Dal Mare Tirreno all’Adriatico. Tra le tante consolari di Roma la via Salaria attraversava l’Appennino e l’Italia centrale. In particolare trasportava il sale da Ostia nelle regioni interne e i prodotti agricoli (pecore e formaggi) da quest’ultime verso l’Urbe. Ce ne parla Maria Luisa Berti.
La Salaria, dopo aver superato San Giovanni Reatino, costeggiava il fiume Turano e proseguiva verso la città sabina di Reate (Rieti). Superato il dislivello del terreno con un viadotto, la consolare entrava in città attraverso la Porta Romana dell’antica cerchia di mura e raggiungeva il Foro, dopo aver scavalcato il fiume Velino sul ponte romano, di cui sono ancora visibili i resti. Usciva infine dalla città attraverso Porta Carana o Interocrina.
Le origini di Rieti si perdono nel mito: il nome Reate, infatti, secondo lo storico Giovanni Villani, deriverebbe da Rea Silvia, la vestale madre di Romolo, che lo zio Amulio avrebbe fatto seppellire viva vicino a Rieti. Altri fanno risalire il toponimo a Rea, moglie di Crono e madre degli dei, oppure deriverebbe dalla radice greca reo, che significa scorrere, perché il territorio era ricco di acque.
I primi insediamenti nel territorio risalgono all’età del ferro (IX-VIII sec. a.C.). Vi abitarono gli Umbri, poi gli Aborigeni e infine i Sabini che furono assoggettati dai Romani grazie al console Manio Curio Dentato. Questi bonificò il Lacus Velinus facendone confluire le acque sul fiume Nera, creando la Cascata delle Marmore e un’ampia pianura fertile.
Rieti, crocevia tra i Monti Sabini e quelli Reatini, è una città ricca di storia antica e medioevale e, trovandosi al centro geografico dell’Italia, è detta l’Umbilicus Italiae.
Dopo Rieti la Salaria raggiungeva Civitas Ducalis, oggi Cittaducale, e Vicus Reatinus, Cotilia, centro termale che sfrutta le acque solforose, anticamente utilizzate anche dai Romani. Nelle vicinanze sull’altura di Caporio, lungo un pendio vicino alla consolare nord, sorge l’Area Archeologica della Villa o delle Terme di Vespasiano dove l’imperatore era solito soggiornare e dove morì nel 79 d.C. La villa, di cui ora sono visibili 200 metri di lunghezza, era costruita su quattro terrazzamenti e nel secondo si trova una grande piscina (m.60 x 24) con scalette scavate nella roccia, circondata da numerosi ambienti per servizi balneo-terapeutici.
La Salaria proseguiva verso Mansio ad Interocrium, oggi Antrodoco, che era una stazione di posta per imperatori e notabili, famosa per le proprietà terapeutiche delle sue acque termali. Il toponimo deriva dall’osco ocre, tra le montagne: la circondano infatti il Monte Giano (con la scritta DUX, composta da alberi di pino), il Monte Nuria e il Monte Elefante nel Terminillo.
Cittareale nell’alta valle del Velino sorge dove era Vicus Falacrinae, villaggio risalente al 290/280 a.C. Tito Flavio Vespasiano nacque lì da un’umile famiglia il 17 novembre del 9 d.C. e, come scrisse Svetonio, fu educato da una zia che viveva nella contrada Cose di Vicus Badiae, oggi San Pancrazio. Tracce dell’imperatore si trovano in tutta la zona.
I primi scavi hanno portato alla luce un frammento di una base di statua con iscrizioni romane: 14 versi per elogiare un comandante della guerra sociale tra Roma e gli alleati italici ribelli (91/89 a.C.).
Successivi scavi a Cittareale hanno scoperto resti di un edificio pubblico, forse usato dai militari come palestra oppure serviva per censire e arruolare le truppe. Nel 2006 è stata ritrovata una necropoli con 52 tombe del V/VI secolo d.C., ricche di bracciali, orecchini, collane e anelli.
Nella frazione di Vezzano sono stati ritrovati un bucchero del VI sec. con le ossa di un neonato e tante monete.
Nella zona di Poggio San Lorenzo, che era un castrum, sono visibili resti delle mura, di un complesso termale e di una grande villa romana di 2.500 metri quadrati, con un pavimento di marmi policromi nella sala principale, e a mosaici nelle altre due sale. La grandezza e il lusso potrebbero suggerire che anche questa villa fosse di Vespasiano.
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