In Italia, come del resto anche in Europa, si sa che i ministri passano e i burocrati rimangono. E questo strapotere della burocrazia, se non viene gestito, arginato, mitigato dalla personalità e dalla autorevolezza del politico e amministratore che in quel momento ricopre il ruolo apicale e dunque decisionale, corre il rischio di provocare cortocircuiti spiacevoli, talora boomerang di immagine, ma più spesso anche danni sostanziali.
A tal proposito è interessante leggere il libro di un plurinominato decennale capo di gabinetto “Io sono il potere” per rendersi conto di dove arrivino questo strapotere e questa distorsione per la quale chi dovrebbe applicare le direttive della politica finisce alla fine per imporre la propria Weltanschauung.
E quindi mi chiedo: quale sarebbe il reato di Sangiuliano per il quale oggi PD e Italia Viva si affrettano a chiedere le dimissioni? Quali norme avrebbe violato, tali da meritare di perdere il ruolo? Non sarà piuttosto solo una cattiva gestione politica e mediatica del caso?
Innanzitutto come è possibile negare il ruolo della dottoressa Maria Rosaria Boccia che viene ritratta alla presenza consapevole del ministro in foto ufficiali – vedi la consegna delle chiavi della città di Pompei – a conferenze stampa alla Camera dei Deputati dove non entri se non sei accreditato con nome e cognome da un deputato o dal ministro – a convegni dove spicca in prima fila proprio alla destra del ministro.
Sono posti, lo sa chiunque abbia frequentato o frequenti i Palazzi da anni, che sono riservati solo e sempre alla persona di fiducia, cioè o portavoce, capo di gabinetto, capo di segreteria, consigliere, amico o amica fidata del personaggio politico. Ricordo che nel 2008 una ministra per mesi viaggiava ovunque scortata dalla sua amica e consigliera del cuore che proveniva dal mondo dello spettacolo e non aveva mai avuto alcuna esperienza Istituzionale. Nessuno si scandalizzò per questo. Non uscì mezzo rigo sui giornali. Anche perché: ma che doveva uscire? Era forse una notizia? Probabilmente erano anche altri tempi quando i politici avevano ancora il coraggio delle proprie azioni e non le subordinavano agli presunti umori dei social o al chiacchiericcio di corridoio.
C’è un errore di fondo nella vicenda che riguarda Sangiuliano e la dottoressa Maria Rosaria Boccia. Ed è un errore fatto probabilmente per mancanza di esperienza e di coraggio. E forse per subalternità culturale rispetto alla burocrazia. Si sa che i decreti così come le nomine anche senza compenso necessitano di settimane, a volte di mesi di iter burocratico per poter vedere la luce.
Chi ha lavorato nei ministeri come portavoce sa che difficilmente la nomina arriva prima dei 3-4 mesi e questo se il decreto non viene sbagliato. Ci sono casi di contratti rifatti almeno 3 volte e poi sbagliati di nuovo – errori casuali, voluti? Non lo sapremo mai. E sono tanti i casi di portavoce rimasti a lavorare per 9-10 mesi senza percepire remunerazione, e senza formalmente avere ruolo, ma godendo della piena fiducia del ministro in carica, in attesa che si sistemassero le carte. Per la mia esperienza, non ritengo credibile che ci sia stata fuga di informazioni. Ritengo plausibile invece che ci siano stati dei normali ritardi su un percorso di nomina della dottoressa Boccia relativamente ai grandi eventi del G7 della cultura e poi magari dei ripensamenti, non so per quale ragione, se esogena o endogena, da riferirsi alla schiera politica e/o personale del ministro Sangiuliano oppure a invidie o cordate politiche/personali interne al ministero. Ma montare un caso di sicurezza nazionale su una vicenda di per sé banalissima mi sembra un eccesso di zelo che non giova alla politica, ai suoi tempi e ai suoi riti. Sono sicura che Amedeo Laboccetta, politico di razza, napoletano doc, primo mentore e scopritore del Sangiuliano adolescente ammiratore di Almirante sarà d’accordo con me.