La via Nomentana è una delle più antiche consolari della Roma della Repubblica e dell’impero dei Cesari. Andava in Sabina e incrociava la Salaria. Arrivava fino a Mentana e a Monterotondo, città caposaldo per la difesa dell’Urbe. Grandiose ville, piacevoli terme, grandi chiese e fortificazioni medioevali costellavano il percorso. Maria Luisa Berti indica passaggi fondamentali e segreti.
Dalla via consolare è poi visibile quello che resta del Torraccio di Capobianco. Era un sepolcro cilindrico in calcestruzzo di epoca augustea che, nel XIII secolo, fu utilizzato per costruirvi una torre di vedetta. È ricordato su un documento del 1402 col nome di Torre Castiglione.
I dintorni di Colleverde di Guidonia sulla Nomentana, erano già abitati in epoca romana: probabilmente si trattava di un sobborgo di Nomentum o Crustumerium. Infatti, a un centinaio di metri prima di Colleverde, è stato ritrovato un ipogeo a due piani: nel primo c’era una specie di magazzino, nel secondo si trovavano le tombe.
Il sito archeologico si trova tra i chilometri 15 e 16 della via consolare. Di fronte al sito ci sono le Case Nuove che erano di proprietà del Monastero di San Paolo fuori le Mura, poi dal 1528 passarono al Monastero delle tre Fontane per diventare abitazioni di famiglie nobili, ora destinate ad uso civile. Esternamente la costruzione è romanica con un piccolo frontone triangolare su una porta d’ingresso e con un arco a sesto ribassato sul portone di destra.
Di età medioevale è la torre del castello di Tor Lupara di Fonte Nuova, torre che controllava le vie Nomentana e Di Conca. Di origine medioevale, aveva il nome di Torre S. Stefano. A base quadrata, era stata costruita con vari materiali: selce, roccia calcarea, mattoni e tufo, per cui è detta anche la Torre Tricolore. Era provvista di un antemurale e di qualche pozzo per rifornimenti idrici.
Per difendersi dai nemici erano state costruite due volte, accessibili con scale retraibili: una volta era tra il pianterreno e il primo piano ed un’altra all’ultimo piano, poi distrutta. Da questa si accedeva ad una terrazza in cima alla torre da cui si lanciavano segnali luminosi in caso di pericolo.
Proseguendo si giunge a Mentana. Qui fin dall’età del ferro è documentato un abitato, in località Casali, che dal IV secolo a.C. diventa una città delimitata da mura: Nomentum. Secondo Dionigi d’Alicarnasso era stata fondata dai Latini, poi divenne colonia di Alba Longa.
Fece parte dalla Lega Latina contro Roma che la conquistò nel 338 a.C. e fu definitivamente assoggettata nel 290 a.C. quando il console Manlio Curio Dentato sottomise tutta la Sabina. Divenne quindi un municipio, retto da un dittatore romano e venne forse inserita nella tribù Cornelia. La città romana sorgeva sulla collina di Montedoro, alla cui base scorreva la via, e qui nel Romitorio di Casali ci sono i resti di mura difensive in tufo, risalenti al IV secolo a.C.
Era un notevole centro e per la produzione di vino e per la presenza della stazione termale di C le Aquae Labanae. Nel sito archeologico di Grotta Marozza si trovano cisterne e condutture sotterranee per le terme sulfuree di età romana. Qui avevano le loro ville Seneca e Marziale.
Tra i resti di un antico insediamento feudale, di circa 400 abitanti, con una parrocchia e due chiese, abbandonato verso la fine del XIV secolo, troviamo il rudere di un castello in pietra su una collina che dominava la via Nomentana, conosciuto come “il Castellaccio”.
Nel 408 Nomentum divenne sede episcopale, poi aggregata alla diocesi di Curi nel 593. Dopo l’occupazione longobarda (741) la città venne abbandonata e l’abitato venne spostato in un luogo più difendibile, distante dalla Nomentana, circa dove oggi si trova Mentana. In età medioevale e rinascimentale passò a varie famiglie nobili, fu distrutta dai Normanni nel 1058, subì un terremoto nel 1484. Fece parte della Repubblica Romana Napoleonica nel 1798, fu teatro nel 1867 della battaglia che vide i Garibaldini sconfitti dalle truppe pontificie e francesi.
Terzo articolo – Segue