1 Il Lazio è la regione italiana che ha maggiormente sofferto per il sovraffollamento in pronto soccorso. Afferma il Simeu, la Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza del Lazio, che alle ore 14 del 13 marzo scorso erano presenti nei P.O. della regione 1.100 pazienti dei quali 345, dopo aver ultimato il percorso clinico in urgenza, erano ancora in attesa di posto letto per ricovero in ospedale.
Si può stimare – prosegue il Simeu – che, al di fuori di eventi eccezionali stagionali, ogni giorno circa 600 pazienti attendono nei pronto soccorso un posto letto, attesa che può durare anche per diversi giorni e nella maggior parte dei casi su barelle. Eppure circa un anno or sono il presidente della Regione Lazio Rocca annunciava come risolutrice una iniziativa che, a suo giudizio, avrebbe fatto uscire dalla grave difficoltà i pronto soccorso della Capitale.
La nuova gestione regionale era l’occasione per riprendere in modo organico, pieno, l’attuazione, nei tempi opportuni, dei diversi obiettivi di cambiamento, definiti con la riforma dei PS del 2019 (rinviata di fatto) e sulla base delle indicazioni della Conferenza Stato Regioni relativamente al triage, all’Osservazione breve oltre che al sovraffollamento. Un nuovo modello organizzativo.
Una scelta politica quella del presidente Rocca che, intestandosi una responsabilità diretta e personale, effettuava un investimento cospicuo del quale hanno beneficiato strutture private accreditate. Oggi 30 aprile termina quel “Progetto sperimentale temporaneo gestione sovraffollamento dei Pronto soccorso” partito il 10 maggio 2023. Il Progetto, riguardante 13 strutture ospedaliere di Roma area metropolitana, è stato realizzato tramite un accordo/programma regionale con strutture private accreditate di nuovo accreditamento o già contrattualizzate che, avendo posti letto a disposizione, vi hanno aderito su base volontaria.
Le risultanze di un progetto sperimentale temporaneo, gli esiti finali degli interventi posti in essere non sono ancora resi noti.
2 Si possono intanto formulare alcune domande e avanzare alcune osservazioni.
Le risorse aggiuntive per questo progetto sono state pari a 22.889.009 milioni ripartiti nelle annualità 2023 e 2024. Atteso che il tempo di permanenza media ai pronto soccorso del Lazio nel 2022 era di 22 ore a fronte dello standard nazionale di 8 ore e atteso che i tempi medi di attesa nazionali in PS, citati dalla Regione Lazio, risultano essere pari a 9,5 ore e registrando che per lo stesso anno in alcune strutture pubbliche e private di Roma Area Metropolitana si è arrivati ad attese di 46 ore, sembra opportuno chiedere che vengano resi noti i dati dei report bimestrali delle strutture sanitarie.
Sulla fase attuativa del progetto che si poneva l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa tra l’ingresso in pronto soccorso e quello in reparto, le ASL dovrebbero infatti aver redatto ogni due mesi un report per la Regione Lazio. È di utilità conoscerne gli esiti, se e in quale misura sia stato raggiunto l’obiettivo.
Le ASL erano tenute anche allo svolgimento di una attività, rivolta ai privati accreditati, «di verifica della qualità delle prestazioni erogate e della coerenza tra le prestazioni effettivamente rese e quelle autorizzate e accreditate, nonché della coerenza della produzione erogata con la configurazione per la quale è stato rilasciato il titolo di accreditamento».
Il presidente Rocca ha dichiarato di aver messo in campo nuovi strumenti centralizzati:
- La «Centrale operativa, modello protezione civile, che avrà sotto controllo in maniera organica tutta la situazione dei posti letto nel Lazio»;
- L’informatizzazione della gestione regionale dei posti letto «per far sì che in tempo reale si conoscano le disponibilità di ogni reparto e singola struttura ospedaliera»;
- una unità ispettiva regionale «che ha effettuato sopralluoghi presso i nosocomi, al fine di rendere disponibili posti letto ora inattivi e fluidificare i percorsi ospedalieri in continuità assistenziale» con l’ulteriore fine di affiancare le Aziende sanitarie per capire come implementare l’offerta.
Quali sono stati gli esiti di tale complessiva attività e dei controlli in specie?
Ci si riferisce all’esistenza dei posti letto corrispondenti agli specifici setting dichiarati come utilizzabili per il trasferimento in continuità assistenziale dei pazienti stabilizzati, prima ricoverati nei reparti di acuzie.
Il presidente Rocca all’avvio del suo progetto ha affermato che l’investimento di circa 23 milioni di euro sarebbe servito «a strappare l’infame maglia nera dei tempi di attesa nei nostri ospedali» e che la Regione Lazio era «già al lavoro per una linea d’azione strutturale che si svilupperà, tuttavia, in tempi rapidi».
A due anni dal progetto sovraffollamento nel prefigurato giro ciclistico quale maglia indossa oggi la Regione Lazio?
3 Ci si interroga sulla “azione strutturale” enunciata, su quali interventi strutturali avviati dal versante dell’offerta pubblica e della domanda appropriata. Al riguardo, in questi giorni il governo sta predisponendo un nuovo decreto.
