Quasi 150 morti nell’attentato nella sala concerti di Crocus City a Mosca. Gli Stati Uniti hanno avanzato le loro condoglianze a Vladimir Putin per la strage terroristica rivendicata dallo Stato Islamico, ma Joe Biden non ha telefonato al presidente russo. Il presidente americano non ha mai parlato con Putin dopo l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022.
Macron, Scholz, Draghi nelle settimane successive all’attacco russo all’Ucraina chiamarono più volte lo “zar” cercando un dialogo, tentando di aprire una via al negoziato ma fu un fallimento. Le telefonate dei tre capi di governo europei non portarono ad alcun risultato positivo.
Putin considerava e considera un valido interlocutore solo Washington perché ritiene la superpotenza Usa l’effettiva guida dell’Occidente schierato con aiuti finanziari e l’invio di armi al fianco di Volodymyr Zelensky. E Biden finora non ha mai aperto la porta al dialogo, a una soluzione politica della guerra. Anzi, assieme al Regno Unito, ha assunto una posizione oltranzista. Ha definito Putin “un dittatore” e “un macellaio”. Gli Stati Uniti, Londra e la Nato hanno proclamato la possibilità di sconfiggere la Russia dopo la miracolosa resistenza ucraina che ha sbarrato la strada alla conquista di Kiev. Ma la controffensiva ucraina ha fatto flop, ora i missili e le bombe russe martellano con ancora maggiore violenza le truppe di Zelensky, non risparmiando le centrali elettriche e le città ucraine.
Prevale l’opzione militare su quella diplomatica. Sono naufragati i ripetuti tentativi del Vaticano, della Cina e della Turchia d’imboccare la strada di una trattativa per arrivare a un cessate il fuoco mentre la guerra aumenta d’intensità causando centinaia di migliaia di morti e immani distruzioni. Le elezioni europee per la prima volta si svolgono in un clima di guerra mentre Mosca evoca perfino il rischio di un conflitto nucleare con l’Occidente.
In molti invitano a un realismo atlantista per innescare un dialogo. Servirebbe una telefonata di Biden. Nel marzo del 2022 sembrò che negli incontri a Istanbul con la mediazione di Erdogan si aprisse una strada al negoziato ma purtroppo non se ne fece nulla. Così la guerra ha continuato a mietere enormi lutti e danni.
Per gli oltranzisti non si può discutere con “un dittatore”. Una tesi singolare: gli Stati Uniti non solo discussero ma si allearono con Stalin, un feroce dittatore, per sconfiggere Hitler e Mussolini nella Seconda guerra mondiale.
Patrizio Fondi dice sì agli aiuti all’Ucraina ma contesta la postura bellicista occidentale. In un articolo per il sito Internet de “il Mulino” ricorda: la diplomazia da sempre lavora per mettere d’accordo i nemici, non gli amici. Delle precise assicurazioni sulla sicurezza della Russia e dell’Ucraina potrebbero portare a un cessate il fuoco. Aiuterebbe una telefonata di Biden a Putin.
Il presidente russo è abile, gode di un vasto consenso tra la popolazione. Ai russi attoniti dice: l’attacco al Crocus City a Mosca è opera di «estremisti islamici». Ma glissa sulle rivendicazioni dell’Isis e punta il dito contro Kiev, del tutto innocente per gli Usa. Si domanda «sul perché i terroristi hanno cercato di fuggire in Ucraina dopo aver commesso un crimine e su chi li aspettava lì». Cerca d’indirizzare la collera popolare su Crocus City contro l’Ucraina e di accentuare la repressione interna contro il dissenso riesploso dopo la morte in carcere di Aleksej Navalny.
Biden si è personalmente mobilitato per un cessate il fuoco a Gaza, flagellata dalla guerra tra Hamas e Israele. È andato in Israele e in Medio Oriente per giocare la carta del negoziato. Ma finora non ha chiamato Putin per cercare una trattativa e una soluzione politica di pace. E adesso siamo a ridosso delle elezioni per il prossimo presidente americano fissate a novembre. Se Biden alzasse la cornetta del telefono…