Voci, ipotesi, contatti. Leapmotor o Toyota potrebbero arrivare a Torino per salvare dalla chiusura Mirafiori. La casa cinese, posseduta per il 21% da Stellantis, sarebbe mobilitata per produrre 150.000 auto elettriche l’anno a Mirafiori.
Le indiscrezioni parlano di una utilitaria elettrica a basso costo. Lo stesso Carlos Tavares ha fatto riferimento a questa possibilità: «Se avremo l’opportunità di produrre vetture Leapmotor in Italia lo faremo». L’amministratore delegato di Stellantis non fa il nome del grande stabilimento ex Fiat di Torino, si limita a invocare le condizioni economiche per lanciare il progetto.
È un discorso ben diverso dai possibili tagli a Mirafiori e a Pomigliano ipotizzati da Tavares, in mancanza di nuovi aiuti del governo italiano per le vendite di auto elettriche. L’esecutivo Meloni, dopo un duro scontro a distanza con il gruppo italo-franco-americano, ha annunciato nuovi incentivi economici con l’obiettivo di sostenere l’occupazione e di aumentare la produzione a un milione di automobili nelle fabbriche nazionali.
Gli impianti italiani di Stellantis non godono buona salute: da anni imperversano la cassa integrazione, i prepensionamenti e gli esodi incentivati. A Mirafiori, Cassino, Melfi si lavora a ritmo ridotto per i pochi investimenti in nuovi modelli. Pomigliano teme per il futuro, quando la nuova Panda sarà allestita all’estero. A Termoli regnano i tempi lunghi per la progettata costruzione della gigafactory destinata a produrre le batterie elettriche per le autovetture.
La situazione d’incertezza però è particolarmente pesante in Piemonte: l’impianto di Grugliasco ex Maserati è stato chiuso e Mirafiori produce un solo modello dai grandi numeri, la Fiat 500 elettrica che vede svanire l’obiettivo di allestire 100.000 vetture l’anno (probabilmente il 2024 si concluderà con una cifra ben sotto questa quota). Difatti è scattata altra cassa integrazione, quasi due mesi dal 12 febbraio al 31 marzo. La paura è forte. Contro il pericolo di perdere il lavoro a Mirafiori sono partiti diversi scioperi spontanei per la prima volta dopo ben 13 anni.
I sindacati da tempo chiedono invano almeno un nuovo modello di massa da fabbricare. Per primi hanno infranto il totem del produttore unico di auto in Italia: Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm da dicembre hanno chiesto un piano di rilancio industriale per Mirafiori e aperto la porta all’arrivo di un secondo costruttore di auto anche cinese. Frana tutta la struttura industriale dell’indotto attorno a Stellantis. Edi Lazzi, Fiom, denuncia: «Dal 2008 alla fine del 2023 sono sparite 500 imprese metalmeccaniche in Piemonte e 35.000 persone hanno perso il lavoro».
Adolfo Urso da un anno chiede a Stellantis l’aumento della produzione in Italia ad almeno un milione di auto. Non solo. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha avanzato più volte l’idea di aprire le porte a un secondo costruttore di automobili.
La convinzione di cercare una casa estera per investire in Italia raccoglie sempre più consensi. L’allarme è forte tra gli industriali metalmeccanici. Federico Visentin, proprietario di Mevis (gruppo della componentistica), presidente della Federmeccanica, spinge per far arrivare una casa cinese a Torino. Sono circolati i nomi di Nio, Xpeng, Zeekr.
L’ipotesi Pechino, però, non convincerebbe del tutto Giorgia Meloni. Sarebbe propensa invece ad un accordo con un grande gruppo occidentale. Ad esempio la Toyota. La presidente del Consiglio di recente è stata in Giappone. A Tokio ha incontrato il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il colloquio potrebbe essere caduto anche su un impegno della Toyota a Mirafiori.
Le indiscrezioni sono tante. Per Mirafiori potrebbero scendere in campo anche due case statunitensi: la Ford o la Tesla. Tavares e John Elkann, presidente di Stellantis, potrebbero perdere il monopolio della produzione dell’auto in Italia. La famiglia Agnelli-Elkann, proprietaria del principale pacchetto azionario della multinazionale italo-franco-americana è scossa dalla contesa giudiziaria sull’eredità dell’Avvocato e della moglie Marella. La lite tra John, Lapo e Ginevra Elkann e la madre Margherita Agnelli potrebbe avere conseguenze anche sulla proprietà di Stellantis.