Dimissioni. Dimissioni di Sangiuliano. Alla fine Gennaro Sangiuliano si dimette. Venerdì 6 settembre sale al Quirinale da Sergio Mattarella e si dimette. Il capo dello Stato sempre venerdì, su proposta di Giorgia Meloni, nomina ministro della Cultura Alessandro Giuli, presidente del Museo Maxxi di Roma. Lascia un giornalista, Sangiuliano, subentra Giuli, un altro giornalista.
Sangiuliano resiste per 12 giorni alle “mitragliate” mediatiche sul caso Boccia. L’ex ministro della Cultura è sbertucciato su giornali, televisioni e Internet. Perfino sulla stampa internazionale. È alla radice di tutto il ripensamento a concedere a Maria Rosaria Boccia un contratto di consulenza per i grandi eventi Cultura del G7 a causa di «una relazione sentimentale» (come la definisce lui).
Il caso scoppia il 26 agosto. L’imprenditrice reclama la consulenza a titolo gratuito con il dicastero per i grandi eventi del G7 ma il ministero smentisce l’esistenza di un contratto e succede il patatrac.
La battaglia si svolge a colpi di rivelazioni a catena, si parla di ricatti. Trema anche il governo Meloni. Boccia mostra un profluvio di fotografie accanto all’allora ministro in molti appuntamenti istituzionali. Mostra e-mail del ministero: per biglietti aerei con Sangiuliano e con l’annuncio di un contratto di consulenza in suo favore. Scoppia un putiferio politico e mediatico. Le opposizioni attaccano, chiedono spiegazioni con delle interrogazioni alla Camera sui possibili compensi e sugli eventuali documenti riservati del G7 finiti nelle mani dell’imprenditrice. Ma l’ex ministro della Cultura nega il pagamento anche di un caffè con soldi pubblici e l’invio di documenti riservati.
Il clima politico diventa sempre più torrido, come la temperatura di questa bollente estate di sapore africano. Le opposizioni reclamano le dimissioni di Sangiuliano. Lui va a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. Vuole dimettersi ma la presidente del Consiglio dice di credergli e lo invita a restare al suo posto.
Giorgia Meloni teme la destabilizzazione del governo. Già in passato, per le gaffes di Sangiuliano e di altri componenti dell’esecutivo, il suo ministero ha scricchiolato. Lancia un forte allarme nella riunione dell’esecutivo di Fratelli d’Italia: ora «vanno evitati errori e passi falsi». La destra, sostiene, è arrivata al governo superando mille ostacoli: «Noi stiamo facendo la storia e dobbiamo esserne consapevoli».
Maria Rosaria Boccia rilancia. Mostra altre foto, documenti, video, registrazioni a sostegno delle sue ragioni. Alla fine Gennaro Sangiuliano ammette: si era impegnato a concedere una consulenza per i grandi eventi culturali del G7 ma poi ha fatto marcia indietro. Affranto confessa in una intervista al Tg1: con Maria Rosaria Boccia aveva «una relazione sentimentale» e «anche per questo le ho revocato l’incarico». Precisa di aver pagato tutte le spese di viaggio e delle trasferte della sua mancata consulente con la sua carta di credito. Quasi scosso dal pianto, davanti le telecamere del Tg1, chiede scusa a tutti: alla moglie, a Meloni, ai suoi collaboratori del ministero della Cultura.
L’imprenditrice promette ancora battaglia. «Sono stata ingannata, ma non permetterò che la mia storia –sostiene- venga strumentalizzata dal cinismo, dall’arroganza e dal capriccio di un potere tirannico». A La Stampa dice sibillina: «Ci sono alcune persone che ricattano il ministro per delle agevolazioni che hanno avuto».
Alla fine le dimissioni di Sangiuliano arrivano. In una lettera a Giorgia Meloni parla di una campagna di “odio” politico e mediatico scatenata contro di lui. Ringrazia la presidente del Consiglio per il sostegno avuto e annuncia: ora agirà per dimostrare la sua «assoluta trasparenza e correttezza, senza coinvolgere il governo». Probabilmente ci sarà una coda di carte bollate. L’ex ministro potrebbe denunciare Maria Rosaria Boccia. La Corte dei conti starebbe valutando se attivare una procedura per danni erariali. Ma probabilmente il caso potrebbe fornire anche altre clamorose soprese.
Le dimissioni risolvono per ora un grave problema per l’esecutivo. La situazione non era più sostenibile. Correttezza impone di tenere separati gli interessi personali (in questo caso «una relazione sentimentale») con il lavoro e i doveri istituzionali e politici di ministro. Lo stesso Sangiuliano ne è consapevole dicendo di aver revocato l’incarico per l’esistenza di «una relazione sentimentale» interrotta all’inizio dello scorso agosto.
In discussione c’è stata la stessa credibilità del governo Meloni. La presidente del Consiglio proclama: «Noi stiamo facendo la storia e dobbiamo esserne consapevoli». Ma la vicenda Boccia-Sangiuliano offusca la politica mentre brilla il melodramma. Il caso Boccia-Sangiuliano ha fatto più danni all’esecutivo di destra-centro in pochi giorni che le opposizioni in due anni.