Si discute di Ninna Nanna. Rita Mattei è tanto garbata nei modi quanto dura nei contenuti. Giornalista d’inchiesta “morde” le notizie, va a fondo, senza reticenze, nel rispetto dei fatti. Negli anni di lavoro come inviata al Tg2 e al Tg3 è una grande appassionata di cronaca nera, ma nella sua “penna” c’è soprattutto la giudiziaria e la mafia.
Mattei ha svolto inchieste su camorra e n’drangheta e ha lavorato a Lezioni di Mafia, programma ideato da Giovanni Falcone e Alberto La Volpe, un grande direttore del Tg2 di oltre 30 anni fa. Lasciata la Rai si dedica ai libri e all’insegnamento nella Scuola di Giornalismo di Urbino. Il suo ultimo libro è Ninna Nanna. Una storia d’amore e di mafia, casa editrice All Around. Il dibattito su Ninna Nanna si svolgerà il 7 giugno a Roma. Sarà presente l’autrice, interverranno i giornalisti Lucia Visca e Valter Vecellio. L’appuntamento è fissato in via Aldo Sandulli n.80 alle ore 19.
Nel volume Rita Mattei prende spunto da fatti reali per raccontare la storia della criminalità organizzata. La protagonista è una giovane donna, bella, dalla vita tragica firmata dalla mafia. La giornalista spiega: «Ninna Nanna, sotto forma di diario, racconta la storia di una giovane donna che si intreccia con la storia del Paese, delle guerre di mafia, delle stragi, del sequestro e dell’omicidio di un bambino, figlio di un pentito».
Le vicende narrate sono vere, mentre «dialoghi e considerazioni sono frutto della mia immaginazione ma coerenti col mio lavoro di cronista». Si ispira anche a Pirandello: «Ho cercato, come dice Pirandello in una delle sue Novelle, di mettermi nelle scarpe della protagonista, di percorrere una parte del cammino percorso da lei, di vivere il suo dolore, le sue risate, i suoi dubbi».
La protagonista del libro si chiama Carmelina. Un comunicato stampa dà un quadro del volume: «Carmelina, una donna giovane, bella, forte, moglie del numero 2 di Cosa Nostra, è cresciuta a pane e mafia: era mafioso suo padre, lo sono i suoi fratelli, suo marito. Le stragi che negli anni Novanta sconvolgono Palermo e l’Italia intera la costringono a riflettere sulla vita, sul dolore, sui lutti, sul codice d’onore, la vendetta, l’omertà». Tragedia segue a tragedia: «Il pentimento del fratello Alessandro, primo “sbirro” dei corleonesi, è un disonore per la famiglia. E una condanna: il tradimento si paga con la vita. Sarà un massacro. Per Carmelina niente sarà più come prima e, seguendo il consiglio di un bizzarro parrino, comincia a scrivere. Pagine che legge, rilegge e poi distrugge, per non lasciare pericolosi pizzini in giro».