Alcune volte, nel corso della vita, mi è capitato di pensare o di sentir dire che “tutto è perduto”. Le emozioni, soprattutto se spiacevolmente intense e magari anche ingiuste, sovente generano amarezza e, in alcuni casi, anche sconforto. E ciò è naturale perché l’uomo è fatto di carne e ossa.
In una recente occasione di rammarico mi è tornata in mente la parabola di un notissimo ciclista americano, Lance Armstrong, il quale appena pochi anni fa vinceva ripetutamente tutte le corse più importanti al mondo, inclusi il Tour de France e il Giro d’Italia. I suoi competitori erano frustrati e non si capacitavano di così tanta potenza, anzi si colpevolizzavano pensando che non avevano fatto abbastanza per contrastarlo. A un certo punto iniziarono anche a dubitare della forza e della capacità strategica dei loro “capitani”, tanto era lo sconforto. Ma di lì a poco si resero conto che non era vera la forza di Lance Armstrong, era solo finzione.
Non erano i suoi competitori a sbagliare, ad allenarsi di meno, a non saper preparare le gare. Non erano i loro capitani a non saperli guidare. Era invece Lance Armstrong a doparsi pesantemente ed a barare per avere prestazioni nettamente superiori a quelle degli altri corridori. Le vittorie dell’americano non erano pulite ma viziate dall’imbroglio. Vinceva, ma con l’inganno.
Ma poi la giustizia fece il suo corso, togliendogli tutti i titoli e coprendolo di vergogna per sempre. Di Lance Armstrong nulla più si sa!
Ecco dunque che la frase “tutto è perduto”, da cui sono partito, acquista un significato ben diverso quando le emozioni dell’amarezza o, addirittura, della prostrazione, sono generate da una grave ingiustizia. Voglio perciò portare un messaggio di forza, coraggio e speranza a coloro che per i fatti della vita sono messi alla prova, soffrono e, mossi dallo sconforto, pensano che “tutto è perduto”.
Non è così, rasserenatevi, non vi abbattete, non cedete alla falsa e comoda logica “del più forte”, anzi abbiate fiducia in voi stessi e, se avete la fortuna di averlo come compagno di viaggio, anche in chi vi consiglia per il bene.
Ricordate che quando l’amarezza è figlia della illegalità, non è lasciando spazio alla prostrazione che si trova la soluzione.
L’azione decisiva risiede nella positività d’animo, nella resistenza, nel coraggio, nella dirittura morale, nella lucidità e nella paziente ricerca della giustizia, la quale, prima o poi, salda il conto con chi bara e compie l’inganno. Concludo con una bella frase di Jacob Riis, che rappresenta figurativamente lo spirito di intelligente resilienza che ogni uomo deve avere dinnanzi all’ingiustizia: «Quando tutto sembra perduto, vado a guardare un tagliapietre che colpisce il masso cento volte senza neppure riuscire a scalfirlo. Eppure al centunesimo colpo la pietra si spacca in due, e io so che non è stato quel colpo, ma tutti quelli che sono venuti prima».