Ci salverà la musica? Dipende. Certo se non sgraziati, gracchianti o mal gestiti, il suono, il canto, quel sottofondo armonioso, suscitano emozione, favoriscono il contatto e la conoscenza, sono il vero esperanto. Non è un caso che ne risulti spesso un’esaltazione collettiva, festosa quanto innocua e per questo ormai simbolicamente maledetta da chi non accetta il moderno “Inno alla Gioia”.
Bataclan, Nova, Circus Hall tanto per citare i più eclatanti, e cioè Parigi, Tel Aviv e Mosca, raduni visti come orge immonde. Certo hanno ben altri significati e fanno parte di una dimensione più tragica, ma l’aspetto concerto ci mostra una criticità che dovrebbe far riflettere. E spingerci tutti a … cantare, a prescindere.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken si è permesso di cantare e di suonare la chitarra in un locale di Kiev. Qualcuno ha storto la bocca. A noi è parso in sintonia con le sfide drammatiche e controverse del momento. E confidiamo che vorrà replicare in altre sedi martoriate! Blinken è mancino ma ha il “destro” giusto per riempire la scena. Di MUSICA si intende ed ha duettato con Bob Dylan, il mito della salutare rivolta negli Usa (hai presente il Vietnam e compagnia?) che ancora oggi evoca ideali di giustizia.
A ciascuno il suo. A Roma di orchestrali ce ne sono pochi e il sindaco affronta (!?) le emergenze (per nostra fortuna non belliche) della capitale, suonicchiando con il mieloso Baglioni. Vuoi mettere!