Forsennata caccia al voto per le elezioni europee. Appuntamento anche a Caivano. Si fa l’impossibile per raccogliere consensi. Certamente non c’è uno scambio di cortesie. Giorgia Meloni si aggrappa a tutto, anche al turpiloquio. Martedì 28 maggio va a Caivano per inaugurare un nuovo centro sportivo nel paese vicino a Napoli flagellato dal degrado sociale e assediato dalla camorra.
La presidente del Consiglio va verso Vincenzo De Luca con passo deciso, gli stringe la mano e dice: «Presidente De Luca, “quella stronza di Meloni”: come sta?». Il governatore della Campania terreo in volto risponde con un filo di voce: «Benvenuta. Bene in salute».
Turpiloquio contro turpiloquio. Qualche mese prima De Luca, in un fuorionda rubato, dà della «stronza» a Meloni perché gli consiglia «di lavorare invece di manifestare» a Roma contro il governo. Turpiloquio contro turpiloquio. L’offesa è sempre la presidente del Consiglio e presidente di Fratelli d’Italia ma c’è una differenza: il presidente della Campania, un irregolare del Pd, lancia l’offesa in privato; Meloni la rimanda al mittente in pubblico, in sede istituzionale, davanti ai giornalisti, alle telecamere e ai videotelefonini.
De Luca prevede «una passeggiata elettorale» del capo dell’esecutivo di destra-centro. Lei rintuzza parlando a Caivano: «Se tutte le volte che il governo passeggia porta questi risultati allora continuiamo a passeggiare!». Rivendica gli impegni mantenuti nella lotta alla criminalità e contro il degrado a Caivano. Assicura: «Esporteremo il modello Caivano…Faremo vincere lo Stato». De Luca successivamente commenta: «Ho visto che la Meloni ci ha tenuto a comunicare la sua nuova e vera identità e noi non possiamo che concordare ovviamente».
Manca una manciata di giorni alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Il risanamento sociale e la lotta alla criminalità a Caivano sono azioni benemerite ma cosa c’entra il turpiloquio? Cosa c’entra la diffusione su Internet e in televisione dei video su “quella stronza di Meloni”? Forse la presidente del Consiglio vuole rafforzare la sua impostazione gladiatoria per raccogliere più voti? Forse vuole presentarsi come la donna forte della quale ha bisogno l’Italia?
Probabilmente l’obiettivo è questo. Gli ultimi sondaggi elettorali non sono molto brillanti per Fratelli d’Italia: resta sempre il primo partito italiano con un voto stimato del 26%-27% ma i consensi scendono dal picco del 30% di un anno fa e il Pd di Elly Schlein sale al 21%-22% da un minimo del 18%. Tuttavia il turpiloquio, i modi spicci possono perfino essere controproducenti.
La storia è lunga. Umberto Bossi decreta il successo della Lega Nord sparando ingiurie e parolacce contro gli uomini della Prima Repubblica. Dall’opposizione va al governo e fa flop. Beppe Grillo azzera la Seconda Repubblica e porta al trionfo elettorale il M5S a colpi d’insulti e di “vaffa…”. Il comico genovese nel 2018 conquista oltre il 32% dei voti nelle elezioni politiche con una campagna populista di sberleffi e d’offese. Ma poi i grillini, passati dalla furente opposizione al governo, dimezzano i consensi.
Il turpiloquio non giova. Non aiuta l’autorevolezza della presidente del Consiglio. Gli elettori chiedono ai governi non caotici scontri a colpi d’insulti ma risultati, di dare risposte efficaci ai problemi. E l’Italia deve affrontare tanti e gravi problemi sia sul fronte interno sia su quello internazionale.