Giornali senza giornalisti. L’Intelligenza artificiale (in sigla AI) può trasformare un incubo in una tragica realtà. Qualcuno, tra cui il vostro cronista, negli anni passati ha suonato l’allarme sui giornali senza giornalisti. Sembrava un’assurdità.
È come prevedere un ospedale senza medici. I giornalisti nei quotidiani, nelle riviste, nei telegiornali, nei siti Internet sono come i medici: i primi sono i dominus dell’informazione per i lettori o gli ascoltatori; i secondi sono i dominus per curare i malati.
Però qualcosa sta cambiando. Anzi, in parte è già cambiato. La crisi è travolgente. Gli editori “tagliano” i cronisti per cercare di ridurre i costi. Crollano le vendite dei giornali e fugge la pubblicità. I quotidiani di carta da dieci anni chiudono i battenti, quelli ancora in piedi hanno svuotato le redazioni. La speranza di un rilancio puntando su nuovi giornali digitali o nelle versioni online di quelli di carta si è realizzata solo in parte. Le cose non vanno molto meglio per l’informazione televisiva e radiofonica con il calo degli ascolti. Nelle testate piccole e medie non c’è più la specializzazione dei redattori in un settore, tutti fanno tutto. Sempre di più la bussola è “il copia e incolla” dalle agenzie di stampa che, a loro volta, diventano sempre di più un canale di comunicati e di dichiarazioni di politici, imprenditori, sindacalisti. La qualità dell’informazione crolla, i lettori fuggono dai giornali e gli ascoltatori dai Tg.
In molti puntavano sulle nuove tecnologie per abbassare i costi e favorire una rinascita, ma così non è stato: il passaggio dalla composizione a piombo alla fotocomposizione, alla video composizione elettronica e alla composizione digitale ha cancellato i poligrafici assegnando le loro mansioni ai cronisti, ma i conti delle testate sono rimasti in profondo rosso.
Qualcuno ora si aggrappa alla carta dell’Intelligenza artificiale per ridurre i costi di produzione e favorire una rinascita. Tuttavia tutte le tecnologie possono essere utili o catastrofiche, dipende da come si usano. Un esempio clamoroso è arrivato dall’energia atomica: una cosa è la bomba nucleare, un’altra le centrali con l’atomo per produrre corrente elettrica (e anche in questo caso occorrono mille precauzioni per impedire catastrofici incidenti).
I primi impieghi dell’Intelligenza artificiale nell’informazione non promettono niente di buono. L’editore tedesco Axel Springer chiude la redazione italiana di “upday” e i giornalisti di Milano diventano disoccupati, sono sostituiti dall’Intelligenza artificiale. Dal 2024 l’Intelligenza artificiale fornirà delle sintesi dei pezzi pubblicati dalle testate del gruppo, annuncia Il Corriere della Sera. L’editore vuole profitti più alti. E il futuro si presenta ancora più nero: Axel Springer, editore dei quotidiani Bild, Die Welt, di Politico progetterebbe di licenziare centinaia di giornalisti, come scrive la Repubblica. L’obiettivo è sempre lo stesso: aumentare gli utili. Come? Utilizzando l’Intelligenza artificiale per comporre e scrivere articoli. Alla macchina intelligente vengono date le indicazioni editoriali (si fa per dire editoriali!) e questa aggrega notizie e dati da Internet secondo il volere del committente, costruendo in tempi rapidissimi un articolo a costi irrisori.
Certamente i costi sono irrisori ma si diffonde una informazione piatta, centralizzata, omogenizzata, non di qualità. Il mestiere di giornalista è un duro lavoro artigianale di ricerca di notizie, di contatti con i protagonisti di un avvenimento, di verifica delle fonti. Tutto questo sparirebbe. Una volta un buon giornalista si giudicava dalla ricchezza del suo taccuino telefonico, dal consumo delle scarpe nelle strade per cercare le notizie, dai pezzi chiari e ben scritti. Più volte ne parla lo stesso Papa Francesco: i giornalisti non devono scrivere stando solo incollati ai computer e attingendo le informazioni dalle agenzie di stampa, lavorando «senza più consumare le suole delle scarpe».
La faccenda arriva anche in tribunale. Nel mirino finisce ChatGpt, intelligenza artificiale generativa di OpenAI. Il New York Times cita in giudizio OpenAI e l’alleata Microsoft per aver utilizzato milioni di articoli del giornale protetti da diritto di autore. Il quotidiano americano lamenta «miliardi di dollari di danni legali ed effettivi».
Cercare, investigare, verificare, scrivere. Un articolo originale e di qualità si costruisce così, con grande impegno e fatica. Sono questi i pezzi che piacciono ai lettori, fanno vendere i giornali e ascoltare i Tg. Ma, in questo caso occorrono giornalisti capaci, con le loro idee ma autonomi, critici. Devono essere credibili. Luigi Barzini diceva: «Il mestiere di giornalista è semplice ma non tutti lo sanno fare». Figuriamoci se al suo posto c’è una macchina, come l’Intelligenza artificiale con l’ordine di sfornare decine o centinaia di articoli.