Un’età alta e impegnativa, la Fiat ha 125 anni. Se la passa bene e male. Dipende di quale parte dell’impero mondiale si parla. Tra i tanti strabilianti primati ne emergono due in netto contrasto: gode di ottima salute all’estero; è in coma in Italia e, in particolare, a Torino. Sì Torino, proprio la città in cui la Fiat fu fondata l’11 luglio 1899 da Giovanni Agnelli.
Stellantis, il colosso nato nel gennaio 2021 dalla “fusione paritaria” tra Fiat Chrysler Automobiles e la francese Peugeot Citroen, detiene da tre anni il glorioso marchio italiano. Carlos Tavares non si tira indietro per la festa dei 125 anni della Fiat. Va a Torino e parla al Lingotto, il primo grande impianto industriale degli Agnelli prima di Mirafiori trasformato da anni in un centro culturale e commerciale. Assicura: «Torino è il cuore pulsante di questo Paese». Continuerà «a investire in Italia» e a Mirafiori.
L’amministratore delegato di Stellantis copre di lodi la Fiat: è «uno dei marchi più iconici» tra i 14 del gruppo, ai quali si è aggiunta da poco la cinese Leapmotor. La Fiat, precisa, vende più auto di tutti gli altri marchi del gruppo. È il brand leader in Brasile, Italia, Turchia, Algeria. In sintesi: è il marchio che garantisce la maggior parte dei profitti della multinazionale italo-franco-statunitense. Successivamente il timoniere di Stellantis annuncia a sorpresa: l’azienda «sta pianificando nuove assunzioni sia a Mirafiori sia ad Atessa».
I fatti parlano un’altra lingua. Nonostante le grandi promesse iniziali di sviluppo non è andata per niente bene per gli impianti italiani di Stellantis. Non a caso anche gli ultimi nuovi modelli Fiat sono prodotti all’estero: la Grande Panda in Serbia, la 600 e l’Alfa Romeo Junior in Polonia, la Topolino in Marocco, la Lancia Ypsilon in Spagna.
Il bilancio in Italia segna “profondo rosso”. Pochi investimenti e solo alcuni nuovi modelli, crollo delle vendite, taglio della produzione e dell’occupazione. Non va molto bene, anzi va molto male a Torino: la fabbrica Maserati di Grugliasco è stata chiusa; boccheggia Mirafiori, un tempo il più grande stabilimento di auto in Europa. Boccheggia tra fermi della produzione, cassa integrazione, prepensionamenti, contratti di solidarietà, incentivi economici all’esodo. Non solo. Decide di vendere la maggioranza delle azioni Comau, il gioiello ex Fiat della robotica e dell’automazione industriale.
La Fiat ha 125 anni portati bene all’estero ma portati malissimo in Italia. Melfi, Cassino, Termoli sono impianti in forte affanno, Mirafiori vive una colossale tragedia sociale, economica, tecnologica: rischia a fine 2024 di non arrivare a 50.000 vetture prodotte, allestendo solo la 500 elettrica e due modelli Maserati. Solo Pomigliano D’Arco e Atessa, per ora, non hanno grandi problemi.
Mirafiori e i metalmeccanici di Torino hanno scioperato. I sindacati chiedono l’arrivo a Mirafiori di almeno un altro modello di massa (anche di una casa estera) perché, se non verranno prodotte almeno 200.000 auto l’anno Mirafiori rischia di chiudere. Tavares, dopo molte incertezze, promette di costruire a Mirafiori la 500 ibrida, battezzata 500 Torino. Ma la 500 Torino dovrebbe essere venduta solo verso l’inizio del 2026. C’è da aspettare una eternità mentre anche le aziende dell’indotto auto sono alla disperazione.
John Elkann, nipote di Gianni Agnelli, esalta la Fiat che ha saputo superare guerre, rivoluzioni, epidemie. Il presidente di Stellantis fa un discorso analogo a Tavares: «Essere un marchio profondamente italiano non ha mai impedito lo sviluppo internazionale». Però un conto è l’espansione all’estero, un altro è il rischio di scomparire dall’Italia e da Torino.
Ferdinando Iuliano dà cifre da brivido sui primi sei mesi dell’anno. Secondo il segretario generale della Fim Cisl la produzione di Stellantis in Italia di macchine e furgoni è crollata a poco più di 300.000 unità, meno 25,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Mirafiori è nell’occhio del ciclone con un catastrofico meno 63%. Ma anche Melfi sprofonda con meno 57,6%. Iuliano teme un crack: nel 2024 la produzione complessiva potrebbe calare «intorno alle 500 mila unità, al di sotto delle 751 mila del 2023».
I sindacati chiedono a Stellantis il rispetto degli impegni. Adolfo Urso concede i nuovi incentivi all’acquisto di macchine con motori a basso tasso d’inquinamento, però il ministro delle Imprese e del Made in Italy richiede a Tavares di costruire almeno un milione di auto in Italia (un tempo la Fiat ne produceva 2 milioni). Chiede anche di mantenere la promessa di realizzare una gigafactory a Termoli per le batterie delle vetture elettriche (l’avvio del progetto è stato rinviato). Le riunioni si susseguono da un anno. Il prossimo incontro sarà importante. Il match di verifica tra governo, azienda e sindacati è fissato per il 7 agosto.
La Fiat ha 125 anni. Avrà un futuro? Tavares parla della concorrenza da affrontare. Annuncia: «Se non ci adattiamo scompariremo». Già, ma adattarsi a chi, a cosa, come?