La Campagna dello SPI CGIL sulle liste di attesa parte e va avanti per tutto il mese di febbraio con l’esigenza di vedere garantite ai cittadini le prestazioni sanitarie entro i tempi ritenuti necessari dal medico di famiglia. Il diritto ad accedere alle cure sanitarie pubbliche nei tempi opportuni è obiettivo da tempo attivamente perseguito dal sindacato.
Nei giorni 13, 21 e 27 febbraio l’organizzazione sindacale sarà nei municipi romani, nelle città e nei paesi del Lazio per informare i cittadini su come esigere l’erogazione delle prestazioni in tempi certi e per aprire una interlocuzione forte con le istituzioni sanitarie pubbliche. Il sindacato sarà presso oltre 75 strutture sanitarie: ospedali, poliambulatori pubblici, distretti sanitari. Per rimettere in moto efficacemente la rete pubblica di erogazione delle prestazioni specialistiche. Con proposte precise.
Azione prioritaria per lo SPI CGIL è la messa in moto da parte delle ASL degli interventi che adeguano l’offerta pubblica alla domanda di prestazioni. Le ASL non informano adeguatamente quando non ostacolano l’accesso. Lo SPI CGIL informa laddove sovente non informano gli sportelli e i social media aziendali. Spesso sono soprattutto gli anziani, i più deboli, a trovarsi svantaggiati nell’accesso.
La Campagna riguarda particolarmente le modalità per richiedere il rispetto dei tempi di attesa, i percorsi di garanzia e la corretta fruizione, alternativa, dell’intramoenia – a carico dell’Azienda – con il solo pagamento del ticket ove dovuto. Cosa prevista dal vigente Dlg 124/1998.
Lo SPI CGIL di Roma e del Lazio, con la rete dei suoi 56 Sportelli sociali da tempo informa e affianca i cittadini attraverso una attività mirata a risolvere i sempre più numerosi casi individuali di prestazioni che non sono garantite dalle ASL.
La Campagna per l’accesso alle prestazioni ha come punto centrale il rafforzamento della rete specialistica pubblica con il fine di far aumentare l’erogazione diretta delle prestazioni specialistiche da parte delle ASL. Nei tempi previsti dalla priorità, in prossimità e negli ambiti di garanzia come da legge regionale.
Non condividiamo infatti l’idea che si debba fare ricorso in via prioritaria al privato accreditato. Una scelta questa, che fa permanere le fragilità della struttura pubblica e consolida una diseguale condizione nel rapporto pubblico-privato.
Le specifiche azioni e le risorse messe a disposizione per il progetto in corso, straordinario di riduzione delle liste di attesa, sono volte a comprare prestazioni dal privato. La nostra valutazione è che le stesse prioritariamente vadano rivolte all’efficientamento dei fattori che concorrono alla produzione diretta delle prestazioni specialistiche.
Quello che chiediamo è che vengano adottate le modalità organizzative richiamate nella DGR n.911, “con particolare ricorso” a:
- utilizzo delle prestazioni aggiuntive da parte del personale sanitario presente nelle strutture pubbliche;
- incremento del monte ore dell’assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna;
- ricorso alla telemedicina;
- ottimizzazione dei turni del personale, medico/comparto, e dell’uso degli spazi, delle tecnologie ed attrezzature;
- aperture dei presidi sanitari nelle ore serali e nelle giornate di sabato e domenica.
Il cambiamento dei modi di produzione delle prestazioni, il superamento dei suoi limiti, dipendono dalla giusta attenzione della ASL a tutti i nodi della rete erogativa: i cittadini, le infrastrutture di prenotazione (cup, recup), i medici di famiglia, la specialistica territoriale e ospedaliera. È anche importante la riduzione significativa delle differenze territoriali e strutturali dei punti di erogazione delle ASL. Su questo la sanità pubblica deve impegnarsi.
La Regione Lazio e le ASL, nel breve periodo, hanno la responsabilità di recuperare il differenziale fra volumi di prestazioni erogate nel 2019 e volumi erogati attualmente.
Rino Giuliani Responsabile sanità dello SPI CGIL di Roma e del Lazio