Carta igienica
in picchiata
grazie al bidet

Papa Francesco stringe la mano ai fedeli

Un Papa che si lamenta per l’eccesso di “frociaggine” nei seminari è un problema che riguarda soprattutto i credenti, senza facili sentenze, al di là della volgarità; una deputata progressista (!) che si produce in un acrobatico “sti cazzi” da attribuire ad altri, pur non essendo romana e quindi senza l’alibi vernacolare, è un problema che riguarda la politica e il suo decadimento culturale (oddio che paroloni). Si vabbè, e allora? Se ne parliamo è solo per sentirci autorizzati, noi, a …sbracare, in senso stretto.

Parliamo infatti di culo e di cacca e pretendiamo di essere i più puliti.

Dunque c’è un aumento esponenziale del prezzo della carta igienica. In soli tre anni, complice anche la coda della pandemia che ha incrementato, con la reclusione forzata, il bisogno, si è registrato un incremento del 44% e non si sa di questo passo dove si andrà a parare, visto che i prezzi lievitano in virtù, si, di fattori speculativi ma anche di dati incontrovertibili che al momento si chiamano crollo di importazioni di cellulosa dalla Russia e impennata dei costi di produzione dovuti al caro energia.

Carta igienica, Scaffali di carta igienica

Scaffali di carta igienica

Una volta (ah l’autarchia!) c’era il ricorso al riciclo della carta di giornale, preventivamente stropicciata; o agli elenchi telefonici non consegnati subdolamente in cambio dei nuovi. I più fortunati erano gli impiegati, pubblici o privati, che potevano sottrarre dolosamente fogli di carta velina destinata alle copie dattiloscritte.

Ma il dato sui consumi non è uniforme in tutto lo stivale. E per una volta possiamo stupirci visto che quattro rotoli di prezioso velo costano a Bolzano 3 euro e quaranta centesimi mentre a Siracusa te li “regalano ” a solo 1 euro e settantasette. Sarà la legge della domanda e dell’offerta, visto che là ci sono le Alpi con Reinold Messner in cima, accaldato, e qua c’è il mare Jonio con Enzo Maiorca a bagno in apnea. Cittadini illustri. Scherzi a parte, il problema dell’igiene intima ha assunto un rilievo non secondario perché condiziona strategie di mercato (mantengono lo stesso prezzo ma riducono la quantità di prodotto: si scrive shrinkflation ma si legge fregatura), ed equilibri ambientali visto che la carta si ottiene dal legno.

Bidet, water e carta igienica in un bagno

Secondo la SIMA, che monitora il settore, in Italia ogni anno finiscono nel cesso 3 milioni di alberi, 200.000 solo a Roma. C’è da riflettere anche se risultiamo i consumatori più morigerati. Pensate che negli Stati Uniti ogni cittadino consuma mediamente 141 rotoli, pari a 12,7 chili; in Germania 134 rotoli, 12 chili; in gran Bretagna 127 pari a 11,4 chili. E noi? Tenetevi forte. Il nostro consumo pro-capite annuo di carta igienica si ferma a 70 rotoli, sì, settanta, pari a 6,3 chili.

Avarizia, scarsa pulizia, stitichezza diffusa? Ma no. L’uovo di Colombo si chiama bidet, quel meraviglioso attrezzo che impera nei nostri e non negli altrui bagni. L’abluzione rende solo propedeutico l’uso del rotolone con grande risparmio e a tutto vantaggio della salute. Siamo campioni del mondo con qualche tentativo di imitazione nel Mediterraneo. Finalmente un primato, singolare, ma pur sempre un primato! E no, alza il dito il solito Pierino: consumi meno carta ma più acqua.

E a noi che pensavamo già di aver salvato il pianeta si propone il dilemma se distruggere un bosco  ceduo e pazientare, o prosciugare un torrente e aspettare una piena. Oppure…no, il ditino no.