Un successo fa sempre piacere soprattutto sul piano internazionale. Le Olimpiadi di Parigi sono un indubbio grande successo per l’Italia, di qui la legittima soddisfazione. Gli atleti azzurri portano a casa ben 40 medaglie: 12 d’oro, 13 d’argento e 15 di bronzo.
La gioia esplode. Anzi, anche di più. I giornali e le televisioni esultano con titoli e commenti superlativi: “Trionfo”, Italia in “Paradiso”. Oppure con aggettivi in genere declinati al femminile (“stupende”, “eccezionali”, “strepitose”) perché la maggioranza delle medaglie sono merito delle donne. Brilla la stella di Paola Egonu, l’italiana dalla pelle nera. Il sentimento di gratificazione nazionale, almeno quello in chiave sportiva, è appagato ma forse è eccessivo, fino al trionfalismo. Prima di tutto non siamo in presenza di un primato. Già quattro anni fa, alle Olimpiadi di Tokio, l’Italia aveva conquistato 40 medaglie. Poi ha la nona posizione nella classifica generale, subito dopo la Corea del Sud (in testa ci sono Stati Uniti, Cina e Giappone).
Alcuni giornali arrivano a valorizzare i quarti posti, quelli non premiati da medaglie, per impreziosire le prestazioni della squadra tricolore. La Repubblica scrive: «…siamo primi anche nei quarti posti: addirittura 24 i bronzi sfumati per poco o nulla». La Gazzetta dello Sport, Il Messaggero, Open sono più creativi: per i quarti posti inventano il nome non entusiasmante di “medaglie di legno”. Scrive Open: «L’Italia è il paese con più medaglie di legno…è il segnale che l’Italia è sempre più competitiva».
Il peccato di ottimismo è veramente eccessivo. Sembra un’operazione di distrazione di massa dai gravi problemi italiani. Per restare allo sport c’è l’esempio terribile del calcio. La Nazionale da molti anni fa flop nel Campionato mondiale di calcio: o viene eliminata nelle prime partite o non riesce neppure a qualificarsi per partecipare.
Se poi passiamo al resto è un disastro. Un salario di operaio o di impiegato contrattualizzato (e non tutti sono così fortunati) si ferma a 1.500 euro al mese. È difficile vivere con una cifra così bassa. Da decenni le retribuzioni italiane sono le più basse tra i paesi sviluppati, perdono terreno rispetto a quelle britanniche, francesi, tedesche. Ma c’è anche chi sta peggio: i lavoratori precari con contratto a termine o quelli “in nero”. Di qui la mancanza di adeguate misure di sicurezza con la valanga di morti sul lavoro italiani e immigrati. La mancata tutela del territorio e l’inefficienza dei servizi pubblici è un dramma. Le alluvioni si succedono alla siccità e agli incendi. Manca l’acqua potabile in molte zone del Sud e le fiamme non risparmiano nulla (proprio a cavallo delle Olimpiadi di Parigi il fuoco ha devastato il Parco di Monte Mario a Roma fino a minacciare gli studi Rai di via Teulada, una caserma dei carabinieri e la stessa Città giudiziaria).
Certo le Olimpiadi di Parigi sono un successo per diversi motivi oltre al cospicuo medagliere: in maggioranza sono salite sul podio le atlete; si sono affermati atleti figli di immigrati, come la fuoriclasse Paola Egonu, facendo a pezzi i teoremi e le pratiche razziste più o meno raffinate. Anche sul tema degli atleti immigrati o figli di immigrati la politica si è accapigliata, certo non dando il meglio. La destra ha aperto un fronte anche sull’accertamento del sesso di una pugile algerina, Imane Khelif.
Giovanni Malagò è molto soddisfatto. Non fa mistero di ambire a un quarto mandato da presidente del Coni anche se la legge pone il tetto a tre. Critica il ministro dello Sport Andrea Abodi perché restio a cambiare la legge. Sostiene: «Questa decisione eventualmente di non cambiare la norma, va contro il consenso del mondo dello sport». Un problema di “tetto” affligge anche i cinquestelle, che da sempre hanno il divieto di candidarsi a un terzo mandato parlamentare perché hanno il limite interno di due. Giuseppe Conte è favorevole a far saltare il “tetto” mentre Beppe Grillo si oppone. Finora ha vinto il fondatore dei cinquestelle e perso il presidente. Ma ora si è aperto un nuovo scontro. Dopo le vacanze estive è previso lo “spareggio”, si vedrà chi vincerà la partita sia in casa grillina sia in quella del Coni.