Sciopero a Mirafiori, si ferma l’industria dell’auto a Torino. C’è solo la Maserati Quattroporte elettrica. Tira una brutta aria nell’ex capitale Fiat. Davide Mele, responsabile di Stellantis per l’Italia, ha assicurato: Mirafiori, Torino, il Piemonte sono «il cuore pulsante» del gruppo automobilistico italo-franco-americano.
Ma dietro questa grande dichiarazione di principio c’è un solo dato nuovo: la Maserati Quattroporte elettrica sarà costruita a Mirafiori alla fine del 2025. Però questo nuovo modello di auto di lusso giunge tardi e non basta. Gianni Mannori, responsabile Fiom di Mirafiori, dice sconsolato: «A Torino produciamo più cassa integrazione che vetture». Serve un’altra nuova macchina votata a grandi vendite e occorrono almeno 200.000-250.000 auto prodotte ogni anno. Sono queste le due fondamentali richieste per salvare la fabbrica torinese che restano senza risposta. Il ministro Urso, il sindaco di Torino Lo Russo, il governatore del Piemonte Cirio e i sindacati invano hanno ripetuto le due richieste per rilanciare l’impianto simbolo dell’ex Fiat.
Carlos Tavares nemmeno è andato all’incontro tenuto al ministero delle Imprese e del Made in Italy a Roma per cercare di salvare Mirafiori dal coma. L’amministratore delegato di Stellantis si è limitato a farsi rappresentare da Davide Mele. Però ora sembra avere un ripensamento. Domani 10 aprile dovrebbe incontrare i sindacati a Torino e presentare un piano per costruire a Mirafiori anche la 500 ibrida, in modo da arrivare a circa 150.000 macchine l’anno.
I sindacati confermano lo sciopero dei lavoratori Stellantis e di tutto il settore auto di Torino. Fim, Fiom, Uilm, Ismic, Associazione Quadri hanno deciso per il 12 aprile uno sciopero di 8 ore, la prima lotta unitaria dopo ben 15 anni. Il momento è estremamente grave. A Mirafiori è in picchiata la produzione di auto mentre aumenta tumultuosamente la riduzione dell’occupazione con la cassa integrazione a valanga, i prepensionamenti e gli incentivi economici all’esodo. Praticamente è in produzione un unico modello di massa: la Fiat 500 elettrica. Tuttavia anche questa vettura è in forte affanno e la produzione nel 2024 potrebbe scendere ad appena 50.000 unità. Poche, troppo poche auto anche perché in Italia appena il 3% dei veicoli immatricolati ha un motore elettrico. Ancora nei primi anni 2000 Mirafiori produceva quasi 250.000 macchine l’anno; se non ci saranno novità la fabbrica torinese, un tempo il principale impianto della Fiat, potrebbe chiudere come è già accaduto a Grugliasco.
Tavares, dopo aver ipotizzato tagli a Mirafiori e a Pomigliano, ha confermato la “centralità” dell’Italia nel sistema produttivo Stellantis aggiungendo: «C’è un futuro per Pomigliano e Mirafiori». Ma il timoniere di Stellantis alle dichiarazioni di principio e alle richieste d’incentivi economici al governo italiano per l’acquisto soprattutto di veicoli elettrici, non fa seguire i fatti. Pomigliano per ora non ha problemi ma a Torino è allarme rosso. John Elkann, presidente e azionista di riferimento di Stellantis, tace. Incombe il paradosso di Torino amputata di Mirafiori, un tempo il più grande stabilimento automobilistico d’Europa.
Adolfo Urso e i sindacati chiedono di produrre almeno un milione di autovetture nelle fabbriche italiane e di affiancare alla 500 elettrica a Mirafiori almeno un altro modello dai grandi numeri. Se Tavares dovesse nicchiare il ministro Urso, il sindaco di Torino, il governatore del Piemonte, i sindacati e gran parte degli imprenditori delle regione sono favorevoli a invitare un altro gruppo automobilistico a costruire una vettura, infrangendo il tabù di un “solo costruttore” in Italia. Si parla di possibili gruppi cinesi, giapponesi e americani con forti competenze nell’elettrico. Di chi si tratta? Urso lancia l’ipotesi di concedere incentivi per il futuro solo a chi produce in Italia. Precisa: «Le case automobilistiche che si sono affacciate a questo ministero ormai sono 6-7, anche 8».
Il braccio di ferro è durissimo. Stellantis ha incassato forti profitti nel 2023 vendendo, ironia della sorte, soprattutto macchine Fiat nel mondo. Però le Fiat in testa alle vendite del gruppo multinazionale sono prodotte all’estero: in Brasile, Polonia, Spagna, Serbia, Turchia. E sempre di più anche in Marocco e Algeria, paesi nei quali si concentrano gli ultimi investimenti di Stellantis assieme a quelli, massicci, in Brasile. Non a caso il gruppo italo-franco-americano ha invitato le aziende piemontesi della componentistica auto a trasferirsi in Algeria e Marocco.