Il 3 marzo si sono svolte in tutta Italia le elezioni per il Gran Maestro del G.O.I. (Grande Oriente d’Italia), la più importante obbedienza massonica con quasi 23.000 iscritti. L’affluenza è stata molto maggiore delle precedenti elezioni, con quasi un 80% di votanti tra i 17.000 fratelli maestri aventi diritto. La grande affluenza dimostra quanto queste elezioni siano state vissute come punto di svolta per il futuro della massoneria in Italia.
Arrivano infatti dopo anni di lotte intestine in cui il Gran Maestro Stefano Bisi – indagato nel 2014 per ricettazione dalla Procura della Repubblica di Siena nell’ambito del noto scandalo “Mens Sana”, la squadra di pallacanestro sponsorizzata dal Monte dei Paschi di Siena – ha scientificamente espulso o sospeso i dissidenti pericolosi e gli avversari.
Le aree in cui Bisi è stato più contestato sono la lotta alle infiltrazioni mafiose e la costituzione di una fondazione che assorbe tutto il patrimonio immobiliare del G.O.I. di oltre 200 milioni di euro.
In questo clima di “terrore” instaurato da Bisi si sono svolte le elezioni che vedevano contrapposti Antonio Seminario – braccio destro di Bisi, calabrese, dichiarato fallito come società e personalmente dal Tribunale di Rossano nel 2001 – e Leo Taroni imprenditore di Ravenna che ha raccolto l’esigenza di un forte cambiamento. C’era anche un terzo candidato che ha incassato a malapena il 5%, che si dice sia stato frutto di una furba mossa elettorale da parte di Bisi\Seminario per disperdere i voti a favore di Taroni.
Il programma di Leo Taroni era articolato in vari punti e centrato sulla lotta alle infiltrazioni mafiose, la focalizzazione sulla cultura e l’impegno e un nuovo rapporto con lo stato italiano, a cui Taroni vuole chiedere di diventare associazione riconosciuta, un rapporto quindi aperto, trasparente e collaborativo. Taroni si impegna inoltre a un unico mandato.
Il programma di Seminario era semplicemente proseguire quanto fatto da Bisi, con priorità sullo spostamento del patrimonio immobiliare alla fondazione.
Lo spoglio delle elezioni del 3 marzo è terminato il 5 marzo non senza polemiche: la Calabria riesce a trasportare 1800 schede per chilometri e a scrutinarle in poche ore – con un risultato fortemente a favore di Seminario – mentre la Sicilia finisce lo scrutinio 2 giorni dopo, la sera del 5 marzo. Contestazioni di 28 voti in Abruzzo a favore di Taroni, a causa di un tagliandino che doveva essere staccato, ma parallela contestazione di 70 voti in Sicilia a favore di Seminario per lo stesso motivo. In Sicilia va inoltre controllata l’ora di arrivo delle schede da Enna che sembra siano arrivate fuori tempo massimo.
Il risultato finale viene conteggiato dai diversi responsabili di seggi di entrambe le fazioni e a entrambe risulta una vittoria di Leo Taroni per 15 voti. Il nord Italia vota compatto per Taroni, Seminario stravince in Calabria e in Sicilia. Ovviamente il 5 e 6 marzo esce la notizia della vittoria di Taroni, che da regolamento interno del G.O.I. deve essere ratificata da CEN, Comitato Elettorale Nazionale.
Dopo la notizia della vittoria di Taroni, Bisi fa emettere un comunicato stampa del G.O.I. che sembra l’inizio di un golpe: definisce Leo Taroni un “sedicente candidato“, ma come fa un candidato ad essere “sedicente”? La candidatura è stata approvata dal CEN e ha ottenuto la maggioranza dei voti. Definisce i risultati emersi sulla stampa degli exit poll mentre ovviamente nessun sondaggio o exit poll è stato svolto, i risultati pubblicati dalla stampa sono i voti conteggiati dalle singole sezioni e controllati da entrambe le fazioni elettorali. Accusa poi Taroni di aver diffuso un audio in cui si autoproclamava vincitore e concludeva dicendo che ancora nulla è definitivo perché deve decidere il CEN, come se il CEN potesse ribaltare il risultato elettorale.
A questo punto Taroni emette un comunicato dove si dichiara di non essere lui l’autore dell’audio, ma ribadisce l’esito delle urne che andrà ratificato dal CEN. I legali di Taroni inviano poi al G.O.I. una richiesta di rettifica ex art. 8 della legge sull’editoria, in quanto le affermazioni del comunicato sono offensive verso Taroni e accusano di un audio senza alcuna prova. Il timore dei sostenitori di Taroni è che Bisi – invece di accettare lealmente e “fraternamente” la sconfitta – tenti di offuscare le acque e di sovvertire il risultato elettorale.
Quella del CEN dovrebbe essere una ratifica pacifica in quanto, anche se venissero annullate le 28 schede di Taroni in Abruzzo per il tagliandino, per lo stesso motivo andrebbero annullate 70 schede per Seminario in Sicilia e quindi il vincitore non cambierebbe.