Addio bis alla Casa Bianca. L’incertezza dura tre settimane, poi Joe Biden si ritira, non correrà più per un secondo mandato. Biden, 81 anni, domenica 21 luglio scrive in una lettera pubblicata su X, ex Twitter: «Credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi ritiri». Ora si concentrerà «solamente nel portare a termine» i suoi doveri di presidente degli Stati Uniti nella parte finale del mandato.
Fino a poche ore prima dell’annuncio ripeteva: «Batterò Trump anche questa volta». Alla fine, però, getta la spugna. Il crollo è iniziato a fine giugno, dal disastroso faccia a faccia televisivo tra lui e Donald Trump. Il New York Times, tra l’imbarazzato silenzio dei democratici, per primo avanza l’ipotesi del ritiro per la pessima prova del presidente degli Stati Uniti. Subito dopo il dibattito un editoriale non firmato del quotidiano, attribuibile alla direzione, lancia un invito perentorio: «Joe, ritirati dalla corsa». La sollecitazione si basa sulle sue problematiche condizioni di salute fisiche e mentali causate dall’età avanzata. Il giornale argomenta: Biden «ha faticato» a illustrare il programma del suo secondo mandato presidenziale, «ha faticato» a rispondere alle provocazioni e alle menzogne di Trump, «ha faticato ad arrivare alla fine di una frase». Nel vertice della Nato a Washington commette una nuova gaffe: chiama Putin il presidente ucraino Zelensky. La mazzata finale è il Covid.
Biden si ritira. È un grande successo per il New York Times. È un bel gol giornalistico ed editoriale. È un risultato impensabile per i quotidiani italiani, da trent’anni sempre più in crisi e screditati. Il New York Times invece è un quotidiano molto apprezzato. È il maggiore giornale americano, gode di una grande credibilità nell’opinione pubblica, soprattutto nell’elettorato democratico per le sue posizioni progressiste. La testata di New York spara il colpo nonostante il giudizio positivo sulla presidenza Biden. Le reazioni sono immediate. Prima cominciano i mugugni sotto traccia tra le file del Partito democratico. Poi via via lo scontento cresce ed esce allo scoperto: i grandi finanziatori milionari della campagna elettorale di Biden chiedono il suo ritiro e il lancio di una nuova candidatura in grado di contrastare lo straripante Trump, perfino più forte dopo il fallito attentato in Pennsylvania. Gran parte dei deputati e dei senatori democratici si smarcano da Biden. Il mondo di Hollywood, con in testa l’attore George Clooney, reclama un nuovo candidato. Sui giornali alla fine trapela il sì al ritiro anche da parte dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dell’ex speaker della Camera Nancy Pelosi.
Così Biden si ritira, non dice più di essere l’uomo giusto per battere Trump, definito un pericolo per la democrazia americana. Si fa da parte e dà la sua benedizione per mettere in corsa Kamala Harris, la vice presidente degli Stati Uniti, da lui scelta nel 2020, sulla quale ripone piena fiducia.
Biden si ritira ma ancora non c’è un nuovo candidato. Kamala Harris non gode di grandi consensi. Non ha brillato come vice presidente ed è giudicata una candidatura debole da contrapporre al trionfante Trump. Molti invece pensano a Gretchen Whitmer, la tosta e capace governatrice democratica del Michigan. Altri indicano Gavin Newsom o Josh Shapiro, il primo è governatore della California e il secondo della Pennsylvania. Qualcuno fa il nome di Michelle Obama, la moglie dell’ex presidente afroamericano.
Per i democratici l’impresa è difficile: è complicato scegliere un altro aspirante in grado di tenere testa a Trump. Il New York Times probabilmente avrà un ruolo anche nella scelta del nuovo candidato democratico alla Casa Bianca. I tempi sono strettissimi: per il nuovo presidente degli Stati Uniti si voterà il prossimo 5 novembre.