma sembrano compromesse anche le buone relazioni allacciate ultimamente con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e con il presidente francese Emmanuel Macron.