L’Appia Antica fu tante cose diverse prima per la Repubblica e poi per l’Impero Romano. Prima di tutto era la via consolare più importante, l’autostrada che collegava Roma verso sud alla Magna Grecia, alla Grecia e all’Oriente. Era una strada ardita dal punto di vista ingegneristico che superava colline con ponti mozzafiato, tagliava promontori e asperità del terreno con grandi sbancamenti. Collegava militarmente, commercialmente e culturalmente civiltà diverse. Sul suo percorso fiorivano terme, circhi, acquedotti, ville ma anche mausolei e catacombe. Ce ne parla in dettaglio Maria Luisa Berti.
In Via delle Sette Chiese, laterale dell’Appia, si trovano le Catacombe di Domitilla (120 d.C.), uno dei più grandi cimiteri sotterranei di Roma, con quasi 15 km di gallerie. Furono costruite su un terreno di proprietà dei Flavi, perseguitati dopo essersi convertiti al cristianesimo. Nella famiglia dei Flavi c’erano due figure femminili col nome di Domitilla: una era la moglie di Flavio Clemente, console nel 95, l’altra era la nipote di questo console, venerata come martire. Ad una di loro è dedicata la catacomba.
Il cimitero all’aperto, risalente all’età repubblicana, aveva vari tipi di sepolture, tra cui colombari e mausolei, mentre quello sotterraneo si sviluppò nel II-III secolo, soprattutto su due piani.
All’interno si trova l’unica basilica seminterrata di Roma, dedicata ai martiri Nereo e Achilleo e alla Santa Petronilla, figlia di San Pietro; databile tra il 390 e il 395. Nell’abside sono stati ritrovati, sopra la tomba dei martiri, i resti di due colonnine del ciborio, tra cui quella con la scritta dedicata ad Acilleus e la scena del martirio.
Secondo quanto riferito da Papa Damaso, Nereo e Achilleo erano soldati che, convertitisi, abbandonarono le armi e finirono decapitati sotto Diocleziano nel 304. I loro corpi furono qui sepolti e in seguito traslati nella basilica a loro dedicata presso le terme di Caracalla.
Tornati sulla via Appia, al n.110, si può accedere alle Catacombe di San Callisto, il cimitero ufficiale della Chiesa nel III secolo, dove furono sepolti mezzo milione di cristiani, tra cui decine di martiri e sedici papi. Prendono nome dal diacono Callisto, che fu incaricato di amministrare il cimitero da Papa Zefirino. San Zefirino e il martire San Tarcisio sono sepolti in una delle due piccole basiliche del sopratterra.
Nei sotterranei si trovano, tra le altre, la Cripta dei Papi, detto “il piccolo Vaticano”, e la Cripta di Santa Cecilia, patrona della musica. Di nobile famiglia romana, Cecilia fu martirizzata nel III secolo e sepolta in queste catacombe per ordine di Papa Urbano I. Le sue spoglie furono poi traslate (821) nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere. Nel 1599, durante i restauri di questa basilica voluti dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati, venne ritrovato il sarcofago con il corpo della santa intatto tra un profumo di rose e gigli. Il cardinale allora ordinò allo scultore Stefano Maderno di scolpire il corpo di Cecilia così come era stato ritrovato, statua tuttora conservata nella basilica sotto l’altare centrale.
Proseguendo, al n.136 si possono visitare le Catacombe di San Sebastiano che, in origine, erano una cava di pozzolana (cenere vulcanica) abbandonata alla fine del II secolo, poi utilizzata come luogo di sepoltura pagana per schiavi e liberti. Divenne poi sede di monumenti funebri: infatti vi furono scavati tre mausolei tra cui quello degli Innocentores per la sepoltura dei cristiani.
Verso la metà del III secolo i mausolei furono ricoperti di terra per creare un piano superiore su cui furono costruiti la triclia, una sala coperta con porticato destinata ai banchetti funebri, dove le pareti hanno numerosi graffiti con invocazioni agli apostoli Pietro e Paolo; un’edicola rivestita di marmo, forse per conservare le reliquie dei due apostoli, e infine un ambiente coperto con un pozzo. Nella prima metà del IV secolo anche questi tre ambienti furono interrati.
Sopra fu poi costruita la basilica costantiniana dove furono trasferite le reliquie di San Sebastiano, originario di Milano, secondo Sant’Ambrogio, e martirizzato a Roma durante la persecuzione di Diocleziano.
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