Anche se le politiche francesi si sono chiuse da un pezzo, le trattative per la formazione del nuovo governo non sono nemmeno cominciate. Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, preso atto che i tre blocchi usciti dai ballottaggi del 7 luglio sono tutti minoritari, ha deciso per il momento di restare fermo.
Almeno fino al 17 luglio, quando si riunirà il Parlamento e con la nuova Assemblea nazionale insediata potrà capire quali saranno gli spazi di manovra per trovare una coalizione e nominare un nuovo primo ministro.
Dopo la mano di poker dei ballottaggi, con le desistenze che hanno permesso a “Monsieur le President” di arrestare l’avanzata dell’estrema destra verso la maggioranza assoluta, ormai è evidente che, più d’un successo vero e proprio è stata una vittoria di Pirro. La frammentazione politica uscita dal secondo turno segna la morte del sistema che Macron aveva ereditato dalla V Repubblica fondata da Charles de Gaulle.
Proprio con l’obiettivo di porre fine all’instabilità parlamentare della IV Repubblica grazie a un forte sistema semipresidenziale molto centralizzato. Passata la sbornia per il risultato insperato delle elezioni, Macron si trova quindi adesso alle prese con una partita estremamente complicata. Senza una maggioranza, con l’Assemblea nazionale divisa in tre blocchi che sembra ingovernabile. Ecco allora sorgere una serie di domande senza risposta. Quale primo ministro sarà in grado di resistere? E il fronte unito delle sinistre reggerà alla prova di una coalizione di governo? Tra la sinistra radicale di “France Insoumise” e i socialisti, l’improvvisato cartello delle sinistre finito al primo posto nei ballottaggi, sarà possibile concordare un programma di governo?
E così la Francia è costretta a muoversi su un terreno inesplorato, dove per la prima volta la partita politica si sposta in Parlamento e il potere non è più soltanto nelle mani del presidente della Repubblica. Fermi tutti! È stato quindi l’ordine di Macron, che ha respinto le dimissioni del primo ministro uscente Gabriel Attal lasciando il suo esecutivo in carica fino a che sarà “necessario”.
Per individuare un successore alla guida di una nuova maggioranza, ossia di una coalizione basata sui risultati elettorali del 7 luglio adesso non c’è alcuna fretta. Perché la situazione è complicata e trovare un accordo parlamentare è difficile. Perché è estate e, comunque, perché nei prossimi giorni il “re dell’Eliseo” non vuole offrire al mondo lo spettacolo di un Presidente che inaugura un’Olimpiade (Parigi 26 luglio 11 agosto) in una Francia priva di governo…