La più antica università d’Europa è a Bologna, l’Alma Mater Studiorum. Irnerio, grande studioso di diritto, è uno dei protagonisti dell’affermazione dell’Alma Mater come un polo del sapere nel Medioevo. Bologna divenne uno dei centri della cultura europea e la cultura portò anche commerci e ricchezza alla città. Maria Luisa Berti racconta la storia dell’Alma Mater.
L’Alma Mater Studiorum di Bologna è considerata la più antica Università d’Europa, mentre quella più antica ancora in funzione nel mondo si trova a Fez, in Marocco: Al Quaraouiyine istituita nell’anno 859 dopo Cristo e fondata da una donna musulmana, Fatima al-Fahri. Conserva tuttora una collezione di più di 4.000 manoscritti.
Gli inizi dell’Università Bolognese, detta Studium, si fanno risalire al 1088, grazie a studiosi del diritto: doctor legis, domini legis… e raggiunse presto fama e prestigio. In città esistevano famosi libri legali che facevano riferimento alle leggi romane che l’Imperatore Giustiniano aveva fatto trasferire a Ravenna per poi raccoglierle nel Corpus Iuris.
Con la rinascita dell’Anno Mille la popolazione era in continuo aumento, si erano riaperti i mercati e le vie di comunicazione divennero più agevoli. Proprio le migliori condizioni di vita, anche a Bologna, favorirono la nascita dello Studio.
Perché proprio Bologna divenne la sede della prima università? Per la sua posizione geografica sulla via Emilia, grande arteria di comunicazione fin dal tempo degli antichi romani, per la sua vicinanza a Ravenna dove Giustiniano aveva fatto compilare il Corpus Iuris e per la sua espansione demografica. La presenza dello Studio attirò in città studenti da tutta l’Europa. Erano persone adulte che necessitavano di alloggi, cibi, vestiari, libri, materiali per studiare e scrivere.
Tra il XII e il XIII secolo in città si contavano quasi duemila studenti, accompagnati da servi e segretari, su una popolazione di ottomila abitanti. Bologna cambiò aspetto: crebbero i mercati, le botteghe artigianali e commerciali, i banchi dei cambiavalute… Furono costruite nuove mura (la Cerchia dei Torresotti) con 18 porte di accesso e, per garantire alloggi in una città medioevale dalle strade strette, nacquero i portici su cui costruire nuovi appartamenti; anche la rete fluviale fu potenziata. L’espansione e la fortuna di Bologna sono strettamente legate alla nascita e alla fama dello Studio.
Il primo studioso delle leggi romane fu Pepone, il cui nome appare in un manoscritto del 1076: “… Pepo legis doctor…”. Fu un esperto giurista presso la corte dei Canossa, che alla fine dell’XI secolo governavano anche Bologna. Era il periodo della Lotta per le Investiture e dei contrasti tra Papato e Impero. Sono numerosi gli atti giudiziari stilati dalla corte canossiana tra il 1072 e il 1079 nei quali compare il suo nome, definito come ‘advocatus’ nei placiti di Calceraki (1072), di Puntiglo (1078) e di Ferrara (1079) e come ‘legis doctor’ nel placito di Marturi (1076). In quest’ultimo documento viene riportata la citazione di Pepone su un passo del Digesto, sezione del Corpus Iuris Civilis.
Ma fu Irnerio a dare fama allo Studio. Era stato allievo di Pepone, forse nato a Bologna, ma ritenuto di origine tedesca per i vari nomi con cui veniva citato negli scritti: Warnerius, Guarnerius… Nel 1113 si trovava presso Matilde di Canossa, reggente d’Italia e sostenitrice delle cause papali durante la Lotta per le Investiture. Fu forse per iniziativa della contessa che Irnerio, già Maestro di Arti Liberali, si interessò al Diritto Romano e alla compilazione di un’edizione critica dei testi giustinianei. Famose furono le sue glosse, cioè le sue note ai margini dei codici legali da cui derivò il termine glossatore, usato per i primi Dottori dello Studio.
Alla morte di Matilde di Canossa, nel 1115, i bolognesi rasero al suolo la rocca imperiale a lei affidata (sede oggi del Museo Civico Medievale), e si dichiararono liberi dai poteri stranieri. Irnerio, assunto dall’imperatore Enrico V, riuscì a mediare e a scongiurare ritorsioni sulla città, che grazie a lui, nel 1116, potè ottenere il Privilegio con cui l’imperatore riconosceva alla cittadinanza bolognese alcune autonomie dando così ufficialmente inizio al Libero Comune.
Nel 1118 il giurista sostenne l’elezione dell’antipapa Gregorio VIII, subendo per questo la scomunica e, verosimilmente, dovette abbandonare l’Italia al seguito dell’imperatore. Le ultime notizie su di lui risalgono al 1125.
Il giudice lodigiano Ottone Morena (XII sec.) ha raccontato come Irnerio moribondo fosse attorniato dai suoi quattro allievi prediletti, che gli avrebbero chiesto quali di loro ne dovesse ereditare il posto. Il maestro rispose: Bulgarus os aureum, Martinus copia legum, Mens legum est Ugo, Jacopus id quod ego. Ovvero Bulgaro è una bocca d’oro, Martino ha la conoscenza di tutte le leggi, Ugo ne interpreta lo spirito, Jacopo è un altro me stesso.
Le condizioni di vita degli studenti migliorarono grazie all’imperatore Federico Barbarossa, come narrato in una cronaca anonima in versi composta tra il 1162 e il 1163. Sceso in Italia per far cessare le ostilità tra le città italiane, l’imperatore si era accampato nei pressi del fiume Reno dove fu raggiunto dagli studenti per rendergli omaggio e riconoscere la validità legale della sua nomina come erede degli imperatori romani. Agli studenti furono riconosciuti vari privilegi: nessuno doveva recare loro danno e potevano essere giudicati solo dal loro maestro o da un vescovo, se autorizzato. L’atto di tali concessioni fu inserito nel Corpus Iuris col nome di Authentica «Habita» (o Privilegium Scholasticum).