L’Appia Antica fu tante cose diverse prima per la Repubblica e poi per l’Impero Romano. Prima di tutto era la via consolare più importante, l’autostrada che collegava Roma verso sud alla Magna Grecia, alla Grecia e all’Oriente. Era una strada ardita dal punto di vista ingegneristico che superava colline con ponti mozzafiato, tagliava promontori e asperità del terreno con grandi sbancamenti. Collegava militarmente, commercialmente e culturalmente civiltà diverse. Sul suo percorso fiorivano terme, circhi, acquedotti, ville ma anche mausolei e catacombe. Ce ne parla in dettaglio Maria Luisa Berti.
All’interno della piana meridionale del Lazio, circondata dai Monti Aurunci e Ausoni, sorse la città che per la sua posizione fu chiamata Fundis, oggi Fondi, che ha conservato l’impianto ortogonale, caratteristico dell’accampamento romano. Presentava le 4 porte alle estremità del decumano massimo e del cardo massimo e, al centro della città, dove ora c’è la Chiesa di Santa Maria, c’era il foro. La cinta muraria, che è il monumento più antico, è in opera poligonale, opus siliceum, in cui i massi di pietra venivano disposti orizzontalmente, l’uno sull’altro, ed eventuali spazi venivano riempiti con scheggioni di risulta. La cinta muraria, nonostante incendi e devastazioni, si è mantenuta fino ad oggi. L’unica porta romana rimasta è la Portella.
Uscita da Fondi, l’Appia attraversa le gole al valico di Itri, prima di giungere a Formia. Per superare le asperità dei Monti Aurunci furono costruiti ponti, tagli rupestri, muri di contenimento: un iter difficile e dispendioso a cui fa riferimento il nome della città di Itri, la cui rocca turrita domina il paesaggio dall’alto della rupe su cui fu costruita.
Le prime notizie di un centro fortificato col nome di Itri risalgono all’Alto Medioevo. L’abitato medioevale originario sorse sul colle Sant’Angelo con il castello e la Chiesa di San Michele e, solo in seguito, si espanse nella valle, lungo la consolare. Fece poi parte del Ducato di Gaeta e della Contea di Fondi, e finì per passare alle nobili famiglie rinascimentali.
L’Appia proseguiva verso la costa tirrenica e attraversava la città di Formia sul Golfo di Gaeta.
Qui sarebbe arrivato Ulisse nel suo peregrinare e si sarebbe scontrato con i Lestrigoni.
Di origine aurunca, Formia fu conquistata dai Romani tra il IV e il V sec. a.C., divenne civitas sine suffragio e, essendo una città di passaggio sicura, ebbe la piena cittadinanza dopo le guerre contro Cartagine.
Con l’edificazione del porto ebbe una notevole espansione urbanistica con una curia e un forte.
In età imperiale l’economia si sviluppò grazie alla pesca, alle attività commerciali e alla coltivazione di vini molto apprezzati dai Romani: il Cecubo e il Falerno.
Si ampliò anche la città, divenuta colonia, dove l’acqua proveniente dal Cisternone di Castellone riforniva le abitazioni, le piscine e le grandi ville di personaggi importanti come Mamurra e Cicerone, che qui fu ucciso dai sicari di Antonio. Il Cisternone, datato al I sec. a.C., è una grandiosa cisterna interrata, sorretta da file di pilastri che dividono lo spazio in 4 navate coperte da volte a pseudo crociera. Si trova dove sorge l’attuale borgo medioevale di Castellone.
Con la caduta dell’Impero Romano e la calata dei barbari Formia fu abbandonata e i suoi abitanti fuggirono sulle colline vicine, dando origine a due nuclei abitativi: il Molo di Gaeta e il Castellone, poi diventati sobborghi di Gaeta, e solo nell’Ottocento hanno dato origine al comune di Formia.
Nei pressi della città, collocata su un piccolo tratto dell’Appia, era stata costruita una fontana, detta di San Remigio per la chiesa vicina, luogo di ristoro per i viaggiatori e per gli animali. Costruita con ciottoli basaltici, veniva rifornita da una vasca a monte e l’acqua usciva da due mascheroni antropomorfi, raffiguranti il sole e la luna.
Dopo Formia l’Appia tocca Minturno, che in origine era una città degli Aurunci. Fu poi distrutta dai Romani nel 314 a.C. nel corso della II guerra Sannitica. Nello stesso luogo fu fondata la colonia di Minturnae a difesa della costa da attacchi via mare e per favorire i contatti con la Campania.
L’origine del nome potrebbe far riferimento alla dea Manturna o al Minotauro.
Grazie alla sua posizione sul mare e alla presenza della via consolare, la colonia divenne un importante centro commerciale. Nella zona residenziale sulla costa si trovavano le ville dei ricchi mentre nella zona agricola collinare erano sparse le ville rustiche.
La città subì profonde trasformazioni urbanistiche e monumentali durante l’età augustea e ai tempi di Adriano. Andò poi in decadenza finché fu distrutta dai Longobardi alla fine del VI secolo.
Il sito archeologico conserva il teatro romano, resti del foro repubblicano, dell’antico mercato e dell’acquedotto.
Dodicesimo articolo – Segue