I paradossi si sprecano. Anche nell’industria dell’auto, anche nelle vendite della Fiat. Il marchio del gruppo Stellantis ha fatto faville nel 2023: in tutto il mondo ha piazzato 1,35 milioni di autovetture con un aumento del 12% rispetto al 2022.
Il Lingotto è il miglior marchio tra i 14 posseduti dal gruppo italo-franco-americano. Olivier Francois è entusiasta: «Fiat ha dimostrato di essere il primo brand Stellantis in termini di volumi». L’amministratore delegato Fiat e responsabile marketing a livello globale di Stellantis snocciola le cifre da capogiro: le vendite della Fiat dominano in Brasile con la quota del 21,7%; in Algeria arrivano addirittura al 78,6%, un risultato eccezionale. E ancora: la quota di mercato raggiunge il 15,7% in Turchia e il 12,8% in Italia.
Olivier Francois è particolarmente soddisfatto per il lancio della Fiat 600 e della Topolino. Ma la prima autovettura è prodotta in Polonia e la seconda in Marocco. La Fiat continua ad essere definita dai giornali “la casa torinese” ma da tempo ha ben poco a che vedere con Torino e con l’Italia. Le vendite della Fiat nel mondo trionfano però le macchine non sono prodotte in Italia ma all’estero.
Nel nostro paese sono allestite appena tre auto: la 500 elettrica a Mirafiori, la Panda a Pomigliano, la 500 X a Melfi. Non solo. La nuova Panda elettrica sarà realizzata in Serbia, la 500 X andrà in pensione, la permanenza a Torino della nuova versione della 500 elettrica non è scontata. Gli impianti italiani da anni perdono produzione e occupazione, tra gli operai regna l’incertezza e la paura per i lunghi periodi di cassa integrazione.
La crisi colpisce soprattutto Mirafiori, ex bastione della Fiat, un tempo la più grande fabbrica di automobili d’Europa. Ancora nei primi anni 2000 dall’impianto di Torino uscivano oltre 200.000 vetture mentre nel 2024 potrebbero scendere a poco più di 50.000. I sindacati e il governo italiano chiedono a Stellantis nuovi investimenti e nuovi modelli per produrre almeno un milione di auto l’anno in Italia.
I sindacati e gli industriali piemontesi, in forte allarme per Mirafiori (temono la chiusura come è accaduto per la ex Maserati di Grugliasco), chiedono l’arrivo di un nuovo costruttore anche cinese nel caso persista il disimpegno di Stellantis. Anche il governo Meloni non scarta l’ipotesi d’invitare un produttore estero a produrre a Mirafiori. Sarà un caso ma Carlos Tavares apre le porte a una casa cinese: la Leapmotor (Stellantis possiede il 21% dell’azienda). La Leapmotor potrebbe produrre 150.000 auto elettriche l’anno a Mirafiori se ci saranno le condizioni economiche, precisa l’amministratore delegato della multinazionale italo-franco-americana.
Siamo in una fase cruciale per il futuro di Mirafiori e dell’industria dell’auto italiana. Girano tante ipotesi: circolano anche i nomi di Nio, Xpeng, Zeekr per costruire una utilitaria elettrica a Mirafiori. Si tratta di tre case cinesi come Leapmotor ma esterne al gruppo Stellantis. Non solo. Oltre alla Cina potrebbe entrare nella partita pure il Giappone con la Toyota. Giorgia Meloni recentemente ha incontrato a Tokio il primo ministro giapponese Fumio Kishida per stringere i rapporti bilaterali con il paese dell’Estremo Oriente, un pilastro dell’alleanza occidentale con gli Stati Uniti e l’Europa.