«Voglio fare questa dichiarazione per le grandi donne del nostro Paese. Sfortunatamente le donne sono…. più stressate e depresse, e tristi in confronto a quattro anni fa… risolverò questo problema immediatamente…. Sono il vostro protettore. Voglio essere il vostro protettore». Così Donald Trump in un recente comizio nello Stato della Pennsylvania. Il candidato repubblicano si è accorto che il voto delle donne potrebbe silurarlo nell’elezione che è quasi alle porte e ha cercato di ribaltare la situazione. Un compito difficile considerando i suoi rapporti con le donne, tutt’altro che ideali.
Una trentina di donne hanno accusato l’ex presidente di aggressioni sessuali ma nessuna ha sporto denuncia. In alcune situazioni le vittime hanno avuto paura di essere minacciate e ovviamente altre non hanno voluto rivivere episodi traumatici. L’eccezione è stata E. Jean Carroll, la giornalista che non solo ha denunciato Trump ma è anche riuscita a vincere non una ma ben due cause civili contro di lui. La prima causa condannò Trump a risarcire la Carroll di 5 milioni di dollari per aggressione sessuale. La seconda, molto più salata, è costata a Trump 90 milioni di dollari per averla diffamata. I due casi sono in appello e non si sa quanto tempo ci vorrà per risolversi. Spesso si sente che la giustizia in Italia è molto lenta ma anche in America le cose non sono molto migliori.
Altri casi problematici per Trump nei rapporti con le donne gli hanno causato guai giudiziari. Va ricordato che nel processo penale di Manhattan di quest’anno Trump fu condannato di 34 capi di accusa per eventi che risalivano all’elezione del 2016. L’aspetto più eclatante in questo processo è stato il rapporto avuto con la pornostar Stormy Daniels che stava per venire a galla alla vigilia dell’elezione del 2016.
L’allora avvocato tuttofare di Trump, Michael Cohen, pagò di tasca sua la Daniels e poi fu rimborsato dal suo cliente il quale giustificò i pagamenti come spese legali. Durante il processo tenutosi a New York venne a galla un altro caso che avrebbe compromesso la possibile vittoria di Trump nel 2016. Le testimonianze rivelarono che l’ex presidente aveva avuto una relazione extra matrimoniale con Kathy McDougal, la quale fu pagata con 150 mila dollari dal tabloid The National Enquirer per i diritti di pubblicare la storia. Infatti, l’editore del giornale pagò la McDougal senza nessunissima intenzione di pubblicare la storia per i legami di amicizia con Trump.
Alla vigilia dell’elezione del 2016 venne a galla il notissimo video dell’Hollywood Access, programma televisivo condotto da Billy Bush nel quale si vede e si sente Trump fare asserzioni scioccanti sui suoi rapporti con le donne. Il tycoon era a quei tempi star del reality The Apprentice e parlava con Bush sulle donne in maniera spregiudicata. Trump asseriva che si sente attratto dalle donne e non frena le sue avance che gli sono permesse perché lui è una star. Tutto gli viene permesso, dice Trump nel video, persino prenderle dalle “parti intime”. I casi della Daniels e della McDougal rimasero fuori dalla conoscenza degli elettori nel 2016. Se fossero stati rivelati allo stesso tempo di quello dell’Hollywood Access avrebbero avuto ovviamente un notevole impatto negativo sull’elezione.
Trump vinse l’elezione del 2016 ma il voto delle donne gli fu sfavorevole (Hillary Clinton 54%, Trump 41%). Anche nell’elezione del 2020, che Trump perse contro Biden, le donne hanno preferito il candidato democratico (57% a 42%). La situazione attuale per l’elezione di quest’anno lo da di nuovo in svantaggio con il voto femminile (Kamala Harris 58%, Trump 37%), secondo un sondaggio della Nbc. Da aggiungere anche l’eliminazione del diritto all’aborto con la decisione della Corte Suprema per il quale Trump si è dichiarato responsabile. Trump ha cercato di mettere in luce positiva la situazione asserendo che “tutti volevano” che la decisione sull’aborto spettasse agli Stati. In realtà si sbaglia come ci indicano i sondaggi. Il 63 percento degli americani crede che l’interruzione della gravidanza dovrebbe essere permessa in tutti o quasi tutti i casi, mentre solo il 36 percento crede che dovrebbe essere illegale in tutte o quasi tutte le situazioni. Questi dati vengono confermati con i referendum per garantire il diritto all’aborto approvati in Stati molto conservatori e altri da approvare nell’elezione di quest’anno. L’altra ombra sulle prospettive elettorali di Trump è il fatto che la stragrande maggioranza delle donne vota (donne 68%, uomini 65% nell’elezione del 2020).
L’ovvia preoccupazione di Trump sul voto delle donne viene sottolineata dal fatto che il suo avversario è proprio una donna. Nel 2016 Trump riuscì a sconfiggere la prima donna candidata, Hillary Clinton. Questa volta però l’avversaria non è solo una donna ma anche un’afro-americana. La Harris ha buone possibilità di ripetere quello che fece Barack Obama divenuto il primo presidente afro-americano. Potrebbe anche “correggere” lo sbaglio fatto dagli americani nel 2016 quando elessero Trump invece della Clinton. Una sconfitta per Trump sarebbe devastante. Una sconfitta da una donna lo sarebbe molto di più considerando i suoi rapporti poco signorili con le donne.
=============
Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.