Big Pharma negli Usa
scommette sulla Harris

Mentre i servizi sanitari pubblici sono in crisi in tutto l’Occidente, un sistema privato sempre più potente e aggressivo cresce a dismisura. Soprattutto grazie all’invecchiamento della popolazione e alla crescente necessità di cure da parte degli anziani.

E così anche in quei Paesi europei che fino a pochi anni fa assicuravano un servizio sanitario pubblico universale e gratuito

Rincaro medicinali, Kamala Harris e Joe Biden

Kamala Harris e Joe Biden

l’avanzata dei privati è ormai un dato di fatto. Con tutto ciò che ne deriva: dal continuo rincaro dei medicinali all’aumento dei farmaci a pagamento, fino a prestazioni, servizi e operazioni chirurgiche con costi da capogiro. Tutto questo senza troppi controlli da parte delle autorità pubbliche e dei governi che hanno un doppio interesse. Primo, alleggerire la pressione sul sistema sanitario pubblico. Secondo, stabilire rapporti sempre più stretti con i Paperoni della sanità privata.  

Ci sono due recenti casi di cronaca, diciamo così sanitaria (uno negli Usa e l’altro in Portogallo), che fotografano perfettamente la situazione. Gettando un fascio di luce sull’intreccio d’interessi tra la politica e la grande industria della salute privata.

Partiamo dagli Stati Uniti, il presidente Biden e quella che è ancora la sua vice, Kamala Harris, il giorno di Ferragosto hanno annunciato uno “storico taglio” dei prezzi di 10 medicinali basilari per gli anziani.

Secondo il ticket presidenziale democratico, l’accordo raggiunto con le case farmaceutiche farà risparmiare complessivamente alle persone anziane un miliardo e mezzo di dollari e al Medicare (l’assistenza a carico dello Stato) 6 miliardi di dollari solo il primo anno.

Un ospedale di New York durante il Covid

Ora, siccome Big Pharma, la grande industria farmaceutica, non è solita fare opere di bene, anzi è stata più volte accusata di non avere troppi scrupoli, è evidente che lo “storico accordo” per tagliare i prezzi di 10 costosi farmaci salvavita non è un gesto di generosità. Si tratta quindi di atto di convenienza politica. A tre mesi dalle elezioni presidenziali Usa, è un “aiuto” alla campagna elettorale di Kamala Harris appena scesa in campo contro Donald Trump.   

Dal più grande Paese dell’Occidente al piccolo Portogallo, dove il SNS (Servizio Nazionale di Salute) è vicino al collasso. Anche quest’estate il sovraffollamento ha costretto più volte alcuni importanti ospedali a chiudere le porte del Pronto Soccorso e a trasferire in altre strutture i pazienti che non riuscivano a ricoverare. Comprese decine di donne gravide.

Naturalmente molte di queste pazienti alla fine hanno deciso di andare in una clinica privata. Dove nella stragrande maggioranza dei casi hanno dovuto partorire con taglio cesareo. Già, perché da un recentissimo rapporto dell’INE, l’Istituto Nazionale di Statistica, è saltato fuori che nelle strutture private le nascite naturali rappresentano appena il 18 per cento contro il 50 e passa degli ospedali pubblici.

Per essere più precisi, bisogna aggiungere che in molte cliniche si partorisce solo con il taglio cesareo. Il che rende un parto ancora più doloroso, ma soprattutto molto più costoso. Tutto questo con la tolleranza da parte di vari governi che non hanno mai trovato il modo di fare quello che una Commissione di esperti aveva suggerito: chiudere i reparti maternità delle cliniche dove il parto naturale non è nemmeno previsto…