Incidente a Roma.
Nessun ferito,
nugolo di carabinieri

Roma, Largo Arenula ore 10,45 di questo lunedì (6 maggio) dal cielo indeciso, bacato, dicono in Maremma. All’incrocio, davanti all’ufficio postale, purtroppo invece una certezza: svolta a sinistra vietata, una signora con la sua auto azzarda, forse anche ignara.

Largo Arenula, Un'auto dei carabinieri

Un’auto dei carabinieri

Sulla corsia preferenziale due carabinieri motociclisti corrono veloci non certo per diletto e a semaforo verde. Il primo colpisce in pieno la fiancata dell’auto e rovina pericolosamente a terra, a bordo l’airbag esplode e annulla i danni. Botto terribile, paura tanta ma conducente e centauro sono illesi. Inutile anche, concordano, chiamare l’ambulanza. Per la patente invece un futuro incerto. Zona bloccata mentre i militari informano la centrale. Cinque, dieci minuti e la strada si popola inverosimilmente. Curiosi? Certo, ma soprattutto tanti militari dell’Arma.

Arrivano quattro gazzelle, 2+2 motociclisti, una civetta. Si contano un ufficiale, un luogotenente, tre sottufficiali, 4 graduati, un senza divisa e 4 militi, compresi ovviamente i due coinvolti nell’incidente. Sembra che l’intero comando provinciale voglia intervenire. Si, perché a un certo punto sono in cinque appesi al cellulare di servizio mentre la radio di una delle moto continua a crepitare. Ci sono quindi sei altri militari coinvolti dalle sedi di appartenenza in conversazioni che appaiono surreali vista l’ormai avvenuta comunicazione dell’accaduto. 

Tutti sappiamo che una stazione territoriale che ci tutela ha solo 5-6 addetti, che un giovane tenente sovrintende a un numero di abitanti e a un comprensorio vastissimi, e che per fortuna un carabiniere “non vale uno”. Il vostro cronista a riposo si espone: «Ma non vi sembra eccessivo? Ci servite, e come, per cose ben più importanti vi siamo grati infinitamente, signor tenente». Spallucce, perché la critica è pacata e affettuosa, e rende improponibile l’identificazione intimidatoria. Presenti increduli. Brutta pagina, riavvolgiamo il nastro. E che nessuno tocchi l’Arma.