La diplomazia è morta, viva la diplomazia! La follia di questi ultimi anni non accenna a diminuire e la parola magica “pace”, condivisa a parole dalla quasi totalità dei leader mondiali, resta una chimera vuota, senza contenuti e priva di un reale e concreto significato in assenza di vere proposte realizzabili per entrambe le parti in conflitto.
Il che vale per tutti i conflitti che attualmente insanguinano il mondo. A dettare legge sembra essere soltanto quel fiume di denaro finalizzato ad arricchire i produttori di armi, consegnando alla storia milioni di morti e feriti innocenti, creando e scavando sempre più in profondità quel solco che le inesistenti diplomazie non sembrano interessate a voler colmare con il dialogo e la ragionevolezza.
Minacce e insulti pronunciati da chi dovrebbe adottare ben altro vocabolario contribuiscono soltanto a inasprire i conflitti in essere. Sui giornali si legge di tutto: “La Russia si deve arrendere”, “Se la Russia non viene sconfitta invaderà l’intera Europa”, “Putin è un macellaio, un killer”, “Non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati se non garantire che l’Ucraina vinca questa guerra”; “La striscia di Gaza deve essere sotto il pieno controllo israeliano”, “Finché sarò premier nessuno stato palestinese”; Putin: “Siamo pronti a usare l’atomica”, “Conseguenze tragiche se l’occidente invia truppe in Ucraina”, “Colpiremo gli F-16 anche negli aeroporti Nato”… Questo risiko degli insulti rappresenta il termometro di situazioni che, in realtà, sembrerebbe rivelare la volontà di non voler affrontare concretamente e diplomaticamente i conflitti in essere.
Questo scenario ricco di slogan, ma privo di atteggiamenti lineari e trasparenti, mette a nudo ancora una volta gli atteggiamenti ambigui e contraddittori degli Stati Uniti e l’assoluta irrilevanza sullo scacchiere mondiale di un’Europa che arranca fedele e incapace di un minimo di autonomia. Nessun tentativo concreto dell’amministrazione Biden di arrivare ad una soluzione negoziata del conflitto russo-ucraino, solo l’invio incessante di armi sempre più micidiali che ragionevolmente faciliteranno una guerra senza fine e senza vincitori sul campo. Un fiume di denaro che non si comprende bene se completamente a fondo perduto o, magari, in conto ad una futura Ucraina in pace. Ovviamente l’Europa non è da meno e stanzia altri fondi. Ma quando questa guerra dovesse finire, quale Ucraina verrà riconsegnata ai sopravvissuti, quanti falchi andranno ad azzannare i soldi necessari a rimettere in piedi una nazione dove gran parte di una generazione sarà stata spazzata via, chi pagherà la ricostruzione se non il popolo ucraino.
Ancora più evidenti le contraddizioni sul fronte medio orientale, dove da una parte si “implora” Netanyahu di fermare il massacro di Gaza e dall’altra si pone il veto al riconoscimento di uno Stato palestinese e si continua a foraggiare Israele di armi. Europa se ci sei batti un colpo! In tutto questo a Israele è concesso di attaccare e bombardare Damasco e la Siria, il Libano, l’Iran senza alcuna condanna, mentre all’Iran è proibito reagire (senza alcuna condivisione del regime che lo governa). Evidentemente nessun tentennamento nella condanna al massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, ma la diplomazia internazionale parla di reazione misurata e adeguata, la cancellazione della Palestina rientra in questa definizione?
Il mondo è impazzito e l’Inghilterra da sempre fedele amica degli Usa, oltre a decidere di aumentare il budget per le armi e inviare altre centinaia di milioni per le armi all’Ucraina decide di liberarsi degli immigrati clandestini deportandoli in Ruanda (una soluzione che il nostro Governo ha giudicato “interessante”) con dei costi abnormi e una morale calpestata e massacrata. Ma perché, viene da chiedersi, in quasi tutto il mondo i nipoti ed i pronipoti degli immigrati divengono nemici acerrimi, quasi razzisti, nei confronti degli immigrati odierni… ancora una volta un interrogativo che rivela una risposta inquietante: la storia non insegna mai nulla.
Come sempre Massimo Cacciari è tra i pochi opinionisti e filosofi nostrani a mantenere lucidità e coerenza: «Il problema non è l’invio di armi, ma sapere se questa Europa ha anche un piano di pace per far cessare questa guerra. Se non è così, vuol dire che ha come obiettivo che la guerra duri all’infinito. Potrebbe avere una logica l’invio di armi all’Ucraina ma solo se insieme ci fosse anche un piano concreto di pace. Dov’è? Qual è? Se non c’è, e non l’abbiamo visto, vuol solo dire far proseguire il massacro all’infinito».