L’Appia Antica fu tante cose diverse prima per la Repubblica e poi per l’Impero Romano. Prima di tutto era la via consolare più importante, l’autostrada che collegava Roma verso sud alla Magna Grecia, alla Grecia e all’Oriente. Era una strada ardita dal punto di vista ingegneristico che superava colline con ponti mozzafiato, tagliava promontori e asperità del terreno con grandi sbancamenti. Collegava militarmente, commercialmente e culturalmente civiltà diverse. Sul suo percorso fiorivano terme, circhi, acquedotti, ville ma anche mausolei e catacombe. Ce ne parla in dettaglio Maria Luisa Berti.
Venusia (Venosa) sorgeva su un altopiano apulo vicino al confine con la Lucania. Secondo la leggenda sarebbe stata fondata da Diomede giunto sulle coste ioniche dopo la caduta di Troia. Fondata dai Peucezi, una tribù degli Iapigi, fu conquistata dai Sanniti. Quando i Romani nel 291 a.C. li sconfissero, riedificarono la città, che dedicarono alla dea Venere.
Fu una colonia militare importante per il controllo del territorio e delle comunicazioni tra Puglia e Campania. Con il prolungamento della Via Appia divenne un importante centro commerciale e amministrativo. Ma cominciò a decadere quando l’imperatore Traiano fece deviare il percorso dell’Appia, escludendo Venosa.
Nel Parco Archeologico della città sono conservati i resti della colonia romana dal periodo repubblicano all’età medioevale: l’impianto termale, alcuni edifici abitativi, tra cui una domus con mosaici, un isolato delimitato da due vie basolate.
Qui nell’Abbazia della Santissima Trinità, dopo il restauro, si possono vedere le diverse fasi della costruzione: dalla domus imperiale al tempio paleocristiano e all’impianto dell’abbazia benedettina di epoca normanna. Vicino al parco ci sono le aree archeologiche dell’anfiteatro e delle catacombe cristiane ed ebraiche.
Dopo Venosa l’Appia toccava Silvium (Gravina), una mansio romana i cui resti sono conservati nel Parco Archeologico del Botromagno: tombe, frammenti di vasi (anche dipinti), strade lastricate e pozzi per la conservazione delle acque.
Poi la consolare proseguiva verso Rudiae (Grottaglie) di origine messapica, legata alla colonia spartana di Taranto, nota per la produzione di ceramiche.
Proseguendo si arrivava ad un’altra mansio: Uria (Oria). Fondata, secondo Erodoto, nel 1200 a.C. da Cretesi con il nome di Hyrìa, divenne capitale dei Messapi e dal I secolo a.C. municipio romano. Alla caduta dell’impero fu più volte saccheggiata finchè vi giunsero gli Svevi, qui Federico II imperatore fece costruire (1225-1233) un maestoso castello. L’area archeologica nel centro della città comprende un antico argine di canale, un acquedotto, resti di cinta murarie, fornaci, tombe, abitazioni.
Infine, la consolare arrivava a Brundisium (Brindisi). Il territorio della futura Brundisium era abitato fin dall’età del bronzo, come testimonia il ritrovamento di un gruppo di capanne difese da un terrapieno di pietre, risalente al XVI secolo a.C. Qui frammenti di ceramica micenea confermano il racconto di Erodoto sull’origine micenea di queste popolazioni.
Dopo la conquista romana (266 a.C.) la città diventò un importante scalo verso la Grecia grazie ai collegamenti con Roma tramite la Via Appia e la via Minucia, su cui l’imperatore Traiano fece costruire la via Appia Traiana, che da Benevento raggiungeva Brindisi, dopo aver attraversato la Campania e il retroterra della Puglia. Per Brundisium transitarono personaggi illustri da Giulio Cesare a Mecenate e Virgilio vi morì nel 19 a.C.
Fu un importante scalo nel Medioevo per le Crociate in Terrasanta e nel XIX secolo e per il collegamento tra Londra e le Indie Orientali.
Presso il porto della città una scalinata conduce alle Colonne Romane, che si diceva indicassero il termine della Via Appia e fossero state costruite da Ercole, padre di Brento, mitico fondatore della città. Silla o Traiano ne sarebbero stati i costruttori ma lo stile pare collocarle all’età degli Antonini o dei Severi. Rimane una sola colonna e il capitello dell’altra crollata nel 1528.
Altri monumenti di interesse della città sono il Castello Alfonsino, o Caste Rosso, fortificazione costruita sull’isola di Sant’Andrea nel Cinquecento; il Castello Svevo del Duecento e il grandioso Monumento al Marinaio, in pietra calcarea a forma di timone, alto 53 metri e inaugurato nel 1933.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, la mancanza di manutenzione provocò l’abbandono graduale di vari tracciati dell’Appia Antica, sostituita ormai dalla via Appia Traiana, che aveva un percorso più rettilineo e che da Bari correva parallela all’Adriatico.
Quattordicesimo articolo – Fine