Un silenzio assordante, irreale, persistente, quello dei vertici dell’Associazione Nazionale dei Magistrati; ma anche di molti giuristi di pronto e rapido intervento; e di commentatori, editorialisti, per non dire dei politici.
Il fatto: un paio di giorni fa un quotidiano Libero, rivela che l’ex presidente della regione Liguria Giovanni Toti è stato spiato e intercettato, ventiquattr’ore su ventiquattro per oltre tre anni. Lui e altri imputati. Una mole di intercettazioni abnorme, al punto che il sistema informatico della Procura di Genova è andato in tilt.
Tutto questo materiale (si ripete oltre tre anni di intercettazioni) secondo quanto si apprende è stato poi “selezionato” dalla Guardia di Finanza; le conversazioni ritenute “interessanti” sono poi state girate alla magistratura inquirente. Dopo ben tre anni di pedinamenti, registrazioni, “ascolti”, la montagna partorisce qualcosa che in attesa di capire cosa sia, ha portato Toti alle dimissioni dopo una lunga, preventiva detenzione domiciliare. Se l’ex presidente della regione Liguria sia o no colpevole dei reati contestati, lo si vedrà al processo. Se sia o no stato un buon presidente, lo decideranno i liguri chiamati alle urne: se sceglieranno una “continuità” o un’alternanza all’esistente.
Quello che qui importa sono le modalità dell’inchiesta, come si arriva al processo. Ora già molto si potrebbe eccepire sui brogliacci prima, le trascrizioni dopo; a parte gli errori materiali in cui è facilissimo incappare (e quanti casi si potrebbero citare al riguardo), certe espressioni non è sufficiente leggerle. Posso dare del figlio di buona donna a qualcuno, di volta in volta può essere offesa, dato di fatto, ammirazione. Occorre ascoltare il “sonoro”, e non basta uno stralcio, come spesso accade di sentire in certi servizi televisivi. È l’integrale della conversazione che consente di capire e poter valutare.
Ancora: perché gli avvocati di Toti e degli altri imputati, per costruire ed elaborare le loro difese si dovrebbero fidare del “filtro” operato dalla Guardia di Finanza prima, dei Pubblici Ministeri dopo? È irragionevole richiesta voler ascoltare gli integrali di tutte le intercettazioni? Non fa parte dei loro diritti (e doveri nei confronti dei loro assistiti)?
Dunque, che si fa in questo caso? Si mette a disposizione delle difese questa quantità incredibile di intercettazioni? Per inciso: si apprende che tutto questo materiale non sarebbe neppure ordinato cronologicamente per materia o soggetto intercettato, ma “semplicemente” ammassato in archivio. Un «immenso oceano di video e telefonate», lo definisce Libero, senza che nessuno abbia smentito. Siamo su Scherzi a parte? Come si pensa che non Toti, ma chiunque, possa difendersi, in queste condizioni? I giurati come pensano di potersi fare un’opinione ed emettere un giudizio giusto? Nel caso specifico pare che gli avvocati delle difese debbano recarsi in Procura, ottenere apposita autorizzazione, richiudersi in apposite cabine senza possibilità di portare cellulari o altro materiale tecnico che consenta registrazioni e riproduzioni, cinque giorni di tempo per passare in rassegna i CD che la Procura passa loro. Se non fanno a tempo, devono ripresentare domanda; altrimenti, viene permesso loro di consultare altro materiale a casaccio.
Accade poi che il materiale raccolto sia tanto e tale da esaurire lo spazio informatico dell’archivio della Procura. Si è scoperto che il “cervellone” ha una disponibilità residua di cinque terabyte mentre il solo materiale video registrato nell’ufficio dell’ex governatore ne occuperebbe venti. Conseguentemente, il materiale che gli avvocati hanno chiesto di visionare non può essere caricato sul sistema dei Pubblici Ministeri genovesi, che per garantire il diritto delle difese sono stati costretti a collegare le postazioni in Procura direttamente al database della società privata incaricata delle registrazioni.
Se questa è la situazione c’è davvero da chiedersi come si possa garantire a Toti e agli altri imputati la tutela dei loro diritti. C’è da chiedersi se quello genovese sia un caso isolato. C’è da chiedersi come mai deputati e senatori non abbiano presentato interrogazioni per avere spiegazioni e chiarimenti. C’è da chiedersi se sia fuori dal mondo che il ministro della Giustizia mandi degli ispettori. C’è da chiedersi come mai i vertici dell’Associazione Nazionale Magistrati sempre molto loquaci, non abbiano nulla da dire. C’è da chiedersi se il Consiglio Superiore della Magistratura trovi “normale” tutto ciò… Ci sono una quantità di cose che ci si dovrebbe chiedere; e invece…