La tregua olimpica per i giochi di Parigi. L’impensabile potrebbe diventare possibile. La sanguinosa guerra in Ucraina potrebbe vedere un improvviso cessate il fuoco dal 26 luglio all’11 agosto, i giorni delle Olimpiadi.
All’apparenza non ci sono margini di trattative. Vladimir Putin nega ogni ipotesi di tregua olimpica, Volodymyr Zelensky fa altrettanto ma sotto traccia qualcosa si muove. Tutti e due i nemici apprezzano gli sforzi diplomatici di Xi Jinping. Il presidente ucraino apre uno spiraglio verso una possibile iniziativa della Cina: «Vorrei vederla coinvolta nella conferenza sulla pace che la Svizzera organizzerà a giugno, senza la Russia. Ha un’influenza». Il presidente della Federazione Russa considera inammissibile l’assenza di Mosca dai colloqui in Svizzera per un cessate il fuoco ma ribadisce l’apprezzamento per Pechino: «La Cina ha una sincera volontà di pace».
Xi Jinping è attivissimo. I viaggi all’estero sono stati molti nell’ultimo anno. Partecipa alle riunioni del G20, va negli Stati Uniti da Joe Biden, vede Emmanuel Macron a Parigi, incontra più volte Putin, a Mosca e a Pechino. È intenso l’attivismo diplomatico del presidente della Repubblica Popolare Cinese. Cerca di trovare una soluzione politica sia alla guerra in Europa tra la Russia e l’Ucraina e sia a quella in Medio Oriente tra Israele e Hamas.
Xi Jinping ha una impostazione anti Occidentale, critica l’espansionismo degli Stati Uniti, firma “l’amicizia senza limiti” con Putin ma vuole chiudere tutti i pericolosi focolai di guerra, cominciando da quello in Ucraina. L’economia dell’ex Celeste Impero è in affanno e Xi cerca la pace. Soffre la produzione industriale, gli operai e i giovani cinesi rischiano di restare senza lavoro, il dissenso politico interno non è del tutto domato, prima la pandemia del Covid e poi la guerra in Ucraina infliggono duri colpi al sistema produttivo che perde una parte degli importantissimi mercati occidentali. Nell’incontro con Biden in California cerca il dialogo, vuole una pacifica competizione con gli Stati Uniti. Tenta di mettere in piedi un nuovo ordine internazionale basato su una sorta di tacita diarchia tra Washington e Pechino, le due superpotenze mondiali.
Cerca in dialogo anche con l’Unione Europea, anzi cerca d’inserirsi nelle sue divisioni interne. Nell’incontro con Macron a Parigi raccoglie l’appello del presidente francese a una tregua in Ucraina per le Olimpiadi. Nel successivo vertice a Pechino con Putin, il 43° tra i due capi di Stato alleati, tenta di convincere lo “zar” a siglare una tregua olimpica. L’incontro si conclude con un avvolgente abbraccio di Xi Jinping che sovrasta il “vecchio amico”. Per qualcuno è un gesto di affetto, per altri un simbolo del predominio cinese.
Per molti osservatori non ci sono novità, la guerra andrà avanti. Per altri invece si sta schiudendo la possibilità a una tregua. Anzi, per qualcuno si potrebbe arrivare a un cessate il fuoco “modello Corea” sulle orme della bozza scritta a Istanbul nel marzo del 2022: stava per essere firmata da Putin e Zelensky poi tutto saltò improvvisamente e prevalse l’oltranzismo bellico britannico e americano.
In molti ora stanno spingendo per una soluzione politica del conflitto: Papa Francesco non è più così isolato nei suoi appelli per la pace. Zelensky è in gravi difficoltà, mancano soldati e gli aiuti militari statunitensi arrivano con grande ritardo così le truppe russe tornano ad avanzare a oriente, nel Donbass. L’importante città di Kharkiv è semidistrutta e rischia di cadere. Anche Putin non sta molto meglio. L’aggressione della Russia all’Ucraina non è una passeggiata: avrebbe perso circa 50.000 militari, il sistema produttivo è prostrato e ridotto a una “economia di guerra”. I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente sono osteggiati dagli americani e Biden cerca di arrivare a un cessate il fuoco per non compromettere la sua rielezione a novembre a presidente degli Stati Uniti.
C’è soprattutto l’interesse di Xi Jinping di arrivare alla fine del conflitto. L’economia cinese ha perso gran parte dei mercati occidentali a causa della guerra. L’interscambio commerciale tra Cina e Russia è molto salito negli ultimi due anni ma anche oggi è di gran lunga inferiore a quello con l’America e l’Europa.
Kung Chan, attento analista, fondatore del think tank cinese «Anbound», già qualche mese fa sottolineava la debolezza strutturale della stretta alleanza economica tra Mosca e Pechino: «È noto che la Russia non produce molto oltre a petrolio e gas… e ai cinesi la vodka non piace».