Leopoldo Pellegrini, dalla Lombardia, si trasferisce in Slovacchia verso la fine del 1800. Epoche e scenari diversi, la Slovacchia è infatti parte integrante dell’Impero austro-ungarico, Vienna e Bratislava rappresentano le città simbolo dell’Impero e sono in pieno sviluppo.
Leopoldo trova lavoro nella costruzione della linea ferroviaria tra Levice e Zvolen. Con il lavoro e una prima sistemazione economica, Leopoldo trova anche l’amore e avvia una relazione con la slovacca Maria Kunovska. Dismessi gli abiti dell’operaio si trasferisce nel distretto di Ziar nad Hronom, compra casa, acquista dei terreni, si dedica all’agricoltura e rinnova i sistemi di coltivazione. Inizia così, oltre un secolo fa l’epopea di Peter Pellegrini, fresco di elezione alla più alta carica della Slovacchia, la presidenza della Repubblica.
Peter Pellegrini infatti, ribaltando i pronostici del primo turno, ha sconfitto il rivale Ivan Korcok, diplomatico di carriera, con il 53,12% dei voti e sostenuto dal 46,87% degli elettori. L’affluenza alle urne ha raggiunto il 61,14%, il valore più alto dopo quello raggiunto nel 1999, quando gli slovacchi hanno eletto per la prima volta direttamente il Capo dello Stato.
Non si tratta di una vittoria annunciata, ma certamente di un voto che certifica, anche nell’elezione a presidente della Repubblica Slovacca, la spaccatura evidente del paese.
La quasi totalità della stampa italiana, come accade sempre più spesso, evita di analizzare l’insofferenza degli elettori e semplifica in maniera univoca, ma questa è oggi la politica italiana che mette all’indice qualsiasi opinione tenti di spiegare, approfondire e storicizzare gli eventi, ne sono testimoni i titoli e gli articoli: «Confermata la svolta nazionalista e russofila»; «L’ombra di Putin»; «La Slovacchia ha scelto il premier nazionalista e filorusso». Ancora: «Ha vinto il candidato filorusso e sostenuto dal governo populista e di destra»; «Il socialdemocratico sostenitore del governo filo-russo»… Ci fermiamo qui, ma l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo.
Peter Pellegrini è stato fino al 2020 un esponente di spicco del partito dell’attuale premier slovacco Robert Fico (Smer) – Sd – Direzione Socialdemocrazia), e lo ha sostituito, nel 2018 dopo le sue dimissioni, alla guida del governo. Fico, infatti, venne costretto alle dimissioni perché coinvolto nello scandalo relativo all’uccisione del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata, Martina Kusnirova. Terminato il mandato Pellegrini si distacca dallo Smer di Fico e fonda un suo partito, Hlas-Sd (Voce-Socialdemocrazia). Dopo un periodo di freddezza i due si ricompattano in occasione delle elezioni politiche del 2023 nelle quali Robert Fico diviene per la terza volta capo del governo. A causa però dell’alleanza di governo con il Partito Nazionale Slovacco, giudicato dal Partito Socialista Europeo di estrema destra, sia lo Smer di Fico che Hlas di Pellegrino vengono sospesi dal Pse.
In pratica Pellegrini ha stravinto in tutte le regioni ed i distretti slovacchi, ad eccezione delle due città maggiori: Bratislava e Kosice. La Slovacchia, dopo l’avvento di Fico ha sospeso gli aiuti militari all’Ucraina e sostiene la linea delle trattative, della diplomazia e del dialogo. Sulla questione dell’immigrazione c’è una sostanziale concomitanza con la linea dell’ungherese Orbàn.
Pellegrini ha negato di aver basato la sua campagna sull’allarmismo: «Al contrario, ho rassicurato ogni madre e ogni padre single che il loro figlio non sarebbe andato in guerra. Per quanto riguarda il tema della guerra in Ucraina, preferirei ascoltare il Santo Padre in Vaticano piuttosto che il presidente francese Macron», ha osservato. Allo stesso tempo, ha negato di essere solo un ammiratore acritico del governo e ha dichiarato che anche come presidente potrà influenzare in parte la direzione del governo e dello Stato.
«La Slovacchia è saldamente ancorata all’UE e alla NATO e nessuno intende cambiare il corso della nostra politica internazionale», ha commentato dopo i risultati, aggiungendo che la Slovacchia deve essere più indipendente nella politica internazionale e poter esprimere con sicurezza la propria opinione, anche sull’Ucraina e in caso di fine del conflitto in Ucraina, si cercheranno nuovamente vie di comunicazione con la Federazione Russa. Pellegrini farà il suo primo viaggio presidenziale nella Repubblica Ceca.