Pensoso e pomposo anche nelle apparizioni pubbliche seguite alla durissima sconfitta inflittagli dagli elettori francesi alle europee dell’8 e 9 giugno, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron tenta di recuperare consensi giocando la carta delle politiche anticipate.
Battaglia decisiva per il suo futuro politico, le legislative si svolgeranno nei due turni (30 giugno e 7 luglio) fissati in seguito allo scioglimento anticipato dell’Assemblea Nazionale voluto dall’Eliseo subito dopo la diffusione dei risultati delle europee. Elezioni chiuse con il partito lepenista che aveva doppiato Renaissance (il partito di Macron) superato nettamente anche da un cartello di sinistra che segnava il rilancio dei socialisti.
Di fronte alla peggiore sconfitta di Renaissance, più noto come “En Marche!”, il movimento politico “né di destra né di sinistra” fondato da Macron nel 2016, adesso il Presidente francese tenta il contropiede. Con la stessa giocata fatta in Spagna da Pedro Sanchez dopo la netta sconfitta subita dai socialisti alle amministrative del 2023. Appena conosciuto l’esito del voto, Sanchez si dimise da capo del governo per provocare le politiche anticipate. Azzardo riuscito. Le nuove elezioni permetteranno al leader spagnolo la grande rimonta del 23 luglio, grazie alla quale riuscirà ad emergere nuovamente come primo ministro relegando il Partito Popolare all’opposizione.
Ma se la mossa di Macron adesso è la stessa di quella riuscita un anno fa al premier spagnolo è improbabile che la partita giocata dal fondatore di “En marche!” possa avere lo stesso esito positivo. Per il momento Monsieur le Président si ritrova in trincea all’Eliseo, senza maggioranza e con la prospettiva di dover governare con Le Pen. Una situazione che fa emergere in maniera ancora più evidente la differenza di cultura politica che corre tra il francese e lo spagnolo. Infatti il tecnocrate francese ha inventato a freddo un nuovo partito nel 2016 con l’obiettivo dichiarato di cancellare le antiche famiglie politiche in crisi. Il segretario socialista e primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, ha invece alle spalle la storia e la tradizione di un partito (il PSOE) fondato nel 1879.
Comunque sia, l’esito delle prossime elezioni politiche francesi sembra scontato fin d’ora. Secondo tutti i sondaggi Macron sarà costretto alla coabitazione con un esponente del Rassemblement National a capo del nuovo governo. Probabilmente Jordan Bardella, il ventottenne capolista che ha ottenuto il miglior risultato della storia del partito di Le Pen. Insomma, come sostengono molti osservatori e analisti politici: il macronismo è sull’orlo dell’abisso.
A rendere evidente il declino è stata Marine Le Pen, che prima ha cambiato il volto del Front National e poi ha trasformato le ultime europee in un referendum sull’impopolare Macron. Adesso dopo aver umiliato il presidente della Repubblica si pone come la più seria candidata alla sua successione all’Eliseo nel 2027.
Lo scenario di una netta vittoria della destra alle politiche di fine giugno è avvalorato da tutti i sondaggi per i quali il Rassemblement National della nuova coppia Le Pen-Bardella otterrebbe tra il 33 e il 35% dei voti, davanti al Nuovo Fronte Popolare (tra 27-29%, mentre i centristi di Renaissance non riuscirebbero ad andare oltre il 20 per cento.
Se le cose andassero così, sarebbe la fine del movimento politico inventato nel 2016 da Macron. All’epoca giovane e brillante ex banchiere di successo che si era appena dimesso da ministro dell’Economia (governo guidato dal socialista Valls) per fondare un nuovo movimento politico. Nome “En Marche!”. Collocazione “né di destra né di sinistra”. Missione: rottamare i partiti tradizionali a cominciare da quello socialista. Obiettivo immediato: fermare la corsa di Marine Le Pen verso l’Eliseo.
Candidatosi l’anno dopo contro la leader del Front National, Macron diventerà Presidente della Repubblica nel 2017. Confermato nel 2022, da sette anni guida la Francia senza però essere mai riuscito ad entrare in sintonia con il popolo francese.
Distinto e distante dalla gente comune ha sempre fatto cadere dall’alto leggi e provvedimenti. Ripetutamente contestato nel corso di violente manifestazioni di piazza, l’inquilino dell’Eliseo è diventato sempre più impopolare. E negli ultimi tempi addirittura inviso per le posizioni assunte sulla guerra in Ucraina e per l’ostentato interventismo bellicista a fianco di Kiev che deve essergli costato molti, moltissimi voti.