Il 20 aprile CGIL e UIL sono in piazza a Roma per chiedere una sanità di tutti e per tutti e per risorse finanziarie che garantiscano la tutela della salute. Il Servizio sanitario è stato preso in considerazione dalle due ultime Finanziarie sostanzialmente solo con riferimento alle emergenze: i pronto soccorso e le liste di attesa. Governo e Regione Lazio hanno dato risposte sbagliate utilizzando le risorse economiche pubbliche disponibili prevalentemente per acquistare prestazioni sanitarie dai privati.
Il governo non aggancia l’occasione dei finanziamenti del PNRR per proporre un cambiamento del modello del SSN da sostenere con investimenti e processi di riforma. Nel Documento di economia e finanza non ci sono le stime programmatiche che rappresentano la direzione verso cui un governo intende muovere.
A settembre il “Piano fiscale strutturale di medio periodo” che indicherà gli obiettivi programmatici di legislatura, è la sede in cui il governo dovrebbe indicare, tra gli obiettivi programmatici, quelli di qualificazione e di potenziamento del SSN che il sindacato chiede al governo con la manifestazione del 20 aprile prossimo.
Ad un anno circa dal suo insediamento alla luce dei cambiamenti demografici, epidemiologici, scientifici e sociali il governo dovrebbe poter dire ai cittadini, pubblicamente, in modo trasparente quale sistema sanitario intende lasciare alla fine del suo mandato e per un ragionevole numero di anni.
Il Def prevede per il 2025 una spesa sanitaria al 6% del Pil (nel 2010 era a circa il 7%). Mario del Vecchio sul Sole 24 ore sottolinea la situazione e apre uno scenario con possibili opzioni (“tre direttrici”) da parte del governo: «Se l’orizzonte politico programmatico non prevede, o non ritiene possibile, uno sforzo eccezionale per un deciso aumento rispetto al Pil delle risorse pubbliche destinate alla sanità – almeno 20 mld (tra il punto e il punto e mezzo di Pil) che ci consentano nel tempo di agganciare l’Europa di oggi – ragionevolezza e responsabilità imporrebbero un dibattito esplicito e una azione di governo».
Osserva l’Anaao che per tornare ai livelli del 2022 servirebbero quasi 10 miliardi nel 2024 e nel 2025. Il rapporto fra gestione della spesa sanitaria e fiscalità generale e locale è un nodo non affrontato dal governo che pure sa che non basterà la platea dei prelievi alla fonte (in via di contrazione rapida) per mantenere efficacia nell’azione del Servizio sanitario nazionale e per la copertura di tutti i Lea. Elusione ed evasione fiscale sono i fenomeni benevolmente considerati che alimentano le diseguaglianze nell’accesso alle prestazioni fra chi può comprare prestazioni e chi non ha risorse economiche per curarsi. Diseguaglianze che questo governo alimenta anche fra territori.
Anaao e Cimo criticano l’autonomia differenziata in una recente dichiarazione: «Il ddl su autonomia differenziata… aumenterà ben oltre il 24% la percentuale di quei cittadini che in Italia si rivolge già oggi alla sanità privata, a fronte di una media europea che si aggira intorno all’8-9%».
Il diritto alla salute, osservano Anaao e Cimo, «deve mantenere una dimensione nazionale, evitando che una valenza locale ne diventi la fonte primaria, perché forti sono i rischi per l’integrazione sociale e l’unità del Paese se i cittadini non condividono gli stessi principi di giustizia sociale in un ambito rilevante come quello della salute».
CGIL, le misure necessarie e urgenti:
1. Garantire un forte investimento al Servizio Sanitario Nazionale aumentando il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, sia in termini assoluti che in rapporto al PIL, in maniera consistente e stabile: aumentare il finanziamento pubblico, oltre a quanto già previsto, di almeno 35 miliardi di euro in più (raggiungere almeno l’8% del PIL) per garantire il potenziamento dei necessari servizi di prevenzione, ospedalieri e territoriali e allineare l’Italia ai Paesi europei benchmark.
2. Investire sul personale con un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà e investa nella valorizzazione delle professionalità del SSN, e superare i tetti alla spesa del personale e al salario accessorio e rendere attrattive le professioni sanitarie.
3. Rilanciare e riadeguare la rete ospedaliera, rafforzando dotazioni organiche, strumentazioni, posti letto per favorire accessibilità, sicurezza, qualità, a partire dai Pronto Soccorso, sempre più al collasso.
4. Dare risposta agli inaccettabili tempi d’attesa che negano il diritto alla salute e favoriscono il ricorso a prestazioni private. Attuare e completare la riforma per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale con una rete capillare di servizi sanitari e socio-sanitari territoriali con una forte integrazione (Distretti, Case e Ospedali di Comunità). Definire una riforma delle cure primarie che regoli anche il progressivo passaggio dei Medici di Medicina Generale alle dipendenze del SSN. Potenziare i servizi di salute mentale, i dipartimenti per le dipendenze, l’assistenza domiciliare, la teleassistenza e la telemedicina.
5. Potenziare il sistema dei consultori pubblici, garantire la piena applicazione della legge 194/78, l’IVG farmacologica e la salute di genere.
6. Migliorare il sistema di residenzialità e della sua accessibilità e sostenibilità economica.
7. Fermare i processi di esternalizzazione e privatizzazione, compreso il ricorso a professionisti “a gettone” nelle strutture pubbliche, riformare il sistema degli accreditamenti e affrontare le dinamiche degli appalti a tutela delle condizioni di lavoro e della qualità dei servizi.
8. Riconoscere l’importanza della prevenzione e della promozione della salute. 9. Sostenere le persone non autosufficienti, dando attuazione alle specifiche leggi e con adeguate risorse a carico della fiscalità generale, e promuovere politiche per l’invecchiamento attivo.
10. Promuovere politiche per la piena inclusione sociale delle persone con disabilità e sostegno per le famiglie che se ne fanno carico.
La salute non è una merce, non è un lusso ma un diritto costituzionale delle persone.
Rino Giuliani Responsabile sanità dello SPI CGIL di Roma e del Lazio.