«Per 54 anni hanno cercato di eliminare Roe V. Wade. Io ci sono riuscito e sono orgoglioso di averlo fatto». Così Donald Trump in un incontro con elettori organizzato dalla Fox News nel mese di gennaio di quest’anno.
L’ex presidente ha in un certo senso ragione a prendersi il credito di avere eliminato il diritto federale all’aborto. Tre dei giudici della Corte Suprema che hanno votato per revocare la decisione di Roe V. Wade del 1973, che garantiva il diritto alle donne di interrompere la gravidanza, sono stati infatti nominati da Trump.
Il 45esimo presidente però sa benissimo che dal punto di vista elettorale l’eliminazione del diritto all’aborto rappresenta un grosso svantaggio per lui e i repubblicani. Difatti, durante la campagna per le primarie repubblicane aveva condannato la legge di vietare l’aborto dopo 6 settimane approvata dalla Florida. Ron DeSantis, il governatore del Sunshine State, l’aveva promossa cercando di piazzarsi alla destra di Trump per aiutarsi a vincere la nomination del Partito Repubblicano senza però avere successo.
Adesso lo “sbaglio” di DeSantis suggerito da Trump si è avverato. La Corte Suprema della Florida ha giudicato costituzionale la legge sul divieto dell’aborto dopo sei settimane ma allo stesso tempo ha conferito legalità a un referendum sul diritto all’aborto che farà parte dell’elezione a novembre. Sarà un grosso vantaggio per i democratici e anche per Joe Biden perché incoraggerà le donne a recarsi alle urne per difendere il loro diritto.
Lo si è già visto in altri Stati dopo la revoca di Roe V. Wade avvenuta nel mese di giugno del 2022. Sette Stati hanno già sancito il diritto all’aborto mediante referendum, inclusi alcuni pendenti a destra come il Kansas, il Kentucky, il Montana e l’Ohio aggiungendosi ad altri che pendono a sinistra come la California e il Vermont. Gruppi favorevoli all’aborto stanno lavorando per raccogliere firme per piazzare un referendum alle elezioni presidenziali di novembre in una dozzina di altri Stati.
Il caso della Florida al momento è il più vivo perché nelle ultime elezioni presidenziali è divenuto affidabilmente conservatore e potrebbe spostarsi alla lista degli Stati in bilico a causa della questione dell’aborto. L’eliminazione del diritto di interrompere la gravidanza dopo 6 settimane è estremamente esagerata perché entro questo arco di tempo molte donne non sanno nemmeno di essere incinte.
Il gruppo Floridians Protection Freedom Coalition ha dunque raccolto 1,5 milioni di firme per il referendum, molte di più delle 891mila necessarie. Ashley Moody, la procuratrice generale della Florida, aveva considerato la lingua del referendum troppo vaga e aveva fatto ricorso alla Corte Suprema. I togati però hanno bocciato il ricorso. La strada per garantire il diritto all’aborto in Florida tuttavia non è in discesa, poiché richiede il consenso del 60 per cento dei votanti. Se il referendum verrà approvato a novembre di quest’anno andrebbe in vigore nel mese di gennaio del 2025.
I sondaggi nazionali suggeriscono che la maggioranza degli americani favorisce il diritto all’aborto. Un sondaggio dell’agenzia Gallup ci informa che il 69 per cento degli americani sostiene il diritto all’aborto nei primi 3 mesi di gravidanza. Questo trend è confermato anche dalla conservatrice Fox News la quale ha scoperto che il 59 per cento favorisce il diritto all’aborto in quasi tutti i casi. Inoltre il 54 per cento è contrario a un divieto dell’aborto di 15 settimane come alcuni repubblicani hanno proposto.
Trump sa dunque che l’aborto è una carta politica perdente per lui e quindi ha tentennato e continua a farlo. Il candidato repubblicano non vuole alienare i conservatori all’estrema destra che spingono per leggi statali ultra restrittive. Allo stesso tempo non vuole alienare quegli elettori che credono al diritto all’aborto. Ecco perché al di là di prendersi il credito per la “vittoria” alla Corte Suprema non vuole esagerare, sapendo benissimo che la questione dell’aborto è di vitale importanza per le donne.
Dopo l’annuncio della decisione sull’aborto della Corte Suprema della Florida Trump aveva promesso di reagire entro una settimana. Strano perché di solito lui spara subito con risposte semplici e rapide. Proprio al momento di scrivere veniamo informati che ha postato un messaggio sulla sua piattaforma Truth Social. Reitera il suo contributo ad eliminare Roe V. Wade asserendo falsamente che tutti gli studiosi legali «volevano eliminare Roe». Inoltre accusa i democratici di estremismo perché vogliono «uccidere i bambini persino dopo la nascita». Conclude asserendo l’importanza di usare il «buon senso tenendo presente che abbiamo l’obbligo di salvare la nostra Nazione… per vincere le elezioni». La preoccupazione assillante per lui non è la questione dell’aborto bensì il valore elettorale che lo potrà riportare alla Casa Bianca.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.