Fischi a Sangiuliano. I fischi su Rai1 si trasformano magicamente in applausi per il ministro della Cultura. Gennaro Sangiuliano, molto vicino a Giorgia Meloni, assieme ad altri esponenti del governo di tanto in tanto procura involontariamente qualche problema alla presidente del Consiglio. L’ultima disavventura sono i fischi presi intervenendo al Taobuk Festival di Taormina, tuttavia nel servizio pubblico radiotelevisivo spariscono i fischi e si sentono degli applausi.
Qualcuno è intervenuto, probabilmente a sua insaputa, per non causare un dispiacere al ministro, già direttore del Tg2. C’è una brutta parola per definire l’accaduto: censura. Le opposizioni lanciano l’accusa. Viale Mazzini prende le distanze con un comunicato stampa: l’azienda pubblica non ha alcuna responsabilità perché «il programma non è una produzione interna, ma è stato fornito dall’Associazione Taormina Book Festival, che lo ha realizzato, curandone ogni aspetto produttivo». È sicuramente così, però quando una televisione o un giornale pubblicano un contributo esterno sono tenuti a verificare la correttezza professionale del prodotto.
Fischi a Sangiuliano. Lo stesso ministro esce danneggiato dalla vicenda. Nell’ultimo anno forse è andata anche peggio perché si è autoaffondato con delle clamorose gaffe. Dopo aver elogiato la presentazione dei libri al Premio Strega 2023 ha aggiunto: «Proverò a leggerli». È seguito un altro brutto errore quando ha trasferito Times Square a Londra da New York. Una scivolata più recente è la singolare affermazione che Cristoforo Colombo ha attraversato l’Oceano Atlantico scoprendo l’America grazie alle teorie di Galileo Galilei sulla sfericità della Terra, ma lo scienziato toscano è nato solo un secolo dopo l’ardita impresa.
Fischi a Sangiuliano. La cancellazione dei fischi è un indice della brutta aria che spira sull’informazione italiana e, in particolare, su quella Rai. La propaganda nei giornali e nelle televisioni, molte volte a vantaggio del governo di destra-centro e in alcuni casi in favore delle opposizioni di centro-sinistra, rischia d’inquinare l’informazione.
L’ultimo report europeo del Centro per il pluralismo e la libertà nei media indica un pericolo alto per l’indipendenza dell’informazione italiana. In particolare lancia un forte allarme sull’indipendenza della Rai: «Occupazione e spartizione soprattutto da parte del principale partito di governo della Rai, dove la qualità e l’autorevolezza dei media di servizio pubblico sembrano diminuire nettamente e il pluralismo dell’informazione è fortemente peggiorato».
Non è un caso: cala la credibilità dell’informazione e parallelamente crollano le vendite dei giornali e gli ascolti delle televisioni. È particolarmente colpito il servizio pubblico radiotelevisivo: la Rai nel 2023 per la prima volta nella storia è stata superata da Mediaset sugli ascolti dell’intera giornata. E attenzione: è un sorpasso avvenuto in discesa perché sia le reti private della famiglia Berlusconi sia viale Mazzini hanno visto un forte calo dei rispettivi ascolti.
Torniamo ai fischi cancellati a Sangiuliano. Certo non è piacevole ricevere pochi o tanti fischi parlando a una platea. Ma il ministro da giornalista sa che in un articolo o in un servizio radiotelevisivo le notizie vanno date tutte, poi si possono commentare come si vuole. I politici, ministri e dirigenti di partito, sanno che i fischi, le urla di disapprovazione fanno parte della loro attività come gli applausi e i commenti favorevoli. Infrangere queste regole fa perdere copie, ascolti ed elettori.