A 87 anni Papa Francesco, nonostante gli acciacchi evidenti dell’età, dimostra quotidianamente una visione e un pensiero di incredibile lucidità e concretezza. E non è questione di fede, o di personificazione religiosa e dogmatica della sua persona, è semplicemente “politica”.
Quella politica vera e concreta che trova visibilità soltanto nelle altisonanti parole delle Costituzioni di tante nazioni, ma che sembra ormai completamente scomparsa e dimenticata dall’orizzonte di quasi (e dico quasi per non voler essere assoluto) tutti i politici di professione, i leader mondiali, i governi.
La storia, il mondo moderno ci ha insegnato che il sistema democratico rappresenta al momento il miglior sistema politico esistente, pur nelle sue riconosciute e conclamate imperfezioni… Va bene così perché si cerca di migliorarlo. I cittadini votano, scelgono chi li dovrà governare e si va avanti: chi arriva vara le sue riforme, poi arriva un altro e le disfa. E si ricomincia, senza confronto, senza dialogo, con i Parlamenti ridotti a mero pallottoliere che vota “si” o “no” e… viceversa. Conta solo l’appartenenza, il ruolo, i privilegi, e chissenefrega del libero arbitrio, di neuroni e sinapsi, ma soprattutto chissenefrega se a votare si reca meno del 50 per cento degli aventi diritto e chissenefrega se l’eletto sarebbe tenuto a rispondere al popolo e non al partito. Cervelli all’ammasso contro cervelli liberi e in fuga!
Ma torniamo a Bergoglio, anzi a Papa Francesco! Citando il beato Giuseppe Toniolo il Pontefice intervenendo a Trieste in occasione della cinquantesima settimana sociale dei cattolici in Italia afferma: «È che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo. Evidente che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo».
È la cultura dello scarto, l’esclusione sociale, quella società, quelle società che emarginano, eliminano dai programmi di Governo fette consistenti di popolazione, ignorando la funzione principe di un Governo, di una democrazia: essere al servizio dell’uomo. Democrazia non è e non può essere soltanto diritto al voto, «nel frattempo a me preoccupa il numero ridotto della gente che è andata votare», nota con realismo il Papa. Ma anche qui chissenefrega, chi ha vinto, ha vinto e le statistiche restano solo statistiche e non uomini e donne che evidentemente non si riconoscono in questo schema di democrazia malata.
Torniamo alle parole di Papa Bergoglio, l’unico vero rivoluzionario di questo secolo: «Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale. Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante». Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone … Mi fermo alla parola assistenzialismo. L’assistenzialismo, soltanto così, è nemico della democrazia, è nemico dell’amore al prossimo. E certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. Non dimentichiamo questo. E cosa c’è dietro questo prendere distanze dalla realtà sociale? C’è l’indifferenza, e l’indifferenza è un cancro della democrazia, un non partecipare.
Ora, si può essere credenti, si può essere atei, agnostici, indifferenti ai temi religiosi, ma non si può essere indifferenti ai temi che il Pontefice ha sollevato e urlati con la sua voce malferma ma precisa e dettagliata nel denunciare le mancanze di una democrazia, di tante democrazie che vorrebbero insegnare ai popoli del mondo come vivere, ma come recita il vangelo vedono la pagliuzza negli occhi dell’altro e non si rendono conto della trave che hanno nei loro!
Ovviamente l’analisi di Papa Francesco tenta di spronare cattolici e credenti a farsi parte attiva nella società: «Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No. Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce». Cattolici o meno, credenti o meno, Papa Francesco ha ricordato a tutti che una democrazia non abbandona nessuno.