Il Canale Navile
l’antica “autostrada”
da Bologna al Po

Il Canale Navile non fu costruito per caso. Nel Medioevo Bologna aveva il problema di arrivare al Mare Adriatico per importare materiali ed esportare prodotti agricoli e manufatti. La via d’acqua ebbe un ruolo economico fondamentale fino al 1948 quando le strade e i treni lo misero fuori mercato. Maria Luisa Berti ricostruisce la storia del Canale Navile.

Navile, Il Canale Navile alla chiusa del Torreggiani

Il Canale Navile alla chiusa del Torreggiani

Bologna è la città delle acque: il torrente Aposa ancora scorre sotterraneo, quando è in piena. E dai fiumi Reno e Savena, fin dal Medioevo, derivano canali che attraversano la città.

Nel 905 il re Berengario I aveva concesso a Bologna la libertà di navigazione dal Reno al Po, la Selva di Pescarola e un porto sul Reno. Anche il diploma di Enrico V del 1116, atto di nascita del Libero Comune, contiene concessioni ai bolognesi sulla navigazione dal Reno al Po attraverso le valli paludose. Ma la navigazione era difficoltosa, perciò il Comune nel 1208 si accordò con i Ramisani, i privati che gestivano il Canale di Reno, per costruire un canale navigabile sicuro. Cominciò così l’escavazione di un nuovo canale navigabile che, cominciato nel 1221, divenne il Navile.

In località La Bova, dove è ancora visibile il sostegno omonimo, cioè la chiusa, le acque dei canali che attraversavano la città furono successivamente convogliate in un unico canale, il Navile, che per quasi sette secoli fu la principale via di comunicazione dall’entroterra ai porti sull’Adriatico. Era navigabile da Bologna a Corticella, poi sfruttando un vecchio alveo del Savena, giungeva fino a Malalbergo per poi immettersi nel fiume Reno e arrivare al Mare Adriatico.

Sul mare Venezia aveva il dominio dei traffici e contrastava l’espansione commerciale di Ravenna, Ferrara e Bologna. I bolognesi perciò costruirono un castello alla foce del Po di Primaro per sorvegliare la navigazione. Fu scontro aperto con i veneziani (1271), il cui esercito guidato dal nipote del Doge, Iacopo Contarini, fu sconfitto da quello bolognese guidato dal generale genovese Lanfranco Malucelli. La battaglia si svolse alla Polesella, sul Po di Primaro. Bologna comunque dovette abbattere il suo castello in cambio della libertà di importare sale e grano dalla Romagna senza pagare dazi a Venezia.

Papa Paolo III Farnese, affresco di C. Salviati. L’Enciclopedia, La Biblioteca di Repubblica

Nel 1292 il Navile fu ricostruito completamente tra Pegola (sede della dogana tra Stato Pontificio e Ducato Estense) e Malalbergo. Da allora al porto di Malalbergo le merci venivano scaricate dalle barche, pagavano il dazio e proseguivano la navigazione inferiore, Canal Morto, fino a Ferrara al fiume Po e all’Adriatico. La navigazione era però ostacolata dalla forte pendenza del terreno e dall’interramento delle acque per cui verso la fine del Quattrocento i Bentivoglio pensarono di sistemare il canale dandone l’incarico a Pietro da Brambilla, ingegnere del Ducato di Milano. Sulla sua direzione fu scavato un nuovo canale, la Fossetta, navigabile, dove furono costruite due conche di navigazione in muratura (sostegni o chiuse) che permettevano alle barche di superare i dislivelli del terreno. Il vecchio canale, il Canalazzo, finì per servire come canale di scarico. Il vecchio porto del Maccagnano fu spostato a Porta Galliera.

Nel 1548 il Papa Paolo III Farnese e il Senato di Bologna incaricarono Jacopo Barozzi da Vignola di dare una sistemazione razionale al tracciato del canale: egli restaurò i vecchi sostegni del Battiferro e del Grassi, ne fece costruire altri, tra cui quello della Bova e quello di Corticella, e un nuovo porto dentro la città (il Porto Navile). Dalla Bova a Malalbergo i salti d’acqua potevano così essere superati dalle barche grazie a dieci sostegni (o chiuse o conche): Bova, Battiferro, Torreggiani, Landi, Grassi, Corticella, Chiusetta, Castagnola, Bentivoglio, Malalbergo.

Il sostegno del Battiferro, il cui nome deriva da un opificio per la lavorazione del ferro, sorge dove Canalazzo e Fossetta si biforcano. La lapide in arenaria sulla facciata rievoca i lavori di ristrutturazione, realizzati dal Vignola e voluti da Papa Paolo III. Nel 1901 fu costruita la centrale elettrica che utilizzava energia idraulica a vapore e che funzionò fino al 1961.

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