Ho nostalgia della Prima Repubblica. Ho nostalgia di un sistema nel quale chi era eletto dal popolo sceglieva, ho nostalgia della Politica con la P maiuscola che sedeva nell’Olimpo del Potere e l’Economia le faceva da semplice ancella, ho nostalgia del parlamentare coraggioso e libero – non subordinato a potentati economici italiani e stranieri e a logiche lobbistiche – che sceglieva senza timore di essere ricattato, portando avanti gli interessi di chi lo aveva eletto.
Si trattava di santi e di eroi? Assolutamente no, ma di gente competente che sapeva come muoversi, chi favorire e con che margini. È passato solo qualche decennio, ma sembra oltre un secolo.
Pensare di mandare avanti un Paese sui trend di Internet, sui tweet o sui sondaggi è lunare. Forse la situazione è ancora salvabile, a patto che la classe dirigente che oggi gestisce questo Paese sia disponibile a rimettersi in gioco e a togliersi un potere che si è impropriamente presa, arrogandosi il diritto di scegliere al posto dei cittadini chi mandare in Parlamento e chi no, attraverso un meccanismo perverso che prende vita dalla suggestione della legge elettorale della Regione Toscana che ha gambizzato la nostra democrazia, individuando di fatto prima del voto chi verrà eletto e chi no.
I cittadini oggi sanno che andare a votare anziché essere un diritto è poco più di una perdita di tempo perché i giochi vengono fatti nelle segreterie dei partiti, chi decide davvero si conta sulle dita di una mano. Da qui dunque deriva la forte disaffezione al voto. E la diserzione delle urne. Ciò che potrebbe salvare la situazione è una vera riforma elettorale che riporti i cittadini a scegliere e li faccia tornare protagonisti.
Ma c’è un modo per uscire dal baratro? Reintrodurre il Proporzionale secco e le preferenze. Unici rimedi al male. Ciò trasformerebbe le regole del gioco, si tornerebbero a sedere in Parlamento autentici rappresentanti del popolo che bilancerebbero lo strapotere dei leader, riportando il giusto equilibrio nelle istituzioni, si tornerebbe a dare autorevolezza alla Politica e ai suoi rappresentanti, ma soprattutto si cancellerebbero il familismo, l’amichettismo e tante altre degenerazioni che inquinano la nostra democrazia. Impopolare ma fondamentale anche la reintroduzione della immunità parlamentare, che venne tolta sull’onda emotiva di Tangentopoli, creando un vulnus alla democrazia e sbilanciando il rapporto fra i poteri che reggono lo Stato.
Riportando la Politica sull’Olimpo da cui è stata sfrattata con l’inganno della trasparenza, della ipocrisia e del rigore apparente, come effetto immediato si avrebbe anche quello di mettere un freno al malcostume e alla tentazione di aprire inchieste ad orologeria, o a quella di intervenire a gamba tesa in alcune scelte politiche o di diretta collaborazione di parlamentari e ministri. Il parlamentare è eletto dal popolo e subirà il giudizio del popolo. È la democrazia, bellezza!