1) Il politico: giova chiedersi cosa sia, in cosa consista. Dovrebbe essere una persona che non svolge un programma prestabilito in articoli e paragrafi come si trattasse di un progetto di legge o un regolamento amministrativo. Piuttosto si pone finalità generali, obiettivi d’insieme; procede verso di essi con una continuità d’indirizzo che include e non esclude apparenti contraddizioni, deviazioni, inflessioni a seconda delle circostanze. Rigoroso e flessibile insieme. È per questo che sono rari i politici che legittimamente possono dirsi tali?
2) Parlamento Europeo: molti illusi tra un mese saranno delusi. Molti delusi già ora, che si erano illusi. Come la volpe diranno che l’uva non è matura. Hanno di nuovo preso una fregatura. È noto che più dell’onore può il digiuno: tutti per uno. Ma quell’uno è nessuno.
3) Caso Genova. Di Giovanni Toti so quello che conosce la maggioranza degli italiani: è il presidente della regione Liguria, è stato consigliere politico di Silvio Berlusconi, quello che dice e propone quando è ospite di trasmissioni televisive. Se sia colpevole e di cosa; se sia l’ennesima montagna che finirà con il partorire il proverbiale topolino (quante altre volte è accaduto…), non saprei dire, come tutti attendo sviluppi. Comunque perplesso circa l’opportunità dell’arresto a quattro mesi dalla richiesta, misura pur attenuata dal fatto che sono “domiciliari”. Non sono Giulio Andreotti, dunque non mi permetto di peccare pensando male: che siamo alla vigilia di elezioni importanti; che possa essere un brutale “messaggio” mandato a una classe politica che si accinge a varare riforme sulla giustizia che la magistratura associata non gradisce.
Ancor più perplesso per il fatto che la mega inchiesta si basi – così si assicura – in massima parte su intercettazioni ambientali. Se ne forniscono “assaggi”, sui giornali e in TV. Ma chi ha selezionato quei passaggi resi noti? In che contesto quelle frasi vengono pronunciate? I toni, e quello che si dice prima e dopo? E siamo certi che le trascrizioni corrispondano a quello che davvero si è detto? È sterminato l’elenco delle trascrizioni farlocche: si diceva una cosa, se ne intendeva un’altra. Andiamo indietro nel tempo: qualcuno ricorderà il famoso “”Sbancato”, “stancato”, “sbiancato”, che vedeva coinvolti nientemeno che Antonio Di Pietro e Francesco Pacini Battaglia, “Chicchi”, il banchiere un gradino sotto Dio.
Intercettazioni e tempistica a parte: in queste ore molti amici e sodali di Giovanni Toti, pur non escludendo nulla, pur nutrendo fiducia nell’operato della magistratura, si augurano che Toti possa rapidamente dimostrare la sua innocenza. Lo dice Maurizio Lupi, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, tantissimi altri. E aggiungono che (vale per Toti e per tutti) in uno stato di diritto si è innocenti fino a sentenza definitiva che sancisca il contrario.
Sulla presunzione di innocenza fino a condanna definitiva nulla quaestio. Sulla prima affermazione invece… È la dimostrazione che anche a chi si professa garantista mancano ormai i fondamentali.
Questione non dell’oggi. Quando anni fa l’allora presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco venne coinvolto in una mai del tutto chiarita vicenda di tangenti, Walter Veltroni che gli era amico, gli volle attestare solidarietà e vicinanza: gli fece recapitare un biglietto con scritto: «Caro Ottaviano, ti auguro di poter provare la tua innocenza». Era sincero, Veltroni, partecipe e solidale. Come molti oggi con Toti.
Bene: in uno stato di diritto, e i garantisti lo dovrebbero sapere, è il Pubblico Ministero che deve dimostrare la fondatezza delle sue accuse; l’imputato non deve dimostrare un bel nulla. Se lui e il suo avvocato lo ritengono, può tacere; può perfino accusarsi, non conta nulla. È l’accusatore che deve dimostrare. L’imputato può controbattere, se lo crede, ma non deve dimostrare nulla.
Che amici e sostenitori di imputati, in totale buona fede, augurino che possa «provare la sua innocenza» è la dimostrazione palese e solare di quanto si sia caduti in basso e si sia persa la cognizione e il “sentire” del garantismo e dello stato di diritto. Di quanto il veleno del giustizialismo ci abbia inquinato, di come ci si è trasformati in bavose tricoteuses senza rendercene conto, e un po’ tutti ne siamo preda e vittime.
4) Ma gli effetti del mojito durano così tanto? Matteo Salvini, secondo le agenzie, “scatenato”: «Macron e Monti vanno curati, vadano loro in Ucraina».
5) Se Roccella parla nessuno se ne accorge. Se le si impedisce di parlare la cosa diventa “notizia”. Bisogna essere davvero imbecilli a non capirlo. Detto questo certo: solidarietà ai silenziati e condanna ai molesti silenziatori. Sempre.
6) L’amico molto molto critico con Joe Biden e Donald Trump: «Invotabili, oltretutto perché troppo vecchi» (81 anni l’uno, 77 anni l’altro). Poi dice che apprezza molto Bernie Sanders (82 anni); Papa Francesco (87 anni) e Sergio Mattarella (82 anni).