Francia e Germania sfiorano la rottura sulla guerra in Ucraina. Recuperano l’unità in extremis grazie al vertice del cosiddetto Triangolo di Weimar (l’intesa economica regionale a tre tra Parigi, Berlino e Varsavia).
Si vota e crescono i venti di guerra. Le campagne elettorali alzano i toni bellicosi del conflitto tra Russia e Ucraina. Vladimir Putin parla in maniera agghiacciante poco prima delle elezioni presidenziali russe del 15-17 marzo. Evoca di nuovo l’incubo della catastrofe di una guerra atomica. In un discorso al Parlamento russo dice: «Tutto quello che l’Occidente sta escogitando porta veramente alla minaccia di un conflitto con armi nucleari e quindi all’annientamento della civiltà». L’ennesima vittoria elettorale del presidente russo certamente non è in forse ma lo “zar” non vuole rischiare e alimenta il nazionalismo popolare anti occidentale tornando perfino a ipotizzare il disastro nucleare.
Emmanuel Macron si trasforma da “colomba” in “falco”. Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 sostiene la via del dialogo, del negoziato per porre fine al conflitto. Espone la tesi: “La Russia non va umiliata”. Fino al maggio del 2022 sollecita a non cedere alla «tentazione di umiliazione, allo spirito di vendetta». Tempesta di telefonate Putin, ma senza alcun risultato.
Poi il presidente francese cambia posizione forse per esigenze elettorali interne. Ai primi di giugno nei 27 paesi dell’Unione Europea si voterà per il nuovo Parlamento, anche in Francia la campagna elettorale è incandescente. Macron da alcune settimane sposa un linguaggio bellicoso sul modello di quello britannico, della Nato e degli Stati Uniti. Anzi, usa toni ancora più decisi non escludendo l’invio di truppe dell’Alleanza Atlantica in Ucraina. In una intervista alla televisione francese attenua appena un po’ l’impostazione: «Non siamo sicuri di farlo. Al momento non ci troviamo in questa situazione, ma non escludiamo questa opzione». La Russia aumenta i bombardamenti contro le città ucraine, avanza ancora anche se lentamente. La tesi di Macron è: va impedita ad ogni costo la vittoria di Mosca su Kiev perché metterebbe in pericolo la libertà della Francia e dell’Europa.
La Ue si spacca. La pensano come Macron i paesi baltici e scandinavi (i più esposti a un attacco del Cremlino) ma un secco no all’intervento dei soldati della Nato arriva da molte nazioni: in particolare bocciano l’idea la Germania e l’Italia (molti dubbi ci sono perfino negli Stati Uniti, non è casuale la prudenza di Joe Biden). Il motivo è semplice: si rischierebbe la Terza guerra mondiale, come osserva il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
Un’Europa allo sbando sulla guerra scoppiata nel suo cuore orientale è un danno enorme. Ricuce lo “strappo” franco-tedesco (almeno per ora) il vertice a Berlino del 15 marzo tra i paesi del Triangolo di Weimar. Nei colloqui arriva il compromesso: Parigi e Berlino, i due motori della Ue, ritrovano l’unità. Macron “frena”. Dopo l’incontro con Olaf Scholz e con Donald Tusk assicura: c’è l’intesa a «non prendere mai l’iniziativa di una escalation» in Ucraina. Il cancelliere tedesco conferma il pieno sostegno ad aiutare Volodymyr Zelensky. Annuncia una novità considerevole: una coalizione degli alleati sulle armi a lungo raggio all’Ucraina (la decisione di Scholz capovolge quella precedente). Il premier polacco, a metà strada tra Macron e Scholz, è soddisfatto per l’unità recuperata con grandissima fatica. È evitato il naufragio della stessa Ue con l’incontro del Triangolo di Weimar ma le forti tensioni tra Francia e Germania restano.
La caccia ai voti (in particolare a quelli della destra nazionalista) spinge Putin e Macron a una campagna elettorale con il “dito sul grilletto”. Finora hanno spadroneggiato solo le armi e non si è vista la strada del dialogo, del negoziato, della pace, come auspicato da Papa Francesco. Una soluzione politica ancora non si vede dopo due anni di guerra e di lutti, con centinaia di migliaia di morti militari e civili. L’Unione Europea è politicamente assente. Non si vede ancora una proposta di Bruxelles per una tregua, un cessate il fuoco. È sperabile che almeno dopo le elezioni europee di giugno giunga una proposta di trattativa, di pace in un quadro di sicurezza generale per Ucraina e Russia. C’è da sbrigarsi anche perché il fuoco della guerra arde anche nel Mediterraneo orientale, nel Medio Oriente con lo spaventoso conflitto tra Hamas e Israele.