Un tempo la Turrita Bologna vantava oltre 100 torri medioevali. Ora ne restano 28 da ammirare. Le più famose sono una decina: la Torre Prendiparte, Garisenda, Asinelli, Accursi, Arengo, Azzoguidi, Carrari, Galluzzi, Lambertini, Scappi. Maria Luisa Berti ricostruisce la storia delle torri di Bologna, delle vere case fortezza costruite dalle famiglie aristocratiche della città.
La Torre Prendiparte, o Incoronata, in Via Sant’Alò n.5, nel centro storico di Bologna a pochi passi dalla centrale Via Rizzoli (l’antico decumano) fu acquistata nel 1972 da Matteo Giovanardi che vi organizzò un B&B. Questa residenza compariva in terza posizione nella classifica della Lonely Planet in quanto una delle più esclusive dove trascorrere una notte. La suite a 12 piani comprende cucina, sala da pranzo, salotto e camera da letto. Dal 2019 però non si possono più ospitare pernottamenti per una controversia burocratica col Comune di Bologna.
Si può comunque visitare la torre, accompagnati e con prenotazione, ogni sabato e domenica. Saliti i 12 piani, dalla terrazza si può ammirare il centro storico della città con i suoi tetti, campanile, torri … Un’esperienza indimenticabile.
Costruita nella seconda metà del XII secolo, la Torre Prendiparte è detta Incoronata in quanto a circa 50 metri dal suolo c’è una risega merlata, che ne diminuisce lo spessore. Alta 60 metri con il pinnacolo sulla sommità, è caratterizzata da una lieve pendenza verso nord. Lo spessore (circa 2,80 metri) dei muri alla base, rivestiti da 9 file di parallelepipedi di selenite, fa presupporre che la torre fosse più alta; forse non è stata mai completata oppure è stata mozzata. Sopra la porta d’accesso si aprono una finestra originaria a circa 20 metri di altezza e due finestre moderne più in basso. A 18 metri dal suolo è visibile uno stemma in arenaria molto consumato, del primo arcivescovo di Bologna, Gabriele Paleotti.
La famiglia dei Prendiparte, di origini nobili, è ricordata fin dal 1154. Essi furono feudatari dei castelli di Mirandola (Modena), Montecuccolo (Frignano) e Settefonti (Bologna). Dal Liber Paradisius, in cui sono elencati i servi della gleba liberati nel 1256, risulta che in quella occasione furono emancipate da questa famiglia ben 218 persone: era perciò ricca e potente. Guelfi di parte Geremea, i Prendiparte parteciparono attivamente alla vita politica, furono consoli a Bologna e podestà in tredici città. Parteciparono attivamente anche alle lotte sanguinose tra le varie fazioni interne e per il controllo del territorio circostante, da Modena a Imola.
La torre fu venduta una prima volta nel 1293 per 500 lire, poi i Prendiparte ne rientrarono in possesso. La lasciarono definitivamente nel ‘400, quando passò alla famiglia Fabruzzi alla quale fu confiscata dopo la caduta dei Bentivoglio. Nel ‘500 divenne possedimento della Chiesa e, tra il 1751 e il 1796, fu carcere della Curia fino all’arrivo di Napoleone. Sulle pareti delle tre celle (situate nei piani intermedi) si trovano varie iscrizioni incise dai prigionieri, tra cui quella di un certo Angelo Rizzoli «calcerato per avere ingravidato due sorele». Sebastiano Gio vi restò 60 giorni «per una putana». A Mauro Muzzi furono dati 40 giorni per aver ferito il rivale nel corso di un duello. Il demanio vendette la torre nel 1883 e, dopo vari passaggi di proprietà, fu acquistata nel 1972 da Matteo Giovanardi.
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