Al sovraffollamento concorrono certo la carenza di personale, la carenza di posti letto nei reparti che devono ricevere gli acuti stabilizzati in pronto soccorso, e soluzioni organizzative per accogliere e trattare separatamente dai PS i casi di bassa criticità e bassa complessità di percorso.
Avviene in altre regioni (in Emilia Romagna ad es. con i Cau, i centri di assistenza e urgenza partiti a luglio 2023, d’intesa con la Conferenza Stato Regioni e con Agenas) con risultati apprezzabili quando nel Lazio la soluzione è la scorciatoia del ricorso al privato. La carenza di personale sanitario non necessariamente deve portare alla privatizzazione nelle soluzioni. Le peculiari “manovre strutturali” poste in essere, e che nelle intenzioni dovevano svilupparsi in tempi rapidi, vanno collocate nell’ambito programmatico e nei tempi di attuazione nel piano ospedaliero 24-26.
Non si può non osservare, tuttavia, che, nel frattempo, le decisioni nazionali e regionali di questi ultimi anni hanno messo in campo finanziamenti anche cospicui per progetti operativi spot che non hanno invertito la tendenza al riprodursi di liste di attesa patologiche cui si seguita a dare prevalenti risposte-tampone, contingenti, straordinarie che non danno soluzione alle carenze esistenti ma solo soluzioni prestazionali tramite il ricorso ai privati.
Una indagine Anaao del l3 luglio 2023 su dati ministeriali evidenzia per il Lazio al 2021:
PL per acuti 19.567 di cui quelli pubblici 10.794 pari al 52%, privati 8.773 pari al 44,8%.
Considerando esclusivamente i PL situati in ospedali dotati di DEA/PS e senza Dea/PS:
PL pubblici con Dea/PS pari a 10.133, senza DEA 661.
PL privati “equiparati”: con Dea/PS 4.483 senza Dea/PS pari a 679.
PL privati “case di cura” con Dea/PS pari a 952.
PL privati “case di cura” senza Dea/PS pari a 2659.
Anaao sostiene che sul piano nazionale «il numero dei PL negli ospedali sede di DEA/PS è inferiore a 3 PL per mille abitanti (2,8%)» con il risultato che «un numero di letti/acuti a disposizione dei servizi di pronto-soccorso, insufficiente alle richieste e inferiore a quanto prescritto dalla legge, da un contributo significativo al realizzarsi delle interminabili attese di ricovero fonte di affollamento, con un inevitabile incremento del rischio clinico, un inadeguato rispetto della garanzia dei Lea e della qualità delle cure».
Vi è dunque un problema di insufficiente numero di PL nell’emergenza urgenza che pesa molto di più del fenomeno degli accessi impropri. Il piano per la gestione del sovraffollamento ha messo in atto una riconversione temporanea di posti letto quando sarebbe necessario, come osservato dalla Simeu, un aumento dei PL in area medica e chirurgica da mettere a disposizione dei PS in previsione di iperafflusso.
Il numero dei PL acuti pubblici e privati accreditati ed effettivamente a carico del SSR è previsto dal DM70 in un rapporto non superiore a 3,0 ogni mille abitanti (art1 c2-All-2.1).
Il presidente Rocca ha affermato che con la rete ospedaliera 2024 – 2026, sarà superata la media di 3 posti letto ogni mille abitanti. Per la Capitale (Asl Roma 1, 2 e 3) la programmazione prevede l’identificazione di un fabbisogno aggiuntivo (per pubblico e privato) pari a 14 posti letto per acuti e 53 posti letto per la lungodegenza.
La domanda è se in tutte le strutture ospedaliere dotate di DEA/PS i PL per acuti sono pari al 3 PL per mille abitanti. È necessario domandarsi – osserva l’Anaao – come sia possibile l’accreditamento di presidi ospedalieri con posti letti per acuti privi di servizi di pronto soccorso e che dunque sono autorizzati a sottrarsi al circuito di emergenza/urgenza.
Oggi stando al piano ospedaliero regionale 24-26 le strutture accreditate nella Rete Ospedaliera non sede di Pronto Soccorso sono collegate ai PS/DEA «secondo afferenze territoriali con la funzione di supportare la loro capacità per i ricoveri non programmati e le urgenze differibili».
Il processo riguardante gli interventi programmati, stando al piano ospedaliero 24-26 «diviene, ora, un percorso organico inserito nella programmazione della Rete Ospedaliera per il quale, con successivo atto, verranno stabilite le soglie, i criteri di occupazione per area omogenea e le relative afferenze, considerando validi i criteri previsti all’articolo 2 comma a, b, ii della Determina Regionale n.000042 del 4 gennaio 2023».
Nel 2022 i trasferimenti da Pronto Soccorso nelle Case di Cura Accreditate sono passati da 9.000 di qualche anno fa a 24.112, di cui l’89,9% nelle strutture inserite nel protocollo di intesa con le Associazioni di Categoria (Determina Regionale n. G00042 del 5 gennaio 2023).
Rino Giuliani Responsabile sanità dello SPI CGIL di Roma e del Lazio