«Il dissenso è essenziale per la democrazia ma non deve mai condurre al disordine». Così il presidente Joe Biden mentre commentava le recenti manifestazioni studentesche nei campus delle università americane. Rispondendo a una domanda dei giornalisti se cambierà la sua politica sul Medio Oriente a causa delle pressioni studentesche, Biden ha risposto con un secco “no”.
Alcuni analisti hanno cercato di suggerire gli attuali atti di disordine e in alcuni casi anche violenza come una ripetizione del 1968. Va ricordato che l’allora presidente Lyndon Johnson decise di non ricandidarsi a un secondo mandato a causa delle dimostrazioni studentesche che misero in risalto l’impopolarità e l’ingiustizia della Guerra in Vietnam. Si tratta però di due situazioni molto diverse, ma ciò non toglie che l’influenza dei giovani manifestanti potrebbe rappresentare un vero guaio per il candidato democratico alle elezioni di novembre.
Nonostante gli sforzi del presidente per un possibile cessate il fuoco fra Israele e Hamas, il voto dei giovani che ha aiutato moltissimo Biden nel 2020 potrebbe diminuire notevolmente. In un’elezione che sarà determinata da piccolissimi margini, tutti i gruppi, anche quelli minoritari potrebbero rivelarsi decisivi.
Nel 2020 il voto dei giovani, definiti fra 18 e 29 anni, andò a Biden con un margine di 24 punti su Trump. Il candidato democratico vinse l’Electoral College ma anche il voto popolare con un margine di quasi 5 punti. La politica di Biden su Gaza però ha eroso i suoi vantaggi e secondo alcuni sondaggi Trump otterrebbe la metà del voto giovanile. Un’analisi di Thomas Edsall del New York Times ci informa però che il voto giovanile si distingue per genere. Le giovani donne continuerebbero a favorire Biden (60%-22%). In questa visione la questione del diritto all’aborto spiegherebbe la differenza. Inoltre i giovani maschi non sembrano essere influenzati negativamente dallo stile brusco e spesso pieno di insulti che esce dalla bocca del candidato repubblicano.
Le manifestazioni studentesche che continuano tuttora hanno ricalcato il traballante rapporto fra Biden e i giovani. La stragrande maggioranza delle manifestazioni sono state pacifiche ma la violenza in alcuni atenei come Columbia University di New York e UCLA (Università della California di Los Angeles) hanno fatto anche il gioco della destra e di Trump. L’ex presidente è noto per esprimere idee di mano dura contro i manifestanti con la sua retorica di legge e ordine. Questa sua asserzione non si applica ovviamente alle manifestazioni degli assalitori del Campidoglio del 6 gennaio 2021. Va ricordato che centinaia di questi assalitori sono già in carcere e alcuni di loro come i leader di milizie di ultra destra stanno scontando lunghe sentenze che arrivano a 20 anni di reclusione.
Gli arresti di studenti negli atenei sono temporanei ma in alcuni casi come a UCLA scontri tra manifestanti pro-palestinesi contro manifestanti pro-Israele hanno scatenato atti di violenza. La polizia è intervenuta ma all’inizio sembra essere rimasta a guardare mentre i sostenitori di Israele caricavano i loro avversari. Poi la polizia è intervenuta lasciando da parte i filo-israeliani e concentrando la mano dura sui filo-palestinesi. Il rettore della UCLA Gene Block ha accettato questa versione dei fatti e ha promesso un’indagine per arrestare i veri colpevoli della violenza sui filo-palestinesi. Anche l’Fbi è stata invitata a partecipare alle indagini che, per identificare i colpevoli, userebbe simili tecniche a quelle messe in atto negli assalti al Campidoglio del 6 gennaio del 2021.
Le immagini di caos nelle università non aiutano Biden politicamente con gli americani in generale né con i giovani. Ciononostante l’attuale presidente ha fatto delle mosse che hanno favorito i giovani. Biden ha annunciato due mesi fa la cancellazione di debiti studenteschi pari a 1,2 miliardi di dollari, favorendo i redditi più bassi. Inoltre, a differenza di Trump che ha definito il riscaldamento globale una bufala, Biden ha aderito all’accordo di Parigi che impegna i firmatari a limitare la crescita della temperatura media globale.
Ci vogliono ancora parecchi mesi alle elezioni e molto può cambiare. Il voto dei giovani potrebbe rivelarsi decisivo. Potrebbero non presentarsi alle urne, insoddisfatti dalla politica di Biden che non ha bloccato la reazione esagerata di Benjamin Netanyahu in Gaza. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso con la morte di 1200 israeliani, 34 mila palestinesi, 15 mila di essi bambini, hanno perso la vita. Il governo israeliano è stato persino accusato di genocidio. Biden ha pubblicamente ripreso Netanyahu ma si è rivelato impotente a fermare queste stragi. Continua ad armare Israele pur minacciando di sospendere l’invio di altre bombe.
Ciononostante i giovani elettori farebbero bene a ricordare cosa significherebbe un secondo mandato di Trump. L’ex presidente lo ha chiarito in tutte le sue asserzioni confermate in una recente intervista a Time Magazine. L’articolo, titolato “If He Wins” (Se lui vince), ci conferma che Trump continuerebbe la politica sull’aborto che lascia agli Stati la decisione con tutti problemi per le donne e il personale medico. Trump ha promesso nell’intervista che mobiliterebbe l’esercito americano per rastrellare i migranti e deportarli in massa. Licenzierebbe i procuratori generali che non gli obbedirebbero a indagare i suoi nemici. In effetti, Trump ha promesso di assumere poteri dittatoriali. I giovani e gli americani in generale farebbero bene a tenere in mente queste sue dichiarazioni quando si presenteranno alle urne.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.