C’è chi si è perfino inventato una sorta di liaison amoureuse tra Giorgia Meloni e l’iper-miliardario Elon Musk. Anche fosse, fatti loro. Certo è curioso che Musk, che ha fatto ricorso alla fecondazione in vitro per avere eredi, e faccia uso (sia pure, assicura, sotto controllo medico), di ketamina e altre droghe, sia un beniamino della destra italiana: che vorrebbe rendere “reato universale” quel tipo di riproduzione, e proclama guerra santa a tutte le droghe senza distinzione.
Non è per questo che si è perplessi di fronte a Musk, anche se la sua arroganza e presunzione, la sua spregiudicatezza, unite all’enorme quantità di denaro di cui dispone costituiscono una miscela di potere e capacità di influenza e condizionamento che giustifica preoccupazione e timori. Chissà perché George Soros suscita tanta ostilità, Musk no. Chissà: forse perché Soros è ebreo?
C’è un progetto che sta molto a cuore a Musk, già in fase di concreta
realizzazione, affidato alle astronavi della SpaceX. Grazie a illimitate risorse, scienziati e tecnici ingaggiati da Musk stanno costruendo la prima “mega-costellazione” artificiale nello spazio. Da tempo una quantità di razzi Falcon 9 decolla dalla base aeronautica di Vanderbergh, in California. Ogni razzo trasporta fino a venti satelliti “v2 mini”, “mattoncini” che, come una sorta di Lego, si uniscono alla costellazione Starlink già in orbita attorno alla Terra. A fine estate erano oltre seimila i satelliti che diffondevano il segnale Internet agli utenti che l’azienda di Musk ha nel mondo. È solo l’inizio. Secondo i progetti i satelliti saranno almeno trentamila. È il progresso che avanza? Chissà.
L’obiettivo è creare, con la costellazione Starlink, una “gabbia” attorno al pianeta. Il fatto che le “chiavi” di questa “gabbia” sono nelle mani di una sola persona (Musk) o di un gruppo ristretto di suoi adepti, qualche inquietudine la giustifica. Inoltre, sembra che quella di Musk non sarà l’unica «costellazione» artificiale nel cielo. Controllate da chi?
La NASA, l’agenzia governativa americana responsabile del programma spaziale, ha già praticamente trasferito a Boeing e SpaceX l’appalto dei “lanci”: lauti contratti per missioni “taxi” per il trasporto di astronauti e rifornimenti per le stazioni spaziali internazionali. Musk potrebbe aggiudicarsi i “contratti” per le prossime missioni lunari e Marte. Nel frattempo, con Starlink, ha realizzato una rete di Internet satellitare che solo nell’ultimo anno gli ha fruttato un guadagno di oltre un miliardo e mezzo di dollari.
Non sono solo affari. Questa gigantesca realizzazione ha evidenti ricaschi di carattere militare. Starlink è entrata in azione come piattaforma di telecomunicazioni belliche in Ucraina e nella striscia di Gaza. La divisione Starshield, dedicata a “costellazioni difensive ed offensive” è già operativa. Che si possa evitare la militarizzazione dello spazio è illusorio. Musk per il momento la mette a disposizione “degli Stati Uniti e di suoi alleati”. Oggi. E domani?
Musk è nato in Sud Africa: per legge non potrà mai essere presidente degli Stati Uniti; nulla però gli impedisce di fare per procura quello che non può fare in prima persona. Donald Trump ha già fatto sapere che, se verrà rieletto presidente, è pronto ad affidargli un incarico nel suo esecutivo. Magari è di questo che ci si dovrebbe pre/occupare.