L’Appia Antica fu tante cose diverse prima per la Repubblica e poi per l’Impero Romano. Prima di tutto era la via consolare più importante, l’autostrada che collegava Roma verso sud alla Magna Grecia, alla Grecia e all’Oriente. Era una strada ardita dal punto di vista ingegneristico che superava colline con ponti mozzafiato, tagliava promontori e asperità del terreno con grandi sbancamenti. Collegava militarmente, commercialmente e culturalmente civiltà diverse. Sul suo percorso fiorivano terme, circhi, acquedotti, ville ma anche mausolei e catacombe. Ce ne parla in dettaglio Maria Luisa Berti.
Dopo Minturno, passato Mondragone, l’Appia si ricongiunge con la Via Latina a Casilinum, oggi Capua. La città romana, attuale Santa Maria Capua Venere, detta da Cicerone altera Roma, ha origini villanoviane, fu poi occupata dagli Osci e dagli Etruschi che ne fecero un fiorente centro che controllava la campagna circostante (l’ager campanus) e che aveva contatti con la Grecia.
Assediata dai Sanniti nel IV sec. a.C. la città chiese aiuto a Roma e, al rifiuto del Senato, si consegnò a Roma cedendole anche il territorio circostante. Fu l’inizio delle Guerre Sannitiche.
Durante la Seconda guerra punica, Annibale, dopo la vittoria di Canne, occupò la città e la zona circostante dove col suo esercito passò l’inverno (gli ozi di Capua). Quando Capua fu assediata dai Romani, l’esercito cartaginese arrivò fino alle porte di Roma per poi ritirarsi. Nel frattempo i Romani avevano conquistato Capua, che fu privata del diritto di cittadinanza. L’ager campanus divenne publicus, fu centuriato e servì come deposito di merci.
Per merito di Cesare e poi di Augusto, la città conobbe una nuova prosperità grazie alla produzione di generi di lusso (profumi, unguenti, ceramiche, bronzi) che venivano esportati nel Mediterraneo. Si ingrandì e si arricchì di nuove costruzioni: un teatro, un collegium mercatorum, un anfiteatro (più grande del Colosseo) e un tempio dedicato a Giove.
Con la decadenza dell’impero cominciò anche il declino di Capua, che sopravvisse all’assalto dei Vandali, ma fu poi distrutta dai Saraceni nell’841. L’abitato moderno, Santa Maria Capua Vetere, sorse nel XII secolo.
Vicus Novanensis, ora Santa Maria a Vico, trae le sue origini tra il VII e il VI secolo a.C. e, con la costruzione della Via Appia, nelle vicinanze di Novae sorse una stazione di posta importante perché, venendo da Roma, era la prima dopo Capua. Quando la consolare perse la sua funzione militare, il centro si ingrandì e, come in altri casi, divenne un vicus, il Vicus Novanentis. Fu distrutto e abbandonato con l’arrivo dei barbari, poi ricostruito in età medioevale.
Caudium (Montesarchio), sorta verso l’VIII sec. a.C., è ricordata soprattutto per la battaglia delle Forche Caudine, dove i Sanniti costrinsero i soldati romani sconfitti a deporre le armi e a passare sotto il gioco. Roma si vendicò ferocemente sui Caudini e sui Sanniti quando Silla, fingendo di volerli arruolare, li radunò in uno stadio e li sterminò.
Benevento sorge in una conca circondata da colline, nell’entroterra campano. Varie sono le leggende sulla sua origine. Secondo Varrone sarebbe stata fondata da Diomede che, giunto qui dopo la distruzione di Troia, avrebbe donato alla città una zanna del cinghiale Caledonio, ucciso da suo zio Meleagro.
Il ritrovamento di alcune monete del IV e III secolo a.C. con l’emblema del cavallo e la scritta Malies, riferito ad Apollo Maloesis, paiono confermare l’origine greca della città. Malies, però, sarebbe una parola di origine osca o sannita, da cui deriverebbe Maloenton, cioè Malevento. Secondo Festo la città sarebbe stata invece fondata da Ausone, figlio di Ulisse e della maga Circe, mentre per altri essa sarebbe stata fondata da un pastore sannita, Sagno Sabino.
Storicamente il nome Malevento venne dato alla città in seguito all’episodio delle Forche Caudine, poi la città venne chiamata Benevento dopo che i Romani nel 321 a.C. sconfissero Pirro, re dell’Epiro, sceso in Italia con i suoi elefanti per sconfiggere Roma.
Benevento prosperò economicamente in epoca imperiale grazie all’agricoltura, alla pastorizia e al commercio, favorito dalla presenza della Via Appia Traiana. Con Traiano sorsero nuovi monumenti, la popolazione aumentò e la città si espanse verso la collina con il quartiere Regio Nova. Nel 369 la città fu distrutta da un terremoto e cominciò un periodo di decadenza fino alla caduta dell’Impero Romano.
La leggenda delle Streghe di Benevento risale al culto di Diana Caria, diffuso tra i Sanniti, in cui solo le donne, le Cariatidi, danzavano nelle notti di luna piena intorno al noce sacro, il cui frutto rappresentava il labirinto dell’anima, e si immergevano nel fiume Sabus, da cui deriva il termine sabba, legato alle storie di streghe.
I Longobardi prima di aderire al cristianesimo, erano ariani e legati al culto di Whotan a cui dedicavano una cerimonia di guerra attorno a un noce sacro, dedicato a Odino. Dopo la conversione, secondo la leggenda, i guerrieri furono sostituiti da donne malvagie che danzavano freneticamente e organizzavano banchetti e orge a cui partecipava il diavolo: nacquero così le “Streghe di Benevento”.
Tredicesimo articolo – Segue