Giovedì 25 aprile alle ore 9.30 a Forlì, in Piazza Saffi, o nel Salone Comunale in caso di maltempo, si terrà la Cerimonia Istituzionale della Festa della Liberazione alla presenza delle Autorità cittadine e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Saranno poi premiati i vincitori del Concorso rivolto alle scuole e agli studenti 79° Anniversario della Liberazione – 25 aprile 2024. Nel pomeriggio, presso il Parco dedicato a Franco Agosto, primo sindaco di Forlì dopo la liberazione dal fascismo, dalle ore 15 partiranno i festeggiamenti realizzati in collaborazione con ANPI Comitato Provinciale Forlì-Cesena, FIAP, Gruppo Alpini sezione di Forlì e Associazioni di volontariato. Alle ore 16.00 si terrà il Concerto Banda “Città di Forlì”.
Scegliere Forlì in questa occasione significa ricordare che qui è nato colui che ha dato inizio a una dittatura sanguinosa, che ha portato l’Italia in una guerra devastante e anche umiliante, che ha dato inizio ad una vera e propria lotta civile per liberare il paese dai tedeschi e dai fascisti.
Tra i martiri della Resistenza Forlì ricorda i partigiani Adriano Casadei, Silvio Corbari, Arturo e Tonino Spazzoli, Iris Versari, catturati da nazisti e fascisti a Ca’ Cornio, nelle colline di Modigliana e uccisi il 18 agosto 1944. I loro corpi senza vita furono appesi ai lampioni di piazza Saffi. Tonino Spazzoli fu ucciso il 19 agosto 1944 nei pressi di Coccolia, dopo essere stato torturato in carcere e costretto ad assistere alla macabra esposizione del cadavere del fratello e degli altri patrioti forlivesi.
L’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Forlì-Cesena conserva nei suoi archivi i documenti dell’VIII Brigata Garibaldi, fondata dopo l’armistizio a Galeata, sull’Appennino Forlivese, dall’unione di due gruppi partigiani: il Gruppo Salvatore e il Gruppo Libero. Composta in origine da circa ottanta elementi, tra cui anche ex prigionieri russi, jugoslavi e inglesi, la brigata raggiunse poi circa novecento unità, operò numerose azioni di guerriglia e subì un sanguinoso rastrellamento ad opera della Fallschirm-Panzer-Division 1 “Hermann Göring” e dei reparti della RSI. La formazione partigiana subì gravi perdite e solo grazie al sacrificio di molti partigiani, tra cui Terzo Lori e Amos Calderoni, fu evitata la disfatta totale.
Nel ventennio fascista Forlì conobbe un forte sviluppo urbanistico. Il duce vi fece costruire la stazione ferroviaria, il Palazzo delle Poste, il Collegio Aeronautico, il Palazzo degli Uffici Statali (con l’architettura a B come Benito), il nuovo Istituto Tecnico Industriale Statale (con la pianta a forma di M come Mussolini) e infine il più grande aeroporto militare di quei tempi. Aprì il Piazzale della Vittoria e vi fece erigere il monumento alla Vittoria, o Monumento ai Caduti fascisti, una colonna alta 32 metri con sulla cima la Vittoria alata; fu progettato dall’architetto romano Cesare Bazzani e inaugurato il 30 ottobre 1932, decimo anniversario della rivoluzione fascista. Dopo il 25 luglio 1943 (caduta di Mussolini) l’iscrizione in ricordo dei martiri fascisti sul monumento fu sostituita con la scritta a carbone “L’Italia libera ai caduti delle grandi guerre”.
Sotto il giardino della Prefettura, dove tra il 1936/37 l’architetto Cesare Bazzani costruì la residenza di Mussolini, il duce fece costruire un bunker che doveva servire come rifugio per lui e per la sua famiglia. Per anni non se ne è parlato finché nel 2012 vi entrò l’allora prefetto Salvatore Montanaro e, dopo varie indagini, è ora possibile visitarlo, accompagnati dai Vigili del Fuoco. Nel 2015 un articolo del Corriere di Romagna ne ha fatto una dettagliata descrizione.
«Una botola di ferro a prima vista insignificante, tra il terrapieno e lo spiazzo della corte interna. E, sotto, una scala a pioli che porta a un groviglio di stanze ricavate cinque metri sotto al livello del suolo… Un bunker in piena regola, interrato cinque metri, capace di resistere non solo alle bombe ma agli attacchi di armi chimiche… e per avere un adeguato livello di ossigenazione l’architettura prevedeva un moderno sistema di filtraggio, che poteva essere attivato anche pedalando su una sorta di cyclette. Questi congegni venivano definiti elettroventilatori a pedali e a Forlì un modello più semplice si trova nel rifugio antibombe degli Uffici statali di via delle Torri». I bunker di solito servono ai dittatori durante le ultime ore dei loro regimi e finiscono per essere scoperti solo dopo la loro caduta, come è successo a Mussolini, a Hitler, a Saddam Hussein, a Gheddafi e anche al dittatore albanese Enver Hoxha.
Visitare questi bunker, i monumenti e i musei che ricordano la nostra storia serve a custodire la memoria del passato.
Anche la festività del 25 Aprile è importante per la nostra memoria storica, per ricordarci quanti hanno dato la vita per la liberazione dell’Italia da una dittatura sanguinosa e da un nemico feroce, per ricordarci che bene prezioso sia la libertà. La libertà è legata a un filo che potrebbe rompersi senza che ce ne rendiamo conto; sta a noi custodire quel filo e renderlo sempre più forte e resistente.