Interviene alla convention di Più Europa, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. Alla proposta di una lista di sopravvivenza proposta da Emma Bonino, a differenza di Matteo Renzi che risponde di sì, di Carlo Calenda che per ora non si pronuncia, lei rimanda a dopo le elezioni.
Per indorare il suo sostanziale no, dice che intende proseguire le battaglie che furono del suo nonno, il senatore Agostino Viviani: Partito d’Azione, socialista con molti mal di pancia provocati dalla gestione di Bettino Craxi, negli ultimi anni poi approdato sulle sponde del Partito Radicale.
Promemoria per Schlein se vuole proseguire le battaglie dell’illustre nonno. Tra le molte sue iniziative parlamentari, è stato proponente, unico firmatario, del disegno di legge sulla responsabilità civile del magistrato, «per porre un argine all’uso incontrollato e spesso illegale della funzione giurisdizionale». La proposta non aveva precedenti legislativi e dette luogo ad ampie discussioni nonché a polemiche ed attacchi specie da parte dell’Associazione Magistrati, che indussero il PSI a non ricandidarlo alle elezioni del 1979.
Ripresa l’attività professionale che aveva del tutto abbandonato durante il mandato parlamentare, continua ad occuparsi di problemi politici e sociali, soprattutto per quanto riguarda i diritti della persona ed in particolare il diritto alla difesa ed al giusto processo.
A questo proposito, si può ricordare il libro intervista di Antonio Giulio Loprete, Ingiustizia e illegalità di Stato in Italia, nel quale si affrontano i problemi relativi al processo penale, con particolare riferimento all’uso ed all’abuso del principio del libero convincimento. Già da allora Agostino Viviani poneva anche il problema dell’eccessivo credito dato ai “pentiti” e le conseguenze negative che possono derivarne a carico di persone innocenti (erano gli anni del “caso Tortora”).
Pubblica La degenerazione del processo penale in Italia (SugarCo editore) testimonianza della sua esperienza di penalista; il libro raccoglie e commenta una serie di casi di “ordinaria ingiustizia”. Dal 1994 al 1998 fa parte del Consiglio Superiore della Magistratura, membro laico in quota Forza Italia (XII Legislatura, primo Governo Berlusconi), ed è sostenitore della necessità della separazione delle funzioni e delle carriere dei magistrati requirenti (Pubblici Ministeri) da quelle dei Giudici: «Nonostante la forza notevolissima della corporazione dei magistrati, io credo che si arriverà alla separazione; si arriverà magari attraverso un passaggio, ‘separazione delle funzioni’ ma tutti rimangono nell’Ordine giudiziario; o anche separazione più profonda; si arriverà a questo per una ragione semplicissima: perché gli abusi che stanno facendo alcuni Pubblici Ministeri che ormai si considerano intoccabili, sono tali, dunque, che non è possibile concepire che poi quel magistrato vada a fare il Giudice». E denuncia con forza le derive (corporativismo, abusi, privilegi e politicizzazione) in atto nell’ambito della Magistratura.
Queste alcune delle battaglie politiche del nonno della segretaria del PD. Le raccoglierà davvero Elly Schlein? Vorrei poter sperare di sì. Temo fortemente di no